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Non hai buttato la carta delle uova di Pasqua vero? È così lucida e colorata che sembra proprio l’ideale per essere trasformata in qualcosa di sorprendente e magico… proprio come una girandola. Il Museo della Scuola “Paola e Ornella Ricca” di Macerata vi propone sulla sua pagina Facebook un video tutorial che vi insegna a riciclare la carta dell’uovo di Pasqua per creare una coloratissima girandola a vento.
Potrete così creare una piccola fioriera “vorticosa” che rallegrerà il vostro balcone o la vostra finestra: proprio come uno dei tanti balconi, case o “giardini delle girandole” realizzati in tutta Italia e che tanto affascinano i bambini e le bambine di ogni età, imbambolati a guardarle con il naso all’insù.
Come accade ogni giorno con il bellissimo giardino creato dal signor Giacomo Rebecchi a Cremona.
Balconi delle girandole si trovano a Cagliari e a Venezia, dove un abitante del sestiere di Santa Croce ha riportato in vita la tradizione delle girandole di legno con cui, negli anni Ottanta, il signor Donato Zangrossi aveva incantato i veneziani con il suo magico balcone a Campo Castelforte (la storia è raccontata da Giada Carraro nel suo libro “La casa delle girandole”, Paesaggi Babelici, 2014). O ancora, come in Val Badia, dove il signor Eustachio Pezzedi costruisce girandole animate in metallo o plastica. E chissà quanti altri ancora se ne trovano in giro.
Se questi curiosi piccoli mulini a vento vi affascinano, il Museo ha raccolto alcune curiosità per voi.
Innanzitutto: sapevate che la girandola a vento è un giocattolo antichissimo?
In Europa se ne ritrovano immagini risalenti alla fine del Medioevo: guardate come in un antico libro del 1471 un miniaturista tedesco ha rappresentato una girandola dalla forma – per noi – inconsueta.
Se guardate attentamente, la girandola è piuttosto simile a quella che il pittore olandese Bosh ha dipinto nel 1490: la mette in mano a un bambino così piccolo che deve appoggiarsi a una specie di girello per muoversi (proprio uguale a quelli dei giorni nostri!). La girandola è molto simile: due o quattro alette quadrate incollate all’estremità di bastoncini di legno che, a loro volta, sono fissati su un bastone. In un’altra miniatura della stessa epoca si vede persino il chiodo usato per fissare le alette.
In realtà le girandole sono molto più antiche e la loro origine si perde nella notte dei tempi: Girandoliamo, il sito web di appassionati di girandole ha addirittura ritrovato due immagini antichissime: un mosaico romano a Mantova che riproduce una decorazione molto simile a una girandola; mentre il Museo Archeologico di Atene conserva una serie di girandole dorate dell’epoca dei Micenei su cui sono ancora visibili il foro per l’alloggiamento del perno che serviva a farle girare al vento. Anche in Oriente le girandole andavano forte: sul finire del 1700 i bambini giapponesi erano raffigurati mentre giocavano con modellini molto simili.
Certo, il fascino di questi oggetti che giocano con il vento è senza tempo. In epoche più vicine a noi a questi giocattoli è stato attribuito un valore addirittura terapeutico. Oggi la girandola viene proposta ai bambini e alle bambine per imparare a controllare il respiro, per rieducare la voce e come tecnica per il rilassamento.
Frances B. Jonhston nel 1899 ha immortalato una classe di bambini e bambine mentre, sotto lo sguardo vigile delle maestre, sono concentrati a soffiare ciascuno sulla propria girandola. Era considerato un vero e proprio esercizio di “ginnastica respiratoria”. In un’epoca in cui i bambini si ammalavano facilmente di malattie polmonari, esercizi come cantare, fischiare o soffiare su una girandola per farla girare vorticosamente erano considerate attività salutari, che garantivano lo sviluppo dei muscoli del torace e miglioravano le capacità respiratorie.