Hai mai sentito nonno e nonna o mamma e papà dire delle parole strane che non conosci? Forse hanno pronunciato delle parole in dialetto. Sai cos’è il dialetto? E’ una lingua “per pochi”. Di solito un dialetto viene parlato da un gruppo ristretto di persone e basta allontanarsi dal territorio in cui viene usato perchè diventi incomprensibile o difficile da capire. Mario Monachesi è un poeta che da tanti anni si occupa di dialetto e quest’anno ha voluto regalare questa poesia ai bambini e alle bambine perchè scoprano il dialetto.
di Mario Monachesi
è una lingua tutto tondo
ogni luogo un ne sfoggia
è così in tutto il mondo.
È la lingua straparlata
d’ogni nostro caro anziano
di quell’epoca più vera
quando il tempo andava piano.
Anche, certo, Macerata
ne ha uno sopraffino
e traduce il bel andiamo
col più tosto “daje jimo”.
Ma per dirla tutta chiara
non giocando a far l’assente
c’è purtroppo chi il dialetto
“no’ lo parla più per gnente”.
Ecco allora bimbi belli
il mio aiuto per voi tutti
“la parlata de ‘na orda”
ora a voi per farne frutti.
“Scallalettu” per scaldino
“la cupetta” è il piatto fondo
“pertecara” aratro in legno
“quanno smiccio” invece sondo.
“Capputtella” è la giacca
“lu rifriddu” il raffreddore
“lu rsumiju” è la foto
“remonea” un gran rumore.
“Chj se ‘bbotta” mangia tanto
“chj caregghja” fa un trasporto
“chj se scricca” perde il freno
“quanno d’acqui” stai nell’orto.
“Co’ la jia” si fa l’olio
“lu mantì” è la tovaglia
“meragnanu” è melanzana
“lu cappellu” c’è di paglia.
Sono tante le parole
da gustare con scioltezza
una ricca più dell’altra
“tutte vèlle per grannezza”.
Alò col dialetto, toccherebbe fa libri e giornali scritti tai vari dialetti italiani, ma el dialetto stretto quello parlo 100 anni fa