di Carlo Vesprini*
Un’ appuntamento imperdibile aspetta i marchigiani appassionati di poesia a Porto Recanati in piazza Enrico Medi domenica 27 maggio alle 17.30: Jack Hirschman, grande poeta americano proveniente dalla beat generation, reciterà le sue poesie per “I concerti della domenica” accompagnato dagli Infrared Quartet e discuterà con il giovane poeta e insegnante Piergiorgio Viti.
Viti, come si definirebbe? Poeta? Insegnante? Divulgatore?
Principalmente un poeta, perché è la cosa che faccio da quando ero piccolo. Poi nel tempo ho scoperto il piacere dell’insegnamento e recentemente anche quello del divulgatore. Sono un po’ tutti e tre, a dire la verità.
Perché si dedica da qualche tempo a iniziative come Versus e i Concerti della domenica?
Perché secondo me vanno a occupare un vuoto, c’era spazio perché si facesse qualcosa sulla poesia e per fortuna i poeti che ho voluto coinvolgere sia a Versus che ai Concerti della domenica si sono resi disponibili. Niente è scontato, bisogna fare i conti con tante variabili, ma alla fine l’incastro è andato bene, grazie anche a chi ha permesso queste iniziative, ovvero l’associazione Lo specchio e Vanni Semplici in primis, ma anche i comuni di Recanati e Porto Recanati.
In che momento ha scoperto la poesia? E perché ha scelto di dedicargli una parte così importante della sua vita?
Io ho scoperto la poesia quando da piccolo ero a passeggio coi miei genitori, avrò avuto sei anni. Andammo a vedere i fuochi d’ artificio sul mare e rimasi a bocca aperta, un po’ perché ero spaventato dai colpi che sentivo, un po’ perché mi affascinavano. Era un misto di sensazioni che all’epoca non riuscivo a rielaborare oralmente, per cui mi sono detto: proviamo a scrivere qualcosa. E ho scritto andando a capo, forse avevo visto qualche libro di poesie. A tutti gli effetti quella fu la prima che scrissi. Poi nel tempo ho continuato a dedicare anima e corpo e parecchio studio alla poesia, questo grazie alla scuola ma anche grazie a studi e letture fatte per conto mio. A poco a poco la mia scrittura si è evoluta da quel che scrivevo da bambino fino alle ultime composizioni. Insomma ho scritto sempre, da quando avevo sei anni fino a oggi.
Ci può presentare la rassegna e l’ospite?
I concerti della domenica si compongono di due appuntamenti: ad aprile è già stata qui Rosaria Lo Russo, una poetessa fiorentina molto brava che è venuta a parlare di Anne Sexton, grande poetessa americana, che lei ha tradotto e ha divulgato in Italia e di cui ci ha parlato in modo meraviglioso, il pubblico è rimasto incantato. Hirschman, l’ospite di domenica, è un poeta americano vicino agli ultimi e agli emarginati. E’ stato professore di Jim Morrison alla Ucla di Los Angeles e quando si è avvicinata la guerra del Vietnam ha dato i voti più alti a tutti gli studenti che se ne dichiaravano contrari (in modo che non partissero per combatter ndr) e ha perso il posto di lavoro per questo. Per cui è un poeta ma anche un uomo di spessore che ha scritto cose meravigliose e vale la pena ascoltarlo.
Come e quando ha conosciuto Hirschman?
Come poeta lo conoscevo perché i poeti della beat generation mi hanno sempre affascinato, lui come Ginsberg, Gregory Corso ecc. Ne avevo sempre sentito parlare anche grazie a Ferdinanda Pivano che guardavo in televisione quando ero piccolo. Li leggevo ma non pensavo che avrei potuto consocerli. Jack viene qui a Porto Recanati a 83 anni, quindi a una età matura e avanzata. Sicuramente un grande regalo che la vita mi fa, perché conosco uno dei miti della mia infanzia. Sarà una occasione emozionante. Il tramite è stato Sergio Iagulli che gestisce la casa della poesia a Salerno in cui fa molti incontri con poeti stranieri e Jack è suo amico. Sergio mi ha chiesto se eravamo interessati a invitare Hirschman che veniva in Italia a maggio, ho contattato Vanni Semplici dell’associazione Lo Specchio e così questo evento è diventato realtà.
C’è qualcosa di lui che ritrova nella sua poetica?
Magari. Lui ha un doppio binario: gli arcani che sono poesie un po’ più complesse e di impegno civile e le altre che sono poesie più intime, in cui sicuramente ci possono essere dei tratti comuni. Io normalmente però non affronto problematiche civili come fa lui. Ha scritto arcani bellissimi che riguardano la guerra in Afghanistan, in Kosovo, uno bellissimo sull’uragano Katrina, quindi sulle problematiche del mondo. Questa è una cosa che non riesco a fare, non rientra nella mia inclinazione. Però nell’aspetto intimo, come nelle poesie che lui dedica alla moglie o al figlio scomparso a 20 anni, certe cose sono in comune, ovviamente mantenendo le debite distanze.
Perché pensai che sia importante averlo qui ?
Ti dico la verità: ogni volta che vengono dei poeti nelle Marche rimangono tutti incantati dal pubblico marchigiano che è un pubblico attento, avvezzo e affamato di poesia. Per cui sono sicuro che Jack rimarrà entusiasta dell’ospitalità e dell’accoglienza che ci sarà. Ripeto: tutti i poeti che sono venuti sia con Versus che ai concerti della domenica si sono complimentati perché non è volata una mosca, sono stati tutti molto attenti e molto partecipi. Questa magia si crea pochissime volte, ma nelle Marche questo succede sempre. Questa cosa va detta. Inoltre i poeti vengono ben volentieri qui nelle Marche perché c’è la tradizione di Leopardi.
Perché pensa che Jack abbia accettato l’invito?
So che ha degli amici in zona, non è la prima volta che viene in Italia, dove ha un lungo trascorso e ha conosciuto la moglie. E’ venuto due o tre anni fa a Civitanova, quindi conosce la zona. E viene perché, ripeto di nuovo, sa che c’è attenzione e interesse. Leggerà delle poesie veramente belle quindi invito tutti a venire perché è una occasione unica per sentire una delle voci storiche della poesia mondiale.
Se per strada incontrasse qualcuno che non legge né romanzi né poesie, cosa gli direbbe per convincerlo a venire all’evento?
Farei come ha fatto Jack Hirschman in “Volevo che voi lo sapeste” in cui incontra una persona “né bianca né nera”, come dice lui, che gli chiede: “Che stai leggendo uomo bianco?” E lui risponde: “Una rivista di poesia”. L’uomo né bianco né nero gli chiede di leggergliene una e Jack cita una sua poesia, facendo quindi metapoesia. Così l’uomo dice non è male. Quindi penso che in fondo le persone che non amano la poesia o che non amano leggere in realtà forse non conoscono il piacere per la lettura. Un po’ come se queste persone debbano ancora trovare l’abito su misura fatto apposta per loro. Quindi non è detto che questa persona non possa cominciare in età matura o in un momento inaspettato. Proporrei loro di venire a questo pomeriggio che facciamo a Porto Recanati per poi parlarne insieme.
*Carlo Vesprini, studente del liceo classico “Giacomo Leopardi”