Terremoto protagonista dell’assemblea degli studenti del liceo artistico Cantalamessa di Macerata. A sedersi in cattedra il dirigente scolastico “terremotato” Maurizio Cavallaro di Camerino, il sindaco di Camerino Gianluca Pasqui, il professore Emanuele Tondi, geologo dell’ateneo camerte e Claudio Cingolani, giovane camerte presidente dell’associazione “Io non crollo”. Tondi ha aperto l’incontro illustrando il terremoto nei suoi aspetti scientifici e presentando la sismicità storica dell’Appennino centrale. «Grazie alle faglie presenti, abbiamo i bacini di Castelluccio e Colfiorito e non ci sarebbero state lenticchie e patate – ha scherzato Tondi – nella sequenza sismica del terremoto di Norcia, Amatrice e Visso, la sismicità si è spostata prima a nord, poi a sud di Montereale. Si tratta di una sequenza composta di più terremoti. Dopo il 24 agosto lo spostamento della faglia era di 15 centimetri, con i terremoti successivi si è giunti allo spostamento di un metro».
Il geologo ha ricordato come non si possano prevedere in alcun modo i terremoti, ma che lo studio della storicità di una zona sismica, offra indicazioni sulle zone da tenere sotto controllo: «Questo consente una valutazione meno probabilistica, nel 2003 con i colleghi dell’università di Camerino abbiamo pubblicato uno studio sui terremoti degli ultimi mille anni in Italia. Verificando la periodicità si possono scegliere le aree prioritarie per la riduzione del rischio sismico, che si attua tramite la pianificazione dell’emergenza e la riduzione della vulnerabilità sismica. La ricostruzione dovrebbe essere pianificata prima di un evento sismico, non dopo che si è verificato». Tra i promotori dell’incontro il giovane studente camerte Michele Cavallaro: “Mi sono trovato a fare lo sfollato a Porto Recanati, vedevo amici e fratelli in quei momenti difficili e non potevo fare niente. Mi sono chiesto cosa potessi fare, ho detto c’è la possibilità di far conoscere ciò che succede. Bisogna essere consapevoli di come comportarsi. In televisione si vede solo Amatrice, le nostre zone pochissimo perciò ho avuto l’idea di parlare del terremoto all’assemblea di istituto».
La proposta è stata subito appoggiata dagli altri due rappresentanti di istituto Davide Marignani e Lucia Vintia. «Il nostro punto di partenza sono stati proprio i giovani – ha esordito il sindaco di Camerino Pasqui – a loro abbiamo un futuro da garantire e la certezza di restituire la nostra terra, siamo ripartiti proprio dalle scuole e dall’università. Fuori di qui non c’è piena consapevolezza di quanto accaduto. La città che rappresento non esiste più, non si può capire finchè non si vede la situazione con i propri occhi. Non c’è più nulla, non ci sono persone, attività commerciali, la socialità ed il baccano dei giovani. C’è un silenzio agghiacciante. Dobbiamo preservare quello che abbiamo, i nostri beni culturali, l’unica cosa che lasciamo ai nostri figli. Quando ci incontriamo non ci chiediamo come stai, ma dove sei». Ha proseguito nel racconto il primo cittadino di Camerino: «La burocrazia eccessiva ci mette in forte difficoltà. Stiamo lavorando con regole ordinarie, ma non si può con la distruzione totale. Per fare una gara per la messa in sicurezza ci vogliono quattro mesi. I giovani sono parte delle istituzioni, a tirare le uova siamo buoni tutti, va bene la critica ma chi la fa deve anche proporre. Ci vorranno anni prima che torni la normalità, questa è la triste verità e dobbiamo dircela. Utilizzeremo un supporto scientifico per la ricostruzione, vogliamo una Camerino sicura. Camerino è quella e non un’altra. La scienza ci consente di recuperare le strutture medievali con la massima sicurezza».
Uno degli studenti del Cantalamessa ha detto significativamente “dobbiamo ricostruire le persone, prima delle case”. Quest’ultimo aspetto è stato curato dal preside Maurizio Cavallaro, che dirige il comprensivo Ugo Betti di Camerino, reso inagibile dalle scosse. «A casa mia alcune pareti non ci sono più e si vede il panorama – ha raccontato il dirigente – subito dopo il terremoto mi sono preoccupato di sapere dove erano i ragazzi, anche tramite Watsapp e ovunque c’era un insegnante abbiamo organizzato delle attività, per restare uniti e superare insieme il momento difficile. A settembre avremo una scuola nuova, magari venite ad affrescare una stanza. Ogni giorno 280 ragazzi, dalla costa fanno avanti e indietro per frequentare la scuola. La scuola può essere un punto di partenza, interessatevi del volontariato e delle associazioni». Ultima testimonianza quella di Claudio Cingolani, presidente di “Io non crollo”, l’associazione nata all’indomani delle scosse, per aiutare la popolazione, che contra adesso centocinquanta soci, gran parte sotto i trentacinque anni. Cingolani ha presentato il filmato che ha come testimonial Juri Chechi, i progetti per il quartiere delle associazioni, per cui i fondi raccolti, consentiranno entro l’estate di avere a disposizione tre casette in legno che saranno la nuova casa di alcune delle numerose associazioni camerti. Numerose le domande degli studenti, che hanno potuto ascoltare da vicino la testimonianza diretta di chi in questi mesi si trova a vivere in prima persona, il dramma del terremoto.