“Voglio rivolgere a tutti un appello da ragazzo di questo territorio: lavorate insieme, senza astio, senza godere di ricorsi e presunti ricorsi, con un unico obiettivo comune. Quello di liberare opportunità per la mia generazione, così da non costringerci a programmare il nostro futuro lontano da queste meravigliose montagne”. A 17 anni Fabio Cardona, studente di Camerino, ha qualcosa da dire alla politica della città, dopo aver assistito a un Consiglio comunale che ha trovato piuttosto deludente. Soprattutto visti i tanti problemi che la città ducale sta vivendo a causa del terremoto. “Cerco da qualche anno di fare tesoro di ogni esperienza, attraverso gli organi scolastici e provando ad informarmi il più possibile per capire “la politica dei grandi” – dice Fabio nella lettera -. E, quando non capisco, metto da parte la timidezza e chiedo. Ecco perché ho messo mano alla tastiera per rivolgermi direttamente, con questa lettera aperta, ai consiglieri di minoranza del comune di Camerino. L’altro giorno, infatti, ho partecipato con interesse e curiosità al Consiglio comunale convocato proprio dalla così detta “opposizione” e che vedeva all’ordine del giorno 4 mozioni, 9 interrogazioni e 1 interpellanza.
Mi aspettavo una seduta fiume, con un dibattito anche serrato e un civile scambio di opinioni tra vedute opposte. Ma così non è stato. Anzi – aggiunge – ho avuto l’impressione che i consiglieri in questione avessero bisogno di essere informati. Non a caso, oltre ad aver ritirato due mozioni, si sono detti soddisfatti delle risposte ottenute alle interrogazioni sottoposte al sindaco. Tuttavia, le risposte non sono state di natura politica, ma tecnica, visto che per ogni punto sono stati chiamati a relazionare i funzionari del Comune di Camerino. È da questa presa d’atto che ho sentito la necessità di chiedere qualcosa che proprio non sono riuscito a capire. Mi hanno sempre insegnato, infatti, che i consiglieri hanno sia il diritto che il dovere di informarsi e che dispongono quindi di tutte le possibilità e gli strumenti per accedere ad atti e controllare così l’operato dell’amministrazione comunale e degli uffici. Che bisogno c’era, allora, di convocare un Consiglio comunale con tutti quei punti? Non bastava andare in un ufficio e chiedere al funzionario competente ciò che invece quello stesso funzionario ha dovuto relazionare, con conseguente perdita di tempo in un momento in cui non c’è tempo da perdere? Se ci si dichiara soddisfatti delle risposte avute alle interrogazioni, significa che l’amministrazione comunale e gli uffici stanno lavorando bene? Serviva un Consiglio comunale per giungere a questa conclusione? Oppure convocare il Consiglio comunale è stato un modo pubblicitario per esercitare un dovere che i consiglieri possono esercitare anche in maniera riservata? Sono domande, le mie, senza alcuna polemica e che sottopongo solo con l’intento di capire, appunto, quella politica dei grandi che tanto mi affascina”.