Una ghiotta occasione per gli studenti del liceo artistico Cantalamessa di Macerata che, con i colleghi del Bramante-Pannaggi, stamattina hanno ascoltato storie di successo, indicazioni per il futuro e il racconto di un passato glorioso del loro istituto. Nell’ambito delle conferenze legate al centenario del Bauhaus a Macerata l’aula magna dell’Ite Gemtili ha ospitato il curatore della mostra in corso a Macerata “Bauhaus 100, imparare, fare, pensare”, Aldo Colonnetti filosofo e teorico dell’arte. Con lui Bruno e Lorenzo Gecchelin (padre e figlio) designers di fama internazionale e Domenico Guzzini, presidente della Fratelli Guzzini. L’azienda di Recanati, ha una lunga collaborazione con i Gecchelin vincitori di tre Compassi d’Oro, l’Oscar del design. A proposito di Oscar il nuovo dirigente scolastico Claudio Mengoni ha annunciato di voler invitare l’ex studente Dante Ferretti a ritirare le sue pagelle. Sono molti i nomi famosi usciti dalla scuola che Bruno Gecchelin ha definito “l’odierno Bauhaus”: Cegna, Craia, Minuti, Peschi, Trubbiani, Bonifazi, Jacovitti. Il preside se ne augura altri tra i giovani che emergono oggi come il civitanovese Luca Ribichini, autore delll’opera omaggiata agli ospiti: “Oggi ha un valore simbolico nel futuro chissà”.
L’organizzazione dell’incontro è stata a cura dell‘Adi (Associazione per il diisegno industriale) rappresentata dal membro del comitato direttivo della sezione Marche Abruzzo e Molise Michele Gasperini. Durante l’incontro i designers hanno mostrato bozzetti e foto dei loro lavori più noti come quelli della linea Chef di Guzzini: “Oggi ci sono i computer che aiutano molto – ha spiegato Bruno Gecchelin – ma il disegno su carta è quello che meglio fa vedere in concreto la trasformazione dell’idea. Poi va elaborata e adattata anche alle esigenze della produzione”. “Non dobbiamo temere di vedere scartata una parte del nostro lavoro – aggiunge il figlio Lorenzo – è una selezione che possiamo considerare una distillazione”.
Aldo Colonnetti ricorda che al Bauhaus solo tre erano gli italiani presenti e tra questi Pannaggi. Ma In italia più che in ogni altro posto si sono conservati i tre punti innovativi del loro lavoro: “l’arte come luogo della libertà e della ricerca, il laboratorio, dove imparare, fare e pensare, le tre parole che stanno nel titolo della mostra, e la produzione che allora era come un grande fiume carsico”. “Industria che nelle Marche – ricorda Domenico Guzzini – ha trovato piena esplosione negli anni ’70-’90 in cui il nostro modello si studiava nelle università americane. Oggi dopo il disastro bancario e quello del terremoto siamo in difficoltà. Ma dobbiamo puntare fortemente sull’istruzione”. Poi Colonnetti conclude con un invito a studiare il fenomeno tedesco che nel ’33 fu chiuso dal regime nazista e alimentò una diaspora nel mondo contaminando l’architettura di intere città: “Il catalogo deve essere distribuito agli studenti e non tenuto negli scaffali del Comune”.