L’articolo è frutto di un lavoro di un gruppo di studenti e studentesse del corso Metodi e tecniche di analisi dello sviluppo umano, condotto dalla Prof.ssa Paola Nicolini, che si sta occupando di temi connessi alla Giustizia Riparativa all’interno del percorso magistrale in Scienze filosofiche all’Università di Macerata.
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di Alessandro Maranesi in collaborazione con Maia Barilari, Alessia Ciarrocchi, Valeria De Paola, Ilaria Medei
Care bambine e cari bambini, oggi vi racconteremo di due artiste: Manuela Recchi di Macerata e Simona Ripari fermana. Manuela dopo aver avverato il sogno di una vita, di aprire la sua scuola di danza, ha dovuto purtroppo chiudere con l’inizio della pandemia. Simona è invece un’attrice professionista, che applica il suo talento in altri ambiti, come quello della musica. Anche la sua vita lavorativa è cambiata moltissimo a causa della pandemia, ma è riuscita comunque a restare impegnata grazie alla continuazione che c’è stata nel settore audiovisivo.
Entrambe le storie di queste due ragazze possono esserci utili per riflettere su quanto, dietro alla bellezza del mondo dello spettacolo, si nascondano anche sacrifici, sudore, passione. Vi raccontiamo le esperienze di Manuela e Simona con la speranza di tornare al più presto a godere dell’arte in ogni sua forma.
«Mi chiamo Manuela Recchi, ho studiato una vita intera per diventare un’insegnante di danza e una trainer di Pilates; nel settembre del 2019 dopo enormi sacrifici e tanti anni in altre strutture, ho deciso di aprire la mia scuola, il Dragonfly art ballet school centro Pilates. Oltre ad insegnare mi definisco una performer esibendomi in contesti artistici di vario genere. Nell’anno dell’apertura delle nuova scuola, dopo solo sei mesi di lavoro ci é stata imposta la chiusura a causa del dilagarsi del Covid 19, da allora non sono più riuscita a portare avanti il mio lavoro.
I debiti fatti per l’apertura, gli affitti, le bollette, ammucchiandosi mese dopo mese stanno rendendo la vita faticosa e pesante, ma la vera tragedia è come mi sento: senza un identità, come se non avessi più una faccia, perché ad un artista quando togli il suo lavoro, togli la sua essenza, il suo essere! Purtroppo in questa desolata situazione siete voi bambini e bambine a soffrirne maggiormente, privati dei vostri diritti basici, del vostro quotidiano. Spero che non rinunciate mai a sognare, spero che continuiate a chiudere gli occhi ed immaginarvi un giorno ballerine e ballerini, rock star, principesse e principi; Spero che l’arte in tutte le sue forme, la danza, la musica e il teatro riprenda a vivere, riprenda a regalare magia, quella magia di cui tutti noi abbiamo bisogno per diventare chi desideriamo, anche solo nei nostri sogni».
«Ciao mi chiamo Simona Ripari e sono un’attrice professionista. Lavoro per il teatro, il cinema, la televisione e il doppiaggio. Mi capita di fare anche altri lavori come ad esempio videoclip musicali, video aziendali e spot pubblicitari. Contemporaneamente al lavoro di attrice tengo corsi di dizione e recitazione per adulti e giovani e collaboro come assistente tutto fare nell’organizzazione di festival teatrali e musicali.
L’anno della pandemia è stato molto duro. A causa della chiusura dei teatri, che è la mia attività principale, sono stati annullati tutti gli spettacoli che avevo in programma.
Fortunatamente in estate sono riuscita a recuperare qualcosa ed ho potuto lavorare anche in un centro estivo e in tre festival come personale di sala.
Dall’autunno sono riuscita anche a girare uno spot, un videoclip e qualche video aziendale. Il settore audiovisivo fortunatamente non si è fermato e mi ha aiutato a sopravvivere. Ho fatto anche degli spettacoli in streaming in un teatro vuoto: mi auguro che torni presto tutto alla normalità. Fortunatamente sono riuscita anche a ricevere i sostegni del governo.
Al governo vorrei dire che tutti lavoratori dello spettacolo hanno sofferto e c’è un assoluto bisogno di cambiamento. Cambiamento che dovrebbe essere ispirato dai nostri amici francesi, tedeschi o inglesi. Loro al contrario di noi italiani considerano tutti gli artisti e le artiste, come dei veri lavoratori. In Francia c’è anche un reddito per chi come gli attori e le attrici hanno contratti a scadenza
A voi bambini e bambine vorrei dire: siate curiosi, e cercate di capire cosa c’è dietro ad uno spettacolo teatrale, un film, una canzone e scoprirete quanto lavoro c’è e quante persone ne sono coinvolte. E soprattutto portate i vostri genitori al cinema, a teatro o a vedere un concerto».