Ormai da diversi anni l’IIS Filelfo di Tolentino in collaborazione con Compagnia della Rancia e Cronache Maceratesi Junior porta avanti il progetto “Voci dal teatro”, volto alla sensibilizzazione del linguaggio teatrale da un lato e alla valorizzazione delle eccellenze dall’altro. In particolare una redazione scelta, composta da cinque studenti e studentesse del liceo classico e scientifico, partecipa agli spettacoli della stagione del Teatro Vaccaj di Tolentino in posti riservati, e scrive una breve recensione, arricchita spesso da interviste agli attori. Quest’anno con la riapertura dei teatri è ripartito anche il progetto che vede coinvolti Francesca Feliziani e Sofia Lacava del III A liceo scientifico, Leonardo Cruciani, Eva Diomedi e Francesco Feliziani del III A classico, sotto la guida e la supervisione delle docenti referenti del progetto, Cristina Lembo e Sandra Cola.
di Sofia Lacava
Dal 15 al 17 ottobre al teatro Nicola Vaccaj di Tolentino ha fatto il suo debutto nazionale Dimmi addio domenica, riadattamento italiano con regia di Mauro Simone di Tell me on a Sunday composto da Andrew Lloyd Webber, con le liriche di Don Black.
Lo spettacolo vede come unica attrice e cantante la superlativa Elisabetta Tulli, che riesce, accompagnata dal solo pianoforte di Eleonora Beddini, con cui crea coinvolgenti dialoghi voce-pianoforte, a riempire l’intero teatro di personaggi, ambientazioni ed emozioni.
È la storia di Emma: un’ostinata sognatrice, una speranzosa ingenua, ma soprattutto una donna che tutta la vita ha rincorso un futuro ideale, un uomo ideale che «la completi». Emma è una donna ingannata, illusa e poi abbandonata più e più volte, da più e più uomini. Emma è una vittima: degli uomini, di New York, dei suoi sogni e delle speranze, ma è soprattutto vittima di sé stessa, che ancora crede di non poter essere completa anche da sola. Dimmi addio domenica è la storia del cambiamento di Emma che passerà da «l’amore ci rende completi» al «non rinuncerò alla libertà, anche da sola ce la farai, coi sogni non sai mai…».
L’atmosfera suggestiva che incornicia la complessa figura di Emma è creata sia dalla melodia versatile del pianoforte dell’abilissima Eleonora Beddini che riproduce in maniera armonica i rumori di New York e presta la voce a personaggi secondari, sia dalla sceneggiatura, dalle luci e dai costumi che dicono qualcosa in più dei sentimenti, spesso contrastanti, di Emma, delle persone che incontra, delle sue speranze e progetti irrealizzabili. Un oggetto in particolare è sempre presente sul palco: un’originale cassettiera. Decine e decine di cassetti disposti in maniera irregolare, quasi caotica, così come la città che la forma della cassettiera riproduce: New York. Infiniti appartamenti, uffici, spazi, come infiniti sono i cassetti del mobile, come infinite sono le sfumature dell’animo di Emma, custodite, forse imprigionate da una città troppo grande, troppo veloce, con troppe persone pronte ad approfittarsi dell’ingenuità di questa donna-sognatrice.
Abbiamo chiesto ad Elisabetta Tulli cosa pensi della protagonista e come sia stato interpretarla:
«Emma è innanzitutto una donna per cui la speranza, l’essere una sognatrice, la condanna più volte ad essere vittima di inganni da parte di uomini che le promettono un futuro insieme, una carriera da attrice, la possibilità di sentirsi viva e sempre giovane o ancora una sintonia perfetta, essere la “coppia perfetta”. D’altra parte è la speranza che la fa sopravvivere, questa quasi… ingenuità mossa da un desiderio di amare qualcuno, di non essere sola. Nel finale poi rivoluziona, stravolge la propria idea di futuro in cui essere slegata da inganni e bugie, realizza di non dover dipendere da nessuno. Ha richiesto molto lavoro il poter far risaltare tutti questi aspetti di Emma mantenendo il più possibile il testo originale. Mi sono attenuta il più possibile allo spartito mettendo a disposizione il mio corpo e la mia voce in funzione di questa rappresentazione teatrale»
Due parole chiave per descrivere il lavoro dietro lo spettacolo?
«Molto impegno e lavoro, ma soprattutto un pizzico di follia che, soprattutto in un monologo, dove non si ha l’aiuto e il sostegno di altri attori, tiene insieme lo spettacolo e mi aiuta ad affrontare, e se sono fortunata a “domare”, un’opera di una certa complessità».
Un’opera che apre gli occhi, attuale e fresca, che accende i riflettori su Emma, e su tutte le donne come lei che ancora ai giorni nostri combattono per la piena emancipazione,
«non crolla il mondo a cambiare orizzonte, non crollerà fino a che non crollerò».