di Paola Nicolini*
Le arie dell’opera lirica di Verdi nell’aria, un tavolo e qualche sedia davanti alla biblioteca comunale, aperta anche di sera, pennarelli, tabelloni, forbici e poco altro a disposizione dei piccoli e delle piccole partecipanti. Leggiamo insieme la storia che l’opera lirica narra, usando il testo della collana Operattivamente, pubblicato da EUM – Edizioni universitarie maceratesi. Compaiono Violetta e Alfredo, protagonisti della vicenda, e alcuni particolari importanti da tenere a mente.
I bambini e le bambine ascoltano, le conduttrici, dottorande dell’università di Macerata, sostengono l’attenzione, ripetono, riassumono, sottolineano qualche passaggio più difficile da interpretare.
Quando la storia sembra aver preso forma, compaiono dei fogli con strane forme prestampate al loro interno, che bambini e bambine colorano, rappresentando i volti e i vestiti dei protagonisti principali dell’opera, come se li sono immaginati. Una volta tagliati, saranno i volti e l’abbigliamento con i quali vestire due robottini messi a disposizione insieme a delle griglie scacchettate sulle quali farli muovere, programmandoli.
All’inizio i bimbi e le bimbe si divertono a far muovere i robottini sulle griglie, facendo attenzione alle modalità di attivazione, provando a farli andare avanti e indietro, a destra e a sinistra. Quando il modo di programmare i movimenti sembra padroneggiato a sufficienza, le conduttrici introducono degli elementi, disegnandoli sulla griglia e invitando a fare delle precise azioni: “Ora Alfredo dovrebbe prendere la camelia, vedi è disegnata qui. Come può arrivarci?”.
Gli occhi attenti e divertiti del bimbo che manovra il robottino si spostano dalla griglia ai comandi presenti sul robottino. Un impercettibile movimento della testa fa capire che sta pensando, conta, si rappresenta il percorso, memorizza e imprime i movimenti corrispondenti sulla tastiera. Il robottino si muove, il bambino lo segue attento e quasi trepidante, va avanti, gira a destra, ancora un movimento sulla griglia e… si ferma giusto uno scacco prima della meta. Il bimbo riflette e sorride, divertito anche dell’errore di valutazione. La mamma, che assiste, prova a intervenire “Guarda bene, conta, lo vedi quanti sono gli scacchi…”. La fermiamo: “Signora, vede, il bello di questo gioco è che se la programmazione è errata il bimbo lo vede da sé, senza il bisogno che altri o altre intervengano a rilevare l’errore. E la parte più educativa delle possibilità offerte dall’uso del robottino, è proprio la riformulazione. Così si apprende, divertendosi, senza eccessivo carico di frustrazione”. Il bimbo nel frattempo, per nulla dandosi per vinto, ha già riformulato il movimento e il robottino, cioè Alfredo, è giunto a prendere la camelia.
Dall’altra parte del tavolo due bimbe sperimentano diversi modi di far muovere l’altro robottino, alias Violetta, che spazia in lungo e in largo. Ora è il momento di provare a unire i giochi e a sincronizzare i movimenti, per riprodurre parti della storia narrata all’inizio. “Vediamo se Alfredo, che ha preso la camelia, può portarla a Violetta. Dove potrebbero incontrarsi? Su quale scacco?” invita una delle conduttrici. Segue una breve negoziazione tra i partecipanti e le partecipanti, e viene individuato il punto preciso di incontro. Ora bisogna programmare i due robottini, scegliere il percorso e dare l’ok. Che risate quando, arrivando sullo stesso scacco, quasi sincronicamente, i due robottini alias Alfredo e Violetta si scontrano frontalmente, perché su uno scacco c’è posto solo per un robottino.
Intanto si ferma anche qualche passante, incuriosito, dalla musica e dall’atmosfera di allegra complicità che si respira in una serata agostana, lungo il corso principale della città, all’aperto perché all’aperto si sta più freschi e più sicuri da possibili contagi, perché l’attenzione è d’obbligo, di questi tempi.
Segue un gioco di movimenti ormai divenuto di gruppo. I genitori si sono messi in disparte, ma partecipano con qualche indicazione e molte risate ai fallimenti e alle trovate che seguono in un montare creativo e fantasioso.
Il gioco è divenuto collaborativo: ci sono accordi da prendere, turni da rispettare, i robottini da programmare, l’attesa comune per assistere ai risultati. L’attenzione è sempre alta, i bimbi e le bimbe sono premurosi verso i robottini in movimento che, essendo il tavolo un po’ stretto, se non precisamente programmati, ogni tanto provano a buttarsi giù dal piano sul quale sono azionati.
È un crescendo e le ore passano, si è fatto tardi ma i bimbi e le bimbe non danno cenni di voler smettere, ormai coinvolti e partecipi. Con rammarico, perché si è fatta notte fonda, indichiamo che è ora di andare a nanna.
Allora bisogna mandare nella loro stanza da letto anche i robottini, che prontamente viene allestita disegnandola su uno scacco della griglia a disposizione. Una volta approdati, i bimbi e le bimbe si divertono a stenderli, come se davvero fossero in un letto, orizzontali, con le ruotine all’aria.
“Ancora un ultimo giro” dice il più piccolo “adesso li faccio muovere insieme”, mentre le altre restano a vedere l’effetto che fa. Così Violetta e Alfredo si muovono come in una danza, lungo la scacchiera disegnata, vanno in lungo e in largo e si fermano al centro, ancora un passo avanti e uno indietro, perfettamente sincronizzati, su due scacchi diversi. Perché l’errore dell’inizio è stato compreso, e il bimbo ha fatto sì che finissero insieme, ma su due scacchi diversi.
Chissà cosa avrà pensato Verdi di questa versione della sua Traviata in coding.
I laboratori sono promossi da VillaIncanto all’interno del Gigli opera festival, con il patrocinio del Comune di Recanati – assessorato alle Culture, Città dei bambini e delle bambine e la collaborazione dell’università di Macerata – Dipartimento di studi umanistici. Si ringrazia la ditta Clementoni Giochi che ha messo a disposizione i robottini, all’interno di una convenzione di ricerca con il Comune e l’università.
*Paola Nicolini, Psicologia dello sviluppo e dell’educazione
Dipartimento di studi umanistici – Università di Macerata