di Fabrizio Bendia*
Strati piegati, strati verticali, livelli fossiliferi, faglie, sovrascorrimenti, acquiferi, inghiottitoi, grotte sotterranee… sono questi i pensieri che potreste immaginare di trovare nella mente di un geologo mentre ammira un panorama. Egli va al di là di quello che per molti è un semplice paesaggio, riesce a penetrarlo alla ricerca delle meraviglie che nasconde e a comprendere cosa si nasconde dietro quella che per molti è niente più che un’immagine esterna della crosta terrestre.
Il geologo è l’unica persona in grado di tradurre le forme della natura, il profilo di una catena montuosa, di una collina o di una pianura, comprendendone il significato celato. E allora, pian piano, si delineano gli scenari che hanno dato vita alle rocce e che si sono susseguiti coinvolgendole, l’elevata pressione e i fluidi che le hanno attraversate. Egli saprebbe indicare il punto migliore in cui cercare un minerale o una vena d’acqua tramutando le sue conoscenze in qualcosa di essenziale per la vita.
Capire come pensa un geologo non è semplice, men che meno può essere spiegato in poche righe, ma la geologia può essere alla portata di tutti coloro che osservano e si pongono delle domande, alla portata di coloro che ne sono incuriositi. L’Ordine dei Geologi delle Marche da sempre si fa portavoce delle conoscenze delle scienze della Terra e di ciò che esse sanno raccontarci di questo incredibile pianeta, divulgandole ai propri iscritti e ai semplici appassionati.
Giovedì scorso l’Ordine dei Geologi delle Marche, in collaborazione con l’Università di Camerino ed il suo spinoff di geologia Geomore, ha accompagnato gli appassionati alla scoperta dell’anello del monte Sibilla (2175 metri sul livello del mare), il cui toponimo dà origine a tutta la catena montuosa dei Sibillini. Lungo il percorso (letteralmente mozzafiato da un punto di vista panoramico) è stata illustrata la peculiare successione sedimentaria ed i processi tettonici (faglie e pieghe) che l’hanno coinvolta e che hanno contribuito a far innalzare fino a queste quote rocce formatesi migliaia di metri al di sotto del livello del mare. Durante i 12 chilometri di tragitto, ai 60 partecipanti sono stati illustrati l’alto strutturale di Monte Priora, il sovrascorrimento e la Gola dell’Infernaccio, le calcareniti e calciruditi della Scaglia Rossa, il livello guida Bonarelli, i circhi glaciali e le nicchie nivali di monte Sibilla, pizzo Berro, monte Priora, le piccole forre presenti sui versanti nord del Monte Sibilla, la deformazione gravitativa profonda di versante del monte Sibilla.
Non è questo il luogo per approfondire ulteriormente il fascino di questi geositi, ma vogliamo cogliere l’occasione per porre l’attenzione su questa inaspettata estate 2020, l’estate della riscoperta della natura e dei propri territori, un’estate all’insegna delle passeggiate di conoscenza. Le difficoltose vicissitudini invernali hanno certamente contribuito a rafforzare in tutti noi la voglia di passare del tempo di qualità, all’aria aperta, respirando aria pulita, avvicinandoci in alcuni casi alla geologia, alle sue forme e ai sui segreti: un’inestimabile occasione per l’affermazione di un turismo di qualità, di cui la regione Marche è incredibilmente ricca.
L’auspicio è che questo trend di conoscenze prosegua, che la maestosità di madre natura sia sempre più oggetto di curiosità e di attenzioni e quindi anche di cura e di rispetto, narrata attraverso le voci di chi la più di tutti la ama e la conosce. Grazie ai geologi Cinzia Marucci, Paride Giordani, Giuseppe Pasquini, Riccardo Teloni e Maurizio Mainiero, che in questa occasione hanno avuto la passione di raccontarcela accompagnando il gruppo lungo l’anello di Monte Sibilla.
*Consigliere dell’Ordine dei Geologi delle Marche