di Federica Nardi
Hai presente quegli scatoloni un po’ impolverati che si trovano anche nei supermercati? Puoi farne una culla, una sedia, un tavolo o una libreria. E quei teli vecchi o lenzuola che magari sono anche un po’ rotti? Puoi trasformarli in porte intriganti e misteriose che lasciano trasparire la luce. Serve solo tornare bambini. Si sono conclusi oggi i laboratori “IOdesign” di Les Friches, inseriti nel progetto Mylabmc, che hanno trasportato in un viaggio creativo le studentesse del corso di Psicologia dell’educazione nel corso di laurea in Scienze della formazione primaria dell’università di Macerata. Un giorno insegneranno ai bambini. Ma per farlo nel modo migliore nei tre appuntamenti nel centro sociale di via Alfieri anche loro sono state invitate a tornate piccole, mettendosi in gioco per abbandonare i vecchi schemi e abbracciare la creatività e lo sguardo curioso e fresco dell’infanzia. Certo, reimparare a farlo da adulti non è facile, ma per questo esistono laboratori come quello di Les Friches. A guidare le studentesse anche la docente Paola Nicolini, che ha spiegato il senso del processo creativo, anche dal punto di vista della didattica, man mano che si formulava.
Il primo incontro si è focalizzato sul riuso dei vecchi scatoloni. Ogni gruppo poteva farne quello che voleva seguendo poche, semplici regole di base. I risultati finali sono stati sorprendenti. Abbinando due scatoloni e lavorandoli con corde, mollette e matite si può ottenere veramente di tutto: scaffali, sedie, una culla che diventa anche un comodino, porta libri, un contenitore da appendere alle sedie degli alunni a scuola. Addirittura un trono per i bimbi più piccoli.
Il secondo incontro si è concentrato invece sul concetto di diaframma, un elemento che funziona come divisorio tra due spazi o due oggetti. Dopo aver approfondito cosa voleva dire il termine per le studentesse (per molte il diaframma era legato al respiro e al corpo), è cominciato il lavoro manuale. Ogni gruppo ha interpretato a modo suo, secondo un’idea particolare, il concetto di diaframma. Intessendo i teli tra di loro, tagliandoli, cucendoli e creando così porte e divisori, ognuna con un gioco particolare di luci e ombre.
L’ultimo incontro di oggi ha visto protagonista il lavoro di gruppo nella creazione di un’istallazione artistica che potesse andare bene in un’ambiente didattico. L’istallazione non è un concetto facile da definire. Può essere un’opera d’arte, un gioco di luci, una musica in una stanza. Ciò che accomuna le istallazioni è però la possibilità per lo spettatore, adulto o bambino che sia, di appropriarsi dell’opera dandole un significato e facendo un’esperienza sensoriale, mentale o corporea. In particolare le studentesse hanno creato, carta e forbici alla mano, decine di farfalle con la tecnica dell’origami per poi posizionarle su una rete, una di quelle che si usano in agricoltura (ma che non sfigura affatto in un museo se ben utilizzata). Nella rete convivono farfalle scure, da un lato, e bianche dall’altro, per simboleggiare l’inquinamento che intrappola la natura e la cura dell’ambiente che invece la rende libera e pulita, proprio come le farfalle bianche.
Il progetto M.Y. Lab, “Macerata youth laboratory” si avvale del cofinanziamento della Regione e del dipartimento della Gioventù e del Servizio civile nazionale. IOdesign è frutto di una progettazione calibrata sulla scelta accurata di alcuni materiali, sempre diversi in base alla tematica e alla finalità di ciascun incontro. Sullo studio attento dello spazio a disposizione e sui soggetti coinvolti. Tutto sotto il segno de #LesFrichesStyle, lo specifico approccio dell’associazione. Le attività sono state pensate in modo tale da stimolare il pensiero progettuale creativo e la sua traduzione in un percorso didattico. “Apprendere facendo”, questo èil motto di IOdesign. Per maggiori informazioni www.lesfriches.it.