domenica, Novembre 24, 2024

Recita di Natale a Valfornace:
«Il nostro piccolo Risorgimarche»

AMICIZIA - La quinta classe A del plesso Gianni Rodari di Porto Sant'Elpidio si è esibita nel palazzetto dello sport del comune montano. Un'occasione per riabbracciare le due compagne conosciute dopo il terremoto

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di Monia Orazi

L’amicizia non conosce confini di tempo e di spazio e così si è rinnovato in occasione della recita di Natale il forte legame tra la quinta classe A del plesso Gianni Rodari di Porto Sant’Elpidio ed alcune bambine di Valfornace, che durante il terremoto hanno frequentato le scuole nella città rivierasca, accolte con grande disponibilità dai loro nuovi compagni di banco. Un segnale di grande amicizia e speranza tra le due comunità è stata la recita di Natale messa in scena dagli alunni elpidiensi, nel corso di uno spettacolo al palazzetto dello Sport di Valfornace, che ha visto protagoniste anche le due alunne Ilaria e Noemi, che erano in classe con loro.

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Ad assistere in platea genitori ed insegnanti, il sindaco di Valfornace Massimo Citracca ed il collega di Porto Sant’Elpidio Nazareno Franchellucci, i rappresentanti della Protezione civile dei due Comuni. La trama vede lo spettacolo ambientato in classe quando esce l’insegnante i bambini e le bambine si chiedono cosa faranno in questo periodo le loro due compagne, cosa mettersi a fare per la recita scolastica. Allora si improvvisano poesie, musica e partecipano anche le due piccole alunne di Valfornace. L’idea è nata dalla maestra Pina Cipolletta, della quinta classe della Rodari: «Questa decisione è partita nella mia testa, il giorno nel quale una bambina, qualche mese fa mentre si riordinava la classe, ha tirato fuori da un contenitore un rotolo con un breve testo scritto in stampato ed il disegno di un volo d’uccello: “Io sono il falchetto di San Maroto, io volo su San Giusto…”. Era la canzoncina di Ilaria, era lei il nostro falchetto, Ilaria che insieme a Noemi avevamo conosciuto in classe dopo che il terremoto dell’ottobre del 2016 le aveva fatte lasciare il loro paese, Pievebovigliana. San Maroto è la frazione dove si trova San Giusto, la chiesa romanica a pianta rotonda che precede nel disegno della nostra locandina la torretta dell’orologio di Porto Sant’Elpidio. “Maestra ora che faranno?”, “ Le case le hanno rifatte o stanno ancora nelle casette?”, “Gli scriviamo un’altra lettera?”. Le domande dei bambini si affollavano ed io sentivo quanto fosse forte il legame che in quell’anno e più di scuola in comune si era creato: non le avevamo dimenticate, non avevamo dimenticato niente».

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Un legame nato tra i banchi, nella nuova vita provvisoria delle due bambine, strappate al loro paese dal sisma. In quelle quattro mura a Porto Sant’Elpidio, con disegni e racconti sono stati ricreati gli angoli più belli di Pievebovigliana. «Quando Ilaria e Noemi si unirono alla nostra classe, eravamo allora in seconda, avevamo ricreato in classe con pennelli, cartoncini e collage il loro paese ferito, la loro chiesa romanica rotonda, il volo dei falchi verso i Sibillini al tramonto. Ci eravamo scambiati quelle mattinate di vita normale di classe, di appello e di date e ”bambini allora oggi conosceremo…”, finché un giorno spontaneamente raccontarono di quella sera del terremoto, di quella notte di terrore e di quel pullman che al mattino li portò verso i camping del nostro paese – spiega la maestra – ricordo il silenzio dei bambini che ascoltavano ed il loro sguardo, ed ho capito che da quel momento ci eravamo scambiati qualcosa che attraverso un dolore che scava, diventa farsi l’altro, diventa reciprocità che non passa, non passa».

Una piccola idea che è diventata realtà, per stare insieme e farsi gli auguri di Natale, ancora amici, tra sorrisi e speranza: «Mi piace pensare che dopo cinque anni di vita vissuta insieme, un momento del nostro calendario così denso di significato qual è il Natale, sia condiviso con Ilaria, Noemi e le loro famiglie, i loro amici e compaesani e che Pievebovigliana vera, transennata, ferita e silenziosa, abbia accolto le nostre domande, il nostro stupore di teste che si scuotono perché così tanto tarda la ricostruzione. Mi piace pensare che la scuola possa essere il luogo dove passano insieme alle conoscenze ed i saperi, le relazioni significative e ci sia intenzionalità verso la cura degli incontri importanti, dell’amicizia, dell’affetto. Mi piace anche ricordare quanto un bambino ha detto in classe: ”Il nostro piccolo Risorgimarche, maestra…”. Siamo andati a Pievebovigliana, per dar voce a tutto questo».

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