Un viaggio straordinario, un’esperienza indimenticabile e un gruppo di lavoro che produce frutti e si prepara ad affrontare nuove sfide. Angelica Nicole Ricca, studentessa del 5G del liceo classico Leopardi di Macerata, racconta l’esperienza fatta negli Usa, a seguito delle varie fasi dei progetti di Futura del Miur.
di Angelica Nicole Ricca
A soli 9.976 km da qui possiamo trovare quello che inevitabilmente può considerarsi un universo isolato dal mondo, all’insegna dell’innovazione e delle nuove tecnologie: la Silicon Valley.
Ѐ proprio qui che ho avuto la possibilità di visitare alcune delle aziende più grandi al mondo e di immergermi in quella che è chiamata “ la mentalità americana”, distante anni luce dalla nostra.
Inoltre nella mia permanenza in California ho potuto visitare anche due delle più prestigiose università americane: Stanford e Berkeley; immediato è stato il paragone col nostro sistema universitario, completamente diverso.
Credo di dover spiegare le ragioni del mio insolito viaggio e decisamente più particolare di una semplice gita di piacere oltreoceano.
Il 22 novembre 2018, a Campobasso, si è tenuto uno dei tanti Hackathon Nazionali indetti dal Miur, competizioni “tra cervelli” di due giorni dove studenti di tutta Italia si confrontano sulle tematiche più disparate, cercando di convogliare tutte le loro idee in un unico progetto valido e possibilmente attuabile, presentandolo infine ad una giuria di esperti e di delegati del ministero.
In quell’occasione una delle due sfide consisteva nella realizzazione di uno storytelling per un video riguardante la sicurezza nelle scuole; io ero una dei partecipanti a questo evento ed il mio team era formato da altri sette ragazzi mai visti prima e con cui ho avuto la fortuna di passare le ore più tese, ed al tempo stesso più belle, della mia vita.
Di questa esperienza, così breve, ho cercato di cogliere tutti gli aspetti che avrebbero potuto aiutare la mia crescita personale, arrivando poi alla conclusione, condivisa, che l’importante non sarebbe stato vincere ma dare il meglio di noi.
Così è stato, tanto che siamo stati svegli una notte intera per migliorare la nostra presentazione e alla fine il nostro impegno è stato ripagato.
Increduli, emozionati ed elettrizzati siamo saliti sul palco per ricevere un premio che nessuno di noi si sarebbe mai aspettato: un soggiorno di dieci giorni a San Francisco, per scoprire tutti i “segreti” dell’imprenditoria, principalmente nel mondo delle StartUp.
Inutile dire che sull’argomento non ero solo digiuna; direi quasi completamente ignara. Ma come è risaputo, non esiste modo migliore di conoscere qualcosa se non quello di toccarla con mano.
Gli Stati Uniti sono sicuramente il posto migliore in cui poter navigare se si vuole esplorare quello che è il mondo delle “larghe vedute”.
Il sogno americano dà già, in sé, l’idea di qualcosa di grande e quando ci si trova a contatto con esponenti di Google, Facebook, Amazon, Adobe, Linkedin ecc. possiamo sperare, foss’anche per un attimo, di potercela fare; visitare posti come il Garage, da dove poi si è sviluppata quella che è ora la Silicon Valley, un’area di 400km, sede dei giganti dell’high-tech, può far sognare anche noi giovani che spesso siamo fermati dalla paura di non riuscire a trovare lavoro, di non avere un futuro ma soprattutto di vanificare tutto l’impegno che abbiamo profuso, riponendolo in quei lunghi pomeriggi di studio.
Abbiamo fatto tesoro di ogni singolo istante passato lì, portandoci a casa tutto, in particolare la voglia di conoscere e di scoprire, che è stata quella che ha reso speciale il nostro viaggio.
Provo a riassumere il tutto, mettendo in pratica la lezione del professor LeBlanch della Berkeley: quasi 10.000km, trentacinque studenti, più di dieci aziende, due università, una media di tre/quattro “caffè” al giorno, quattro sfide affrontate, trentotto filtri con cui osservare quattro città, milioni di idee e miliardi di risate: è tutta una questione di numeri.
Se vi state chiedendo se è finito tutto qui, la risposta è no; unire tanti studenti che hanno una voglia imperativa di fare qualcosa, non può far pensare di chiudere il tutto con un “speriamo di rivederci presto”, bensì con un progetto a cui abbiamo iniziato a lavorare poco dopo essere tornati in Italia. Ora cercheremo di sviluppare le competenze acquisite e, certamente, sentirete presto parlare di noi. Garantito.
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