venerdì, Novembre 22, 2024

A lezione dal fotogiornalista:
«Non basta scattare, siate curiosi»

GIOVANI REPORTER - Bambine e bambini di Ussita hanno intervistato Claudio Colotti, che ha spiegato loro i trucchi del mestiere: «Le domande sono fondamentali. Perché con la domanda tu entri in contatto con la persone. E solo in contatto con le persone verrai a conoscenza di informazioni che potrai trasformare in notizie»

 

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L’intervista a Claudio Colotti a Ussita

Articolo realizzato dalle bambine e i bambini di Ussita nell’ambito del laboratorio di giornalismo “Crescere informati” organizzato da Cronache Maceratesi Junior e Università di Macerata. Il primo intervistato è stato Claudio Colotti, fotogiornalista di Pollenza che ha raccontato ai partecipanti i trucchi del mestiere. Di seguito l’intervista dei giovani reporter ussitani.

Prima di fare le foto lo chiedi o le fai così…

«Dipende dalla situazione. Se la mia richiesta rischia di modificare l’ambiente, non faccio la domanda. Se invece la mia domanda serve soltanto a tutelare le persone che fotografo faccio la domanda e poi scatto la fotografia. Però il fotogiornalista deve cercare di non modificare i comportamenti delle persone e il loro modo di vivere una particolare circostanza con la sua presenza. Altrimenti la foto non è più reale ma diventa una foto cercata. Invece il fotogiornalista deve riprendere la realtà».

Dove è stata la prima volta che hai fatto foto?

«La prima volta che ho fatto fotografia legata al giornalismo?»

Sì.

«È stato a Roma in una periferia».

Come ti è venuta l’idea di fare il fotogiornalista?

«Ho fatto sempre il giornalista per quasi nove anni consecutivi. Poi mi ero un po’ stufato della scrittura giornalistica. Non mi dava più la passione che avevo all’inizio. E ho iniziato a fare il fotogiornalista. È stato un tentativo di ritrovare il desiderio di raccontare il mondo».

Con la fotocamera puoi fare i video?

«Sì, ormai è una pratica diffusa. Il fotogiornalista fa anche i video».

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Claudio Colotti fotografato dai giovani reporter

Qual è il tuo cognome?

«Colotti, Claudio Colotti».

Come fai a non modificare le foto?

«Allora…nel fotogiornalismo le foto non devono essere ritoccate. È come se il giornalista raccontasse cose non vere. Non dobbiamo né togliere né aggiungere cose rispetto a quelle che abbiamo catturato con uno scatto. Quello che abbiamo catturato deve essere poi la cosa pubblicata. Perché il principio guida deve essere riportare la realtà che abbiamo visto».

Come fai a trovare le notizie?

«Le notizie si trovano come le trova un giornalista. Bisogna essere curiosi, interessati e bisogna parlare con le persone. Il fotografo non è semplicemente quello che scatta una fotografia. Prima deve aver parlato con le persone, con la gente informata su certi eventi e poi riordina le idee e fa la foto che risulta la migliore possibile per le sue capacità».

Ma come sai dove sono le notizie? Leggendo il giornale?

«Non leggendo il giornale ma parlando con le persone. Magari anche tu stesso porti una notizia. Sentendoti parlare posso capire che sai qualcosa di interessante che può esserlo anche per gli altri. E allora la faccio diventare una notizia».

La fotocamera può andare sotto l’acqua?

«Meglio di no…la mia non di certo. Ma anche quelle a prova d’acqua vi consiglio di non buttarcele».

Quando fai le foto la gente non si infastidisce?

«La gente si infastidisce, sì. L’unica ragione per la quale mi dico: “sono pronto a sostenere i rimproveri della gente” è perché quello che faccio è importante per la comunità. Quindi al di là del bene del singolo individuo è meglio fare il bene di una comunità».

La fotocamera è anche di altri colori o è solo nera?

«Dipende dal modello, solitamente però sono nere oppure grigie».

Quanto tempo hai fatto il fotogiornalista?

«Sono quattro anni e mezzo. Per me è stato sempre una passione il fotogiornalismo. Quando ho fatto l’università la mia tesi era sul fotogiornalismo di guerra. Per cui ero interessato a quel tipo di fotografia, già da giovane. Dopo ho fatto sempre il giornalista e poi sono invece tornato a quella mia passione e l’ho messa in pratica. Mi piace molto utilizzare la fotocamera per raccontare la vita delle persone».

Nel giornalismo quanto è importante fare le domande?

«Le domande sono fondamentali. Perché con la domanda tu entri in contatto con la persone. E solo in contatto con le persone verrai a conoscenza di informazioni che potrai trasformare in notizie e poi pubblicarle. Quindi la domanda è il principio, è ciò che fa nascere tutto. E funziona la stessa cosa con la fotografia. Un fotografo che non parla non è un buon fotografo».

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