di Anastasia Del Monte
Il Liceo artistico “Cantalamessa” di Macerata coglie ancora l’occasione per proseguire le celebrazioni dei 700 anni dalla morte di Dante Alighieri e torna in scena con un nuovo spettacolo teatrale, in seguito al grandissimo successo di “Trasumanar…oltre Dante” all’ anfiteatro romano di Urbisaglia. Dopo aver decantato i meravigliosi versi danteschi del Paradiso, noi ragazzi del corpo teatrale studentesco, questa volta comprendente ragazzi dal primo al quinto, stiamo preparando il nuovo spettacolo “Amor mi mosse che mi fa parlare”, interamente ambientato nel borgo antico di San Ginesio, guidati dalla nostra regista ed insegnante di pedagogia teatrale Fabiana Vivani e dai docenti che hanno svolto, e tuttora svolgono, dei ruoli fondamentali, come le insegnanti Roserita Calistri, Paola Consolati e Lucia Indellicati. Gli ultimi due anni, sia scolastici che nella vita quotidiana di ognuno di noi, hanno rappresentato una vera e propria sfida, una prova di tenacia e coraggio. Le insegnanti ci hanno accompagnati, incoraggiati e guidati, nutrendo questo periodo grazie proprio a questo meraviglioso progetto che abbiamo intrapreso nell’ottobre del 2020 e che raggiungerà l’apice il prossimo 29 agosto. L’Inferno dantesco rivivrà tra le ferite che il sisma ha purtroppo lasciato in questo meraviglioso borgo medioevale. La tipologia di spettacolo sarà questa volta differente: vi guideremo, per ogni singola scena, attraverso un percorso itinerante per le vie del paese, dove saranno allestite scenografie, interamente curate e realizzate da noi studenti con l’aiuto degli insegnanti, e di cui farà parte l’esposizione delle stupende immagini e disegni di uno degli attori protagonisti: Sam Smorlesi. Gli spettatori potranno ritornare nel passato e conoscere i tantissimi personaggi che Dante incontrò nel suo percorso, un vero e proprio viaggio nel tempo, nella storia e nella letteratura. Siamo orgogliosi di quello che finora abbiamo realizzato e crediamo che riusciremo a coinvolgervi e trasportarvi nel nostro peregrinare, mostrandovi quanto impegno abbiamo messo per esprimere e riscoprire parti inesplorate di noi stessi.
A testimonianza di ciò vi riportiamo alcune riflessioni degli attori. «Fin da quando sono piccola ho sempre sognato di recitare e per me iscrivermi a questa attività extra-curricolare è stato come veder realizzare un mio piccolo sogno», confida Alessia Magliano. «Dall’asilo ero molto timido ma poi quest’anno facendo teatro, la vergogna, l’imbarazzo e le parole che per me sono fastidiose da sentire le ho cacciate per sempre», confessa Sam Smorlesi. «L’essere molto timida e introversa non mi aiuta per niente, ma con l’entusiasmo dei miei compagni e delle professoresse mi sono impegnata sempre di più e questo ha dato i suoi frutti. Spero di continuare anche l’anno prossimo e per tutta la vita a fare teatro», rivela Marika Bonzanni. «Sono davvero contenta di essermi fatta coraggio e di essere entrata in questa grandissima famiglia. Ho tirato fuori quella parte nascosta di me. Sono davvero lusingata di essere qui oggi. Grazie mille all’insegnante di teatro Fabiana e professoresse», sostiene Alysia Emily Fusari. «Il teatro, come ogni forma d’arte e d’espressione, è l’interruttore per accendere la luce che è in me e farla brillare, quando recito mi sento vivo», aggiunge Alessandro Antonelli. «Per me il teatro è qualcosa di sensazionale specialmente perché è l’unica cosa che permette di ampliare le proprie conoscenze, ma specialmente permette di metterti nei panni di un’altra persona, il che fa sì che si possa uscire dai soliti schemi, modi di pensare…», spiega Zoe Verdenelli. «Grazie ai compagni e alla regista Fabiana sono riuscita a sciogliermi e a riprendere la grinta che avevo da piccola mettendomi sempre più in gioco. Senza paura e senza vergogna. In fondo sì, tutti possono essere attori», dichiara Rociola Mariaelena. «Questo laboratorio teatrale del Liceo Artistico è stata una delle migliori esperienze di sempre: ho fatto nuove amicizie e imparato nuove tecniche di interpretazione grazie a Fabiana», riferisce Francesco Alberico Raffaeli. «Il teatro per me è stata una fuga dalla realtà, un posto dove puoi mostrare le tue emozioni, sfogarti, dimenticandoti della vergogna e del giudizio», afferma Sofia Alexandrov. «Il teatro mi ha fatto capire che solamente recitando una frase ma anche una sola parola, le persone che ti stanno ascoltando possono provare una marea di emozioni contrastanti tra loro che neanche ci immaginiamo», dice Sveva Balestrini. «È evidente che nella sperimentazione dell’amore e dell’odio, nella vita chiunque può cadere in errore, tante volte si può tendere a fare del male o a essere feriti a fondo. Nel teatro, c’è una lente che scorge su queste verità, profonde, delle persone, in maniera talvolta sfuggevole, ma sempre quella è, vera, immediata», racconta Gabriele Zittano. «Questa esperienza mi ha fatto ritrovare quel lato nascosto più femminile e di donna che ho e mi ha fatto capire che è prezioso e non bisogna vergognarsi di mostrare emozioni agli altri. Grazie Fabiana», confida Alessandra Salvucci.
«Nello spettacolo interpreto il ruolo di Dante. Il teatro credo sia uno strumento di crescita personale il quale non migliora solo l’interazione con le altre persone o l’affrontare meglio le situazioni che la vita ti pone davanti, ma penso che abbia anche un significato molto più profondo: cioè quello di arricchimento della propria anima. Al teatro personalmente devo moltissimo perché mi ha fatto sbloccare, riuscendo a togliere quella timidezza che mi limitava e che non mi permetteva di dare il massimo nelle varie situazioni. Riguardo alla mia insegnante e regista Fabiana Vivani, posso dire che ha avuto un ruolo fondamentale e cruciale perché non si è mai posta solo come “professoressa” ma come una vera e propria compagna di viaggio, educatrice, andando sempre oltre al rapporto professionale che si instaura tra insegnante e alunno e che mi ha permesso di condividere direttamente momenti di gioia e di tristezza. Nella parte più tecnica Fabiana è stata incredibile riuscendo a lavorare anche in una situazione come questa dove il Covid per alcuni mesi non ci ha consentito di lavorare di persona, ma lei è sempre stata presente ed è riuscita anche a distanza a fare uscire il meglio di noi. Il 29 agosto sarà sicuramente un’esperienza che ognuno di noi porterà nel cuore perché si cresce insieme e non da soli e questo progetto ne è la dimostrazione. Grazie Fabiana Vivani e Liceo artistico». «Il teatro è stata l’opportunità di raccontare la propria storia, la propria musica, la propria armonia, i propri segreti dei propri giorni, le proprie emozioni. Dove si viene ascoltati non per noia e nemmeno per curiosità, ma per il puro e semplice desiderio di capire. Per il desiderio di voler sentire quella musica così nascosta e così lieve che finora non ha fatto altro che rimanere nascosta nella brulicante orchestra di voci troppo forti, troppo impetuose, per una tiepida e flebile come lei. Grazie», conclude Anastasia Del Monte. Queste, invece, le impressioni della professoressa di Lettere Roserita Calistri. «In questo anno così difficoltoso il progetto teatrale su Dante ha permesso a noi insegnanti di ricevere molte soddisfazioni ed un grandissimo dono, che è quello di vedere i nostri ragazzi pieni di entusiasmo, talento, responsabilità ed umanità espressi sia in scena che fuori nella relazione tra loro. Li ringraziamo tutti di cuore e ringraziamo Fabiana per come li ha saputi coinvolgere. Questa è la scuola che abbiamo sempre sognato, un luogo di crescita e condivisione». Le parole della regista Vivani. «Questo progetto e spettacolo è destinato a tutti coloro che errando cercano la via, agli esuli di ogni tempo, lontani dalla terra patria, ad Alberico Gentili: padre del diritto delle nazioni».
Il teatro antico, Dante e 23 studenti e studentesse sul palco per una atmosfera paradisiaca