domenica, Novembre 17, 2024

Dall’interno della pandemia
con un cuore adolescente

ANALISI - Lo sguardo e le emozioni delle ragazze e dei ragazzi di un paese dell’entroterra marchigiano raccolti dagli studenti e dalle studentesse del corso di laurea in Scienze filosofiche, all’Università di Macerata, con la supervisione della professoressa Paola Nicolini

pandemia_adolescentiLa pandemia è stata per tutti noi una fase straordinaria, nessuno di noi se lo aspettava, né era preparato ad affrontarla e ancora oggi, dopo più di due anni facciamo fatica a capire cosa ci ha lasciato. Studenti e studentesse del ciclo di lezioni di Metodi e tecniche di analisi dello sviluppo umano del corso di laurea in Scienze filosofiche, all’Università di Macerata, con la supervisione della professoressa Paola Nicolini hanno intervistato alunni e alunne di una scuola dell’entroterra e raccontano, in questa rubrica “La pandemia vista dall’interno”. Le emozioni e gli stati d’animo raccolti con le interviste alla classe forniscono uno spaccato sui pensieri e i sentimenti di questa giovane generazione, alle prese con nuove sfide del dopo terremoto, nel bel mezzo della pandemia e di una guerra in corso
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di Riccardo Giachini*

Siamo coscienti dell’importanza che gli eventi degli ultimi due anni hanno sconvolto le vite di tutte e tutti, per questo motivo abbiamo deciso di dar voce a quelle ragazze e a quei ragazzi che sembrano essere rimasti nell’ombra, tralasciati e quasi dimenticati. Vogliamo mostrare come hanno vissuto l’arrivo della pandemia, alle prese, nel mentre, con i cambiamenti cruciali alle porte dell’adolescenza.

L’isolamento e la solitudine
Dai racconti delle ragazze e dei ragazzi è emersa in primis la loro sofferenza per essere stati tenuti distanti gli uni dagli altri. La solitudine di alcune e alcuni di loro è emersa chiaramente dai racconti relativi al primo e al secondo lockdown.
Racconta M.: «È come se ci avessero tolto la libertà. È come essere legati in un posto in cui non possiamo vivere la nostra adolescenza».
La situazione non è stata però per tutti così negativa. Tutti loro hanno sperimentato questa sensazione di distacco forzato, di allontanamento dai propri amici e amiche, ma quasi tutti sono tornati a coltivare le loro amicizie una volta tornati a scuola.
Riguardo al ritorno in classe, A. racconta che «È stata la svolta. È stato bellissimo. Non ho mai desiderato di andare a scuola così tanto, anche rivedere gli amici e stare un po’ con loro, anche perché in Dad non è che puoi parlare o scherzare».
La sensazione di essere bloccati e ingabbiati ha generalmente lasciato il posto alla speranza di tornare alla normalità, anche se l’allontanamento forzato ha in alcuni casi provocato la rottura dei rapporti sociali e l’allontanamento fra amiche e amici.

ansia_genitori_interrogativiDall’ansia alle ansie
Assieme ad una generale sensazione di solitudine e di distacco, nella stragrande maggioranza delle ragazze e dei ragazzi intervistati è emersa la parola ansia. L’ansia si lega a molti aspetti della vita di queste ragazze e ragazzi: le interazioni sociali, il corpo, la scuola e il futuro. A volte può non apparire, nascosta dal non voler uscire molto ad esempio, ma è molto presente questa sensazione di disagio nei racconti che abbiamo ascoltato.
All’ansia generale per l’arrivo e il permanere del Covid-19 si è sommata quella per il recente conflitto in Ucraina, che è per le ragazze e i ragazzi ben chiaro.

La percezione del proprio corpo
Nei racconti di quasi tutte e tutti emerge come ci sia un’attenzione al corpo e un disagio per aver preso peso durante i primi mesi di lockdown. Diversi ragazzi e ragazze persone facevano sport prima della pandemia e si sono ritrovate di punto in bianco chiusi in casa. Nella maggior parte dei casi c’erano poche alternative: giocare ai videogiochi, andare a lezione in Dad, fare i compiti, vedere la televisione, disegnare, allenarsi, mangiare e dormire.
Ci racconta L. che «Durante il lockdown mi ero ingrassato, e tanto. Poi lo scorso anno ho iniziato a fare attività fisica e sport e mi sono dimagrito, adesso mi sento meglio. Prima mi vergognavo anche a mostrare il mio fisico, adesso invece non ho problemi».
C’è un’aspettativa sociale sul corpo da avere che le ragazze e i ragazzi sembrano subire, probabilmente acquisita attraverso l’osservazione delle persone attorno a loro, con l’influenza di modelli televisivi e dei social network, che ha come esito una percezione molto critica nei confronti del proprio corpo da parte dei giovani e delle giovani intervistati.

andrà-tutto-bene-provincia-1-2-616x1024C’è ancora speranza!
Salta all’occhio, nei racconti delle ragazze e dei ragazzi, che in realtà c’è molta speranza per l’avvenire. Abbiamo notato che è più comune che questa speranza sia più accesa in quelle ragazze e in quei ragazzi che hanno una solida rete di amicizie. Ragazze e ragazzi hanno il bisogno di costruire la loro identità in relazione con i loro coetanei. In tutti quei casi in cui le relazioni sono state spezzate o incrinate dalla pandemia, è presente una maggiore tristezza.
Ci racconta M. che «Prima eravamo tutti legati, durante il lockdown non ci siamo più parlati, soltanto con alcun*. C’è quel detto che dice ‘meglio pochi ma buoni’, anche se era piacevole avere un gruppo…».
Questo è un caso in cui i rapporti non sono stati recuperati, e questo ha generato molta tristezza e disillusione nelle parole di questa persona.
Per converso, in quei casi in cui il rapporto di amicizia è rimasto e si è mantenuto, le ragazze e i ragazzi avevano più fiducia nel futuro e si mostravano più felici.
Abbiamo a questo proposito le parole di D.: «Nel futuro? I miei amici credo che andranno avanti, perché alcuni sono brave persone, bravi e brave. Credo che in futuro avranno un lavoro, saranno delle brave persone. Alcuni diciamo che sono brave persone, ma non hanno molta voglia di fare e forse non riusciranno a realizzare i loro sogni, forse. […] Io spero che, quando sarò grande, sarò una persona gentile, simpatica, come credo di essere anche adesso, responsabile. Spero di essere una brava persona».
Nonostante la tristezza possa farci sentire esclusi e senza vie d’uscita, queste ragazze e ragazzi, vittime loro malgrado di eventi troppo grandi per la loro età, ci mostrano quanto in realtà tutte e tutti noi siamo fragili e bisognosi di recuperare le sensazioni positive che ci fanno sperare per il futuro. È fondamentale non dimenticarci che anche noi tutte e tutti, alla loro età, abbiamo affrontato cambiamenti che ora non ricordiamo, ma che hanno gettato le basi per la nostra identità di adulte e adulti.
A volte possiamo credere che gli adolescenti siano spensierati e “incoscienti”, ma in realtà iniziano proprio a questa età a maturare una nuova identità, il loro corpo inizia a cambiare e devono riuscire a trovare un nuovo equilibrio, per questo hanno bisogno di adulti consapevoli di queste dinamiche per ricevere l’aiuto adeguato, per limitare i danni dell’ansia e della percezione di solitudine.
Aiutiamo queste ragazze e questi ragazzi ad affrontare questo periodo ricco di sorprese e avremo come ricompensa delle adulte e degli adulti appagati e felici, in grado di affrontare al meglio il futuro e capaci di lasciarsi alle spalle questo turbolento periodo in cui si sono ritrovati a vivere l’importantissimo periodo dell’adolescenza.
Ovviamente la nostra ricerca non ha una rilevanza statistica, date le poche persone intervistate, il campione ristretto e estremamente particolare, ma crediamo che i dati raccolti possano essere un valido spunto di riflessione per le ragazze, i ragazzi, i genitori, le docenti e i docenti. Lo sono certamente stati per noi.

*Riccardo Giachini, il lavoro è frutto della collaborazione tra l’autore del testo e il resto del gruppo degli studenti e studentesse formato da Matilde Palpacelli, Cristian Quattrini, Sofia Quattrini, Michaelis Taiwo e con la supervisione di Paola Nicolini, all’interno del ciclo di lezioni di Metodi e tecniche di analisi dello sviluppo umano del corso di laurea in Scienze filosofiche, all’Università di Macerata

 

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