I bambini e le bambine di Macerata protagonisti del laboratorio “Il tempo delle cattedrali”, così come i cittadini maceratesi sono i protagonisti della storia della basilica della Madonna della Misericordia. Questo è il senso del laboratorio di educazione al patrimonio che l’Assessorato alla Cultura del Comune di Macerata ha scelto di inserire nella programmazione natalizia «affinché fosse consegnata ai bambini-cittadini la storia di un piccolo santuario mariano, ovvero la storia di un luogo santo dove pregare, ringraziare, chiedere aiuto o cantare la gioia e la gratitudine, che poi è la storia della nostra città, della sua gente e quindi anche la loro – dice Eleonora Rampichini, architetto che ha curato l’iniziativa -. Con i bambini ci siamo dati appuntamento davanti alla basilica dove con i suoi saluti Don Gregory, il rettore, ci ha autorizzato a socchiudere il pesante portale di bronzo su cui, formella dopo formella, abbiamo scoperto le vicende che nei secoli hanno proclamato Macerata “Civitas Mariae”, città di Maria.
Era l’estate del 1447 e Macerata era flagellata dalla sesta ondata di una malattia infettiva mortale, la peste nera, che propagandosi dall’Asia attraverso la via della seta, giungeva a bordo delle navi commerciali nei porti italiani di Venezia, Genova e Messina, estendendosi poi in tutto il Mediterraneo. Trasportata dai topi e trasmessa dalle loro pulci, sembra che la peste sia stata la prima malattia a trasmettersi dagli animali all’uomo. I medici dell’epoca erano disorientati di fronte a questo fenomeno, per loro incomprensibile. A quel tempo non era chiara l’origine delle malattie, né si aveva alcuna idea su come curarle. Si pensava che una congiunzione sfavorevole dei pianeti avesse risucchiato l’aria dalla terra, aria che sarebbe ritornata sulla terra in forma di “soffi pestiferi” che trasportavano la malattia dall’oriente all’occidente. Ad ogni modo, si dice che mancò per la metà il numero della popolazione in tutta Europa. Succedeva così anche a Macerata – racconta Eleonora Rampichini ai piccoli e alle piccole maceratesi -.
In città furono naturalmente presi dei provvedimenti per prevenire e curare la diffusione della peste. Fu aumentato, ad esempio, il numero dei medici, proprio come oggi. Fu ampliato l’ospedale e come oggi veniva impedito l’accesso in città a chi proveniva da luoghi infetti. I bambini sgranano gli occhi: ma è proprio come oggi! Per questa eccezionale famigliarità che li ha predisposti ad una speciale connessione emotiva con i nostri antichi concittadini, le vicende storiche che sono susseguite nei secoli sono diventate per loro vicinissime e chiarissime, come chiara è diventata anche la certezza che i tempi bui finiscono conclude l’architetto che ha ideato “Il tempo delle cattedrali” con il patrocinio del Comune di Macerata -.
Prima di avviarci in biblioteca, dove con l’argilla abbiamo dato forma alla storia della basilica, Primo, Isabella, Giovanni, Mattia, Gino e Maurizio hanno inaspettatamente desiderato di entrare in chiesa e davanti all’immagine di Maria madre della Misericordia hanno consegnato la richiesta “che il Coronavirus vada via e non torni mai più”, ristabilendo e rinnovando l’antico patto della città con il cielo». Le immagini raccontano la fatica e l’impegno dei bambini nel maneggiare gli strumenti e la materia prima di un linguaggio antico come quello della scultura in creta. Il prossimo appuntamento con “Il tempo delle cattedrali” è il 4 gennaio alle 10,15. La prenotazione è necessaria al 3443829107.
Una bella iniziativa. Complimenti!
La ringrazio per la sua gentilezza, grazie