di Claudia Mochi*
Il 12 febbraio è andato in scena al Teatro Nicola Vaccaj di Tolentino il testo dei due autori Cinzia Berni e Guido Polito “Casalinghi disperati”. Questa travolgente commedia, diretta da Diego Ruiz, è ambientata a Roma, dove tre uomini dividono un appartamento.
Essi sono profondamente diversi tra loro, ma hanno tutti e tre due aspetti che li accomunano e che li costringono a vivere insieme: la separazione dalle rispettive mogli e le difficoltà economiche.
Alberto (Max Pisu) deve sostenere infatti le costosissime spese dei figli, Guido (Gianni Ferreri) non ha problemi con l’ex in quanto non si sono mai amati, ma teme il momento in cui dovrà confessare al figlio d’essere felicemente omosessuale e Luigi (Danilo Brugia) è invece l’unico a percepire un assegno dalla moglie, che però gli impedisce di vedere la figlia.
La situazione versa già in un precario equilibrio quando una sera arriva il vicino Attilio (Nicola Pistoia), una guardia giurata, a chiedere ospitalità rompendo tutti gli schemi: sua moglie lo ha cacciato di casa. I tre non vorrebbero accoglierlo, ma l’agente li convince, promettendo di rimanere una sola notte. Ovviamente la promessa non viene mantenuta e Attilio continua imperterrito a spiare dalla finestra la moglie Silvana, che abita nell’appartamento di fronte.
Gli altri inquilini sono in crisi: bisogna mandare via l’ospite indesiderato. Inviano quindi Alberto a parlare con Silvana, distraendo Attilio regalandogli i biglietti per una partita di calcio.
Alberto però non riesce a parlare con la donna, e finisce invece per sedurla. Tornato a casa deve quindi affrontare la disperazione di Attilio, che minaccia di uccidersi dopo averlo scoperto.
Anche nella disperazione però ci sono momenti di gioia per i coinquilini, Luigi riuscirà infatti a rivedere sua figlia.
La storia si conclude un anno dopo, con Guido che è riuscito a confessare al figlio di essere omosessuale, scoprendo che anche lui condivide i suoi stessi gusti e Attilio che è diventato anche lui ormai un “casalingo disperato”.
Uno spettacolo esilarante e coinvolgente, ambientato in uno spazio casalingo perfettamente rappresentato dalla scenografia di Mauro Paradiso. Le peripezie dei protagonisti si svolgono all’interno di una casa a forma di torta nuziale e hanno come colonna sonora delle melodie che ricordano molto le marce nuziali, scandendo i vari cambi di scena. Evidente l’ironia che investe gli stereotipi comuni: chi lo ha detto che gli uomini senza le donne non riescono a cavarsela da soli? I nostri protagonisti sono, infatti, sempre riusciti a organizzare i loro turni per fare la spesa, le pulizie e per cucinare, ingegnandosi particolarmente per far fronte alle molteplici spese economiche con il poco denaro a loro disposizione.
Lo spettacolo è riuscito a trattare con delicatezza e ironia questo tema dimostrando che i problemi della separazione sono molteplici, anche se di alcuni non sempre si parla.
In questo caso la rappresentazione dà voce esclusivamente alla parte maschile, il che la rende un’opera originale e che permette di capire anche all’universo femminile alcuni dei tanti sentimenti che tormentano un uomo separato.
Le battute incalzanti e la bravura degli attori, visibilmente a loro agio sul palcoscenico, hanno creato una miscela esplosiva capace di far divertire, ma allo stesso tempo di far riflettere profondamente su tante tematiche che sono protagoniste della vita di tutti i giorni.
*Claudia Mochi, studentessa dell’Iis “Filelfo” di Tolentino
La recensione è stata scritta nell’ambito del progetto “Voci dal teatro” a cui partecipano anche Emma Scinti Roger, Francesca Mattiacci, Edoardo Costantini e Michele Polisano