di Walter Cortella
È tempo di saggi e gli studenti e le studentesse del liceo classico linguistico «G.Leopardi» di Macerata hanno dato vita al «L. Rossi» a due apprezzate performances. Nella prima, i più giovani hanno messo in scena una divertente versione di Cenerentola, ben diversa da quella che conosciamo tutti. Il regista Francesco Facciolli, per il debutto teatrale dei suoi attori in erba, ha voluto coinvolgerli in una sorta di divertissement proponendoci la suddetta favola nelle ipotetiche versioni di Sofocle, Shakespeare, Pirandello, Feydeau, Beckett ed altri. Ne è sortito uno spettacolo originale e accattivante che ha divertito tutti, attori e spettatori. Del cast hanno fatto parte alcuni elementi degni di nota. Sono ancora acerbi, ma sentiremo in seguito parlare di loro.
Domenica scorsa, secondo spettacolo, sempre con la regia di Facciolli che da qualche anno accompagna i giovani liceali in un lungo e faticoso percorso di avvicinamento al teatro, quel teatro grazie al quale, secondo Katsuo Ohno, celebre danzatore giapponese, i sopravvissuti alla terribile bomba atomica videro rinascere la vita dalle fumanti rovine delle loro città. Con questo potente messaggio di speranza dell’artista nipponico proiettato sullo schermo, si apre il sipario su Av-Vinti, non-rappresentazione in atto unico per corpi e voci. Il testo è tratto dalla tragedia Le troiane di Euripide e dalla successiva Troades del drammaturgo latino Seneca, ma è stato integrato con il contributo degli stessi attori. L’opera ci riporta al tempo della mitica guerra di Troia, combattuta dall’esercito del re Priamo contro gli invasori greci, comandati da Agamennone, un argomento che ha appassionato, seppure con sfumature diverse, intere generazioni di studenti e studentesse. Ma Euripide non ci parla degli eventi bellici, descritti in maniera sublime da Omero. Al centro della sua opera c’è l’uomo. La città, dopo una decennale e cruenta guerra, è stata espugnata dagli Achei e data alle fiamme. Tutti i suoi uomini in armi, compreso l’eroico Ettore, sono caduti in battaglia sotto il ferro nemico, gli altri sono stati brutalmente massacrati per via. Lo stesso re Priamo viene trafitto a morte sull’altare di Zeus.
A Troia rimangono ormai solo donne e bambini. Ed è contro di essi che si scatena l’insaziabile furia selvaggia dei vincitori, non contenti di aver trucidato centinaia di persone. Le donne, ridotte in catene, diventeranno il premio dei valorosi condottieri artefici della vittoria. Tra di esse ci sono anche la regina Ecuba, la figlia Cassandra, profetessa e sacerdotessa di Apollo, e Andromaca, sposa di Ettore, col piccolo Astianatte che sarà scaraventato dai crudeli soldati greci giù da una torre, per propiziarsi gli dei in vista del viaggio di ritorno. I bambini, invece, saranno deportati e venduti chissà dove come schiavi. È il tragico destino dei vinti, l’aspetto più atroce e disumano della guerra. Nel testo di Euripide non c’è ammirazione per i vincitori, ma solo parole di pietà per i derelitti, gli sconfitti. Egli ci pone di fronte un tema purtroppo di grande attualità. Sul nostro pianeta ogni giorno si combattono numerose guerre «dimenticate», delle quali spesso non si parla nemmeno, poiché non fanno più notizia. Si menziona, semmai, il numero delle vittime dirette dei combattimenti, ma nessuno si sofferma sullo spaventoso dramma umano di coloro che vivono nelle città sottoposte a reiterati e terrificanti bombardamenti e che quotidianamente debbono affrontare indicibili sofferenze e subire violenze di ogni genere. Queste sono le vittime silenti, che non hanno diritto a far sentire la loro voce sol perché non è tonante come quella dei cannoni o delle bombe. La guerra, nell’immaginario collettivo, sembra essere soltanto una sfida maschia, cruenta quanto si vuole, tra due opposti eserciti. Finiti gli scontri armati, si firma un patto di resa e tutto sembra tornare alla normalità. Ma non è mai così. Se Atene piange, Sparta non ride. Tanto i vincitori quanto i vinti, tutti hanno le loro profonde ferite da leccare.
Sul finire, Cassandra pronuncia un’ultima profezia, ben augurante questa volta: «È con la bellezza che partoriremo un mondo nuovo». Non ci resta che incrociare le dita. La apprezzata pièce messa in scena da Francesco Facciolli ha avuto quali protagonisti gli studenti e le studentesse più grandi del Liceo «G.Leopardi», capitanati da una superlativa Eleonora Palmieri, la più «anziana» del gruppo, che ha interpretato con bravura e grande personalità il ruolo principale di Ecuba. La ricordiamo nel saggio dello scorso anno, Antigone semper, nei panni della coraggiosa eroina di Sofocle. Quel pregevole spettacolo ha ottenuto un lusinghiero riconoscimento: è stato selezionato per rappresentare la nostra città al XXIV Festival internazionale del teatro classico al Teatro greco di Palazzolo Acreide, in provincia di Siracusa. Una bella soddisfazione per il nostro Istituto!
Accanto a lei, in questa ultima fatica teatrale, un folto stuolo di giovani e promettenti elementi, tutti molto bravi. L’esibizione, già di per sé impegnativa per chiunque, ha presentato una difficoltà in più per i ragazzi che hanno declamato gran parte del testo nelle varie lingue straniere inserite nei loro programmi di studi, fornendo così un’ulteriore prova delle loro capacità complessive. Tutti indistintamente hanno fatto una gran bella figura. La scenografia, ricca di simbolismi, è opera di Facciolli. Realizzata con tecnica virtuale, si ispira ai dettami del suprematismo, movimento artistico attivo in Russia nei primi decenni del secolo scorso che ebbe il suo massimo esponente nel pittore Kazimir Malevič. I costumi, volutamente fuori dal tempo, sono stati scelti dagli stessi interpreti, sotto la supervisione di Scilla Sticchi che ha curato anche il trucco. Le interessanti coreografie, basate su un «tappeto» musicale ispirato a Mozart, Pink Floyd ed altri, sono di Michela Paoloni. Al termine dello spettacolo, calorosi applausi del pubblico e parole d’elogio per l’intero cast da parte del sindaco Romano Carancini e del Dirigente Scolastico, la prof. Annamaria Marcantonelli, che ha ringraziato il prof. Fabio Macedoni, referente del progetto, il corpo docenti per la fattiva collaborazione e la Compagnia «Valenti» di Treia che ha curato la logistica e l’accoglienza.
(Foto di scena di Maurizio Spalvieri)