Incontrare Zia Caterina è perdersi per poi ritrovarsi. Lei ti avvolge nel suo mantello colorato e ti invade con le sue parole semplici che vanno dritte al cuore, ti accompagna a cercare la strada da fare. E’ una fata, ti porta in un mondo di amore dove ti immergi nei suoi occhi chiari rasserenanti e nel suo sorriso coinvolgente e il suo cappello ingombrante e colorato, i suoi campanelli ti sembrano naturali e ti accorgi che non potrebbe essere altrimenti.Ieri pomeriggio il suo taxi colorato si è fermato a Macerata all’istituto San Giuseppe dove ha incontrato bambini e bambine, ragazzi e ragazze, genitori e insegnanti portando loro il suo colorato messaggio di gioia.
Caterina Bellandi ha perso 15 anni fa il suo compagno Stefano che amava molto. E’ morto di cancro che è una terribile malattia. Zia Caterina ha ereditato il suo taxi “MIlano 25” e lo ha trasformato. «All’inizio è stato molto difficile, non sapevo le strade e me le facevo indicare dai clienti. Se si arrabbiavano raccontavo loro la mia storia e mi capivano». Poi nel 2002 sul taxi di Caterina salgono Paolo e Barbara insieme alla loro figlioletta Costanza di tre anni. Fu proprio la piccola a scegliere “Milano 25” perché sul cruscotto c’era un enorme fiore. La bambina raccontò a Caterina che aveva anche un fratello, Tommasino, ma che purtroppo era volato in cielo. Caterina viene a sapere che il bimbo era morto per un tumore cerebrale e che i genitori avevano dato vita ad una fondazione benefica per sostenere la ricerca sui tumori nell’infanzia, nonché la cura e l’assistenza dei piccoli colpiti da queste gravi patologie. Da quel giorno zia Caterina iniziò ad effettuare corse gratuite per l’ospedale pediatrico Meyer, a favore dei familiari e dei bambini malati di tumore. Quelli che Caterina chiama i “super eroi” e che lei fa dipingere sul suo taxi.
«Non sono un clown – spiega Zia Caterina – sono una tassista a cui la vita ha tolto molto, io mi vesto così perchè conosco bene la morte e ho scelto di andare ogni giorno alla festa della vita. Ho trasformato il mio taxi per dare sollievo ai bambini. E’ diventato un piccolo salotto dove si può giocare, dove si trova sollievo e si socializza».
Zia Caterina si rivolge anche alle famiglie, ai genitori: «La cosa più importante che possiamo insegnare ai nostri bambini è che l’aspettativa disattesa è un’opportunità per capire che dobbiamo vivere oggi, in questo momento. La morte non si può sconfiggere, ma si può far fiorire qualcosa di buono dalla consapevolezza che la vita non è per sempre». Poi un pensiero al terremoto e a tanti bambini rimasti senza casa: «Questa è una terra martoriata che deve prendere coscienza della realtà in cui vive. Dalle macerie si può costruire qualcosa di nuovo, prendendo coscienza del fatto che il terremoto ci può essere ma si può vivere con dignità».
Al centro di ogni attività di “Milano25” c’è la relazione con l’altro: «Continuiamo a metterci al centro di ogni cosa ma in realtà la risposta alle nostre domande è nell’altro».
Zia Caterina ha molto apprezzato l’istituto San Giuseppe e i suoi metodi educativi: «La scuola può fare molto per cambiare le cose e questa scuola ha deciso di partire dall’emozione, un punto di partenza senza pregiudizi. Dalle suore ti aspetti una visione tradizionale e invece qui scopri che sono migliaia di anni luce avanti. Questa è una scuola aperta che propone la curiosità per far crescere nel modo migliore».
Ad accogliere Zia Caterina gli insegnati dell’istituto San Giuseppe, tra loro la dirigente Maria Ortenzi che sottolinea il principio di base: «La nostra attenzione è per tutti i ragazzi e le ragazze che in questa scuola non sono un numero ma sono persone con dei tempi che vanno rispettati. La nostra è una didattica basata sull’esperienza che usa strumenti innovativi. Siamo una scuola che pensa agli altri e chi meglio di Zia Caterina poteva rappresentare questa nostra vocazione? Noi li aiutiamo a tirare fuori il meglio di sé».
Tutte le informazioni sulla scuola sono sul sito.