Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta:
«Se sono vivo è perchè lo Stato funziona»

Paolo Borrometi, giornalista sotto scorta:
«Se sono vivo è perchè lo Stato funziona»

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CINGOLI – La testimonianza durante l’incontro con studenti e studentesse dell’Ipseoa “G. Varnelli”

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Paolo Borrometi con gli studenti e le studentesse dell’Ipseoa di Cingoli

Paolo Borrometi, protagonista della scena culturale italiana degli ultimi tempi per l’impegno profuso nella lotta contro la mafia, è stato accolto nei giorni scorsi da studenti e studentesse dell’Ipseoa “G. Varnelli”. L’incontro che si è tenuto nell’auditorium di Santo Spirito di Cingoli e  ha visto la partecipazione anche della dirigente scolastica Maria Rosella Bitti e dell’ avvocato Alessandra Antonelli, coordinatrice e portavoce del movimento “Agende rosse” della sezione di Ancona e provincia.
L’evento si inserisce nell’ambito del progetto “Cultura e legalità: responsabilità e diritti” curato dalle docenti Paola Tempestini, Emma Varcasia, Elena Schiavoni e Roberta Compagnucci. Progetto che rappresenta un’importante opportunità formativa volta alla cittadinanza attiva, alla cultura della giustizia e del merito, al rispetto dei dettami costituzionali.

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Paolo Borrometi

La testimonianza del giornalista Paolo Borrometi è stata toccante e significativa: costretto a vivere sotto scorta dal 2013, Borrometi con la sua unica ma potente arma, il giornalismo, si è battuto alacremente contro quella cultura mafiosa che ha martoriato la terra siciliana, favorendo un humus e un contesto sociale fertili per l’omertà, l’ipocrisia, la corruzione. Il suo impegno e il suo coraggio lo hanno reso, agli occhi dei clan mafiosi, un bersaglio, una pedina scomoda, una “voce di troppo”; di qui l’intercettazione della tentata azione omicida da parte della mafia, un attentato sventato che fa paura e spaventa, ma che non ha fermato e non fermerà la sua lotta. Tanti sono i riconoscimenti istituzionali assegnati a Borrometi per il suo operato, ad iniziare dall’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al merito della Repubblica italiana che nel 2015 il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella gli ha conferito con motu proprio.

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La sua testimonianza, il racconto delle intimidazioni subite, le parole dalle quali sono trapelati la paura insieme al coraggio e alla forza di lottare, l’angoscia accanto alla fervida convinzione in una realtà libera dai soprusi mafiosi, hanno saputo rapire l’attenzione dei ragazzi e delle ragazze e hanno toccato profondamente l’animo della giovane platea rivolgendo messaggi positivi a difesa della legalità e delle giustizia. “Se sono vivo lo devo ai Magistrati della Direzione Antimafia di Catania e agli inquirenti di Siracusa e Ragusa, ai quali va il mio più grande ringraziamento. Se io sono qui oggi è perché c’è uno Stato che funziona; lo Stato è forte, molto più forte” ha riferito Paolo Borrometi.
In occasione poi della celebrazione del 70° anniversario della nostra Carta costituzionale, è stata donata agli alunni e alle alunne  una copia della Costituzione, un gesto pregnante, volto a ribadire con estrema convinzione il valore dell’appartenenza ad una società civile. Significativo è stato il riferimento all’articolo 21 che sancisce il diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione, mezzi non vincolati dalla paura e dall’omertà, tramite i quali si è liberi di denunciare e di far luce su ciò che degrada la vita sociale, nella piena convinzione che c’è uno Stato che si fa garante della tutela dei nostri diritti. Una copia della Costituzione è stata firmata da tutti i ragazzi e le ragazze presenti e poi donata all’illustre ospite con la dedica: “Siamo tutti con te!!”.



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