lunedì, Novembre 25, 2024

La cena dei cretini:
onorati o offesi per l’invito?

TOLENTINO - La recensione degli studenti dell'istituto di istruzione superiore Filelfo per il progetto "Le voci del teatro". Venerdì scorso in scena il capolavoro di Francis Veber

Riprendono le recensioni della stagione teatrale di Tolentino a cura degli studenti dell’istituto di istruzione superiore Filelfo che partecipano al progetto “Voci dal Teatro”. Gli spettacoli saranno visti e commentati da  Francesca Mattiacci, Emma Scinti Roger, Edoardo Costantini, Michele Polisano e Chiara Mochi.

di Chiara Mochi

Ad inaugurare la stagione teatrale 2017/2018 del Teatro Don Bosco di Tolentino lo spettacolo “La cena dei cretini”, titolo di fama mondiale diventato un cult dopo il successo cinematografico del 1998. Questo classico della commedia francese, scritta e diretta da Francis Veber, torna ad affascinare il suo pubblico con un turbinio esilarante di battute e gag comiche appositamente rivisitate dalla regia di Nicola Pistoia e Paolo Triestino. La trama è semplice ma di straordinaria verve comica. Ogni mercoledì sera, un gruppo di amici della ricca borghesia parigina si riunisce a tavola per la fatidica “cena dei cretini”, alla quale ciascun partecipante invita il suo “cretino” per riderne sadicamente alle spalle e assegnare a chi meglio si manifesta tale il titolo di vincitore. Questa volta però le cose prendono una piega inaspettata: un colpo della strega imprevisto e l’entrata in scena dell’appassionato modellista di fiammiferi François Pignon, favorito vincitore della cena, stravolgono i piani dell’editore Pierre Brochant, che in meno di un’ora si ritrova a fronteggiare un sospetto adulterio e un accertamento fiscale. Comincia da qui un crescendo di spassosi malintesi e situazioni paradossali che regalano due ore di spettacolo tutte da ridere. Altro motivo di merito del grande successo va al cast. I due attori protagonisti Nicola Pistoia e Paolo Triestino, sul palco François Pignon e Pierre Brochant, hanno vestito alla perfezione i panni della vittima ingenua e del ricco borghese, creando una chimica al contempo tangibile e discreta che ha conquistato l’intera platea. Sul palco anche Simone Colombari (Just LeBlanc), Maurizio D’Agostino (Lucien Cheval), Loredana Piedimonte (Christine Brochant) e Silvia Degrandi (Marlene Sasseur) che con altrettanta maestria e scioltezza nei gesti e nell’espressività hanno confezionato un’opera dalla comicità irresistibile. Fedele all’ambientazione originale, fa da sfondo alla vicenda un salotto borghese dal gusto parigino di fine Novecento, in cui lo spazio si integra perfettamente con l’azione dei personaggi e ne potenzia il successo teatrale. Musica e luci hanno completato l’atmosfera, aumentando all’occasione il pathos e permettendo inoltre di introdurre alcune di quelle scene che nella versione cinematografica sono girate all’esterno.

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Il risultato è una commedia ricca di colpi di scena in cui ironia e analisi sociale si fondono in una satira che smaschera la cattiveria di borghesi annoiati e pieni di sé, che forti del meschino potere del denaro giocano con i sogni e le fragilità degli altri. Senza sfociare in un perbenismo banale e stereotipato, la pièce è l’occasione per una riflessione sulle definizioni di “cretino” e “intelligente” corrispondenti più al ceto sociale di appartenenza che non alla capacità di capire le situazioni della vita sulla base della purezza dei sentimenti. Veber guarda con benevolenza entrambi i personaggi e dà loro la possibilità di riscatto. L’uno, dall’essere proprio un campione di “cretino”, si dimostra sensibile e capace di risolvere le altrui difficoltà, l’altro, dall’alto della sua superiorità, riesce a fare autocritica e a riconoscere che essere “cretino” può capitare anche a lui.

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