* Paola Nicolini
Insomma, questo terremoto sembra non finire mai. E ieri sera lo abbiamo avvertito proprio tutti. Stavamo in cucina, preparandoci per la cena e abbiamo iniziato a sentire il pavimento sobbalzare sotto ai nostri piedi. Ci siamo guardati intorno e poi negli occhi, realizzando che il terremoto si stava manifestando di nuovo. Tutti a correre sotto al tavolo o fuori di casa, abbracciandosi l’un l’altro per farsi coraggio. Qualcuno ha pianto, qualcuno ha urlato, qualcuno tremava, qualcuno è ammutolito, qualcuno si è sentito come paralizzato. Il fatto è che ci rendiamo conto che siamo in balia di eventi che non possiamo prevedere, di forze che non possiamo controllare, di effetti che non possiamo dominare. E anche se quel che avvertiamo è solo un lieve dondolio e magari sentiamo tintinnare i bicchieri nella credenza, la paura che il terremoto riesce a suscitare negli esseri umani è ben più grande, talvolta, di quanto effettivamente accade.
Certo, bambini e bambine che si trovano vicino al punto in cui il terremoto si è sviluppato, cioè l’epicentro, hanno visto e sentito cose effettivamente paurose. Sappiamo che le case sono crollate, le strade si sono interrotte, non c’era luce a causa dei guasti agli impianti elettrici. Hanno ragione a sentirsi in ansia a ogni minimo rumore, anche di un aereo che passa o a sobbalzare se il passaggio di un treno fa tremare i vetri delle finestre. In ogni caso il terremoto riesce a farci sentire deboli, impotenti, indifesi. Che ci piaccia o no, anzi sicuramente non ci piace, dobbiamo essere consapevoli che nella nostra zona i terremoti ci sono sempre stati e è molto probabile che continueranno a esserci. Infatti i Sibillini sono montagne che non hanno finito di svilupparsi, assestandosi e, in questa loro evoluzione, si “muovono” sprigionando energia che si trasforma in onde che percorrono la terra, esattamente come vedi fare alle onde nell’acqua del mare.
In momenti come questo può accadere che:
– sebbene sia abituato a dormire nella tua cameretta già da un po’, tu abbia voglia di passare la notte accanto ai familiari;
– ti scappi di andare in bagno tante volte al giorno e, talvolta, anche di non riuscire a trattenere proprio la pipì, benché da molto tu abbia abbandonato il pannolino;
– ti svegli nel cuore della notte col cuore che batte all’impazzata, in preda a un vero e proprio terrore, anche se non hai proprio fatto un brutto sogno;
– ti venga da piangere all’improvviso, senza un vero perché, sentendo come una tristezza o un dolore che non sai spiegare;
– ti senta irrequieto, tanto da non poter star fermo o ferma, volendo saltellare o dimenarsi, correre senza uno scopo, agitarsi nel letto, rigirandosi di qua e di là nelle coperte;
– ti torni quella paura del buio che con tanto impegno ti eri già adoperato a superare qualche tempo fa.
Quel che voglio dire a te e ai tuoi familiari è che sono tutti comportamenti normali dopo che si è subito una fatica psicologica come quella che il terremoto può procurare. Sono piccoli disturbi del comportamento giornaliero che indicano che la nostra mente ha registrato un fatto anomalo e sta un po’ in guardia o scarica un po’ della tensione accumulata. Non preoccuparti, perciò, e chiedi ai tuoi familiari di avere un pochino di pazienza, di dedicarti un po’ di tempo in più di quanto solitamente avviene, di giocare insieme e magari parlare un po’, di lasciare una lucina accesa di notte nella tua cameretta o nel corridoio, perché… non si sa mai.
*Paola Nicolini, psicologa dello sviluppo e dell’educazione, Università di Macerata
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