giovedì, Novembre 21, 2024

Tre amici e la passione per il fumetto,
Alambicco Comics si raccontano:
«Presto due antologici e un flipbook»

L'INTERVISTA a Marco Poggi, 31 anni, di Forlì, Diego Martini, 26 anni, di Porto Sant'Elpidio e Leonardo Lotti, 34 anni, di Predappio su come si sono interessati al mondo del comics e cosa significa per loro

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Gli Alambicco Comics

di Leonardo Luchetti

Alambicco Comics è un collettivo composto da tre giovani ragazzi accomunati dalla passione per i fumetti: Marco Poggi, 31 anni, di Forlì, Diego Martini, 26 anni, di Porto Sant’Elpidio e Leonardo Lotti, 34 anni, di Predappio. Nelle scorse settimane, sono stati ospiti di Io Desidero il festival a Civitanova, che promuove azioni concrete in grado di trasformare sogni in realtà, rivolto ai giovani e alle loro famiglie. Questi tre ragazzi, hanno passioni differenti, dall’informatica alla narrazione passando per il disegno, tutte queste vanno ad incontrarsi proprio nel fumetto. Per capire da dove nasce questa realtà siamo andati indietro nel tempo fino agli anni in cui i tre ragazzi si sono appassionati al comic.

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Diego Martini

Diego: «Mi sono appassionato al fumetto all’età di 12 anni. Ricordo che frequentai un workshop di fumetto. Ho sempre disegnato, fin da piccolo, ma quando scoprii questo nuovo modo di utilizzare le immagini e di raccontare storie mi concentrai solo su di esso. Da li ho iniziato a comprare fumetti di tutti i tipi e decisi che sarebbe stato il lavoro che avrei voluto fare da “grande”»

Leonardo: «La mia passione è nata alle elementari con Topolino, si è poi consolidata leggendo Pk e infine è stata scolpita nella roccia quando ho scoperto Dragon Ball. Alle medie ho iniziato a disegnare i miei primi fumetti “autoprodotti”, disegnati con penna Bic su fogli A4 piegati a metà e pinzati. Tutti a tiratura 1 copia»

Marco: «La mia passione per i fumetti nasce lentamente dopo i 6 anni, ogni tanto mi capitava di leggere qualche storia, in particolare d’estate con la rivista “il giornalino”, poi PK e qualche supereroe Marvel. A 16 anni ho iniziato a comprare fumetti regolarmente e non ho più smesso. Nel frattempo è maturato il desiderio e la necessità di raccontare storie, farlo con i fumetti è il mezzo che più mi piace e mi stimola».

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Leonardo Lotti

Siete un gruppo giovane ma attivissimo. A cosa state lavorando? Cosa avete in mente per il futuro? 
«Stiamo lavorando a tre progetti. Il più corposo è un antologico, una raccolta di storie brevi dedicate alla tecnica narrativa del colpo di scena. Il titolo di questo fumetto è “Fino all’ultimo respiro”, per indicare che in ogni storia può accadere di tutto in qualsiasi momento, anche nell’ultima vignetta! Il volume sarà composto da 16 storie, scritte e disegnate da 20 autori.
In lavorazione c’è un altro antologico di quattro storie noir brevi. Infine il terzo fumetto che presenteremo in autunno dal titolo “Terremoti Estivi” è un flipbook, cioè si può iniziare a leggere da entrambe le copertine seguendo in ogni parte una delle due protagoniste, per giungere all’unico finale al centro del fumetto. È un’avventura sul punto di vista, una lotta tra adolescenti, viziata da generazioni dall’odio e del pregiudizio che incatenano le protagoniste in una vita violenta e castrante.
Per il futuro vorremmo fare crescere il collettivo come componenti e iniziare a creare iniziative per fare conoscere il fumetto, in particolari ai giovani, con laboratori organizzati da noi. Sarebbe bello portare queste iniziative nelle scuole».

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Marco Poggi

Infine, anche se non per importanza, dato che la passione e l’emozione son quello che rendono bello e divertente il lavoro che si fa, cosa provate quando create?

Diego: «Io mi perdo completamente. Mi estraneo un po’ da tutto il contesto in cui mi trovo. Cerco di immaginare le mie vignette come se facessero parte di un film»

Leonardo: «Creare non sempre è un’esperienza idilliaca come alcuni la dipingono. E’ più come fare trekking senza sapere quanto sarà lunga la strada e godersi la soddisfazione di averla percorsa alla fine.
(questa metafora è valida se siete appassionati di trekking, e sia ben chiaro che io non lo sono). Per me creare vuol dire prendere mille spunti da ciò che conosco, mescolarli con quello che ho in testa e creare qualcosa di nuovo».

Marco: «Per me raccontare è liberante, mi permette di esprimere quello che ho dentro, raccontare di un aspetto della vita o di una tematica che mi incuriosisce o mi interessa in prima persona. È quasi elettrizzante poter raccontare storie, quando ho delle nuove idee c’è molto entusiasmo, poi arriva la parte più faticosa, quella di scrivere e mettere insieme tutti i pezzi, fino a quando si arriva alla fine dove giunge la soddisfazione di aver terminato un percorso nel modo più sincero possibile».

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