di Donatella Donati
Sono passati pochi giorni dal referendum e dalla nascita della Repubblica quando gli studenti della terza liceo sezione unica di Recanati festeggiano il risultato dato dalle urne e si preparano ai prossimi esami di maturità, i primi con un presidente e un membro esterni e con il programma degli ultimi tre anni. Sono allegrissimi e si vede dalla fotografia che li ritrae intorno alla vasca vuota dei giardini pubblici proprio di fronte a palazzo Venieri, la bella sede quattrocentesca del liceo Leopardi. L’allegria trapela dai loro sorrisi, dai loro atteggiamenti e dalla ritrovata fiducia nel loro avvenire dopo gli ultimi anni di guerra che in vari modi li aveva feriti. Tra loro c’è un compagno che ha votato perché maggiorenne, che si è dato alla macchia durante l’occupazione tedesca e che ha ripreso gli studi con i suoi più giovani coetanei. Era per la Repubblica.
Le ragazze sono poche ma già moderne nel modo di presentarsi e di affrontare la vita .Ce ne sono due particolarmente esultanti perché due anni prima avevano ricevuto una pagella con un sette in condotta e la minaccia di espulsione dal liceo (leggi l’articolo). Uno studente della loro classe era stato ucciso a Montalto dove si era rifugiato per sfuggire alla leva fascista e le due ragazzine avevano avuto il coraggio di affrontare il preside che le esortava ad iscriversi alla Repubblica sociale e avevano risposto con un no deciso e la frase “Non siamo dalla parte di chi uccide i nostri compagni di scuola”. Erano state salvate in extremis dall’esercito alleato che risalendo la penisola era arrivato nel giugno del ’44 alle soglie delle Marche e il 1 luglio era entrato a Recanati. Il preside fascista era fuggito in tempo. In quella classe c’erano studenti che avrebbero fatto professioni svariate ma che avrebbero sempre ricordato ogni volta che si incontravano quel tempo di eccezionale vivacità che era stato l’ultimo anno del liceo. Se ne riconosce qualcuno che ha fatto attività politica come Claudio Corvatta per anni sindaco di Civitanova e padre dell’attuale sindaco di quella città, si riconosce l’ufficiale dell’esercito Cesare Galardi che è stato sempre fedele ai messaggi di amicizia dei suoi compagni di scuola e ancora Vanna Osimani, madre di Valerio Calzolaio. La bella foto che li immortala in quei giorni di grande speranza per un’Italia futura è un messaggio di augurio e di simpatia per gli studenti liceali di oggi affinché anche essi possano trovare negli studi e nell’amicizia la solidarietà che ha legato questi loro predecessori .