Raccogliere le olive,
tra leggenda e realtà

Raccogliere le olive,
tra leggenda e realtà

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ALLA SCOPERTA – Questo è proprio il periodo ideale. Ma come si fa? E da dove nasce la storia dell’albero che le produce?

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Le olive nella rete

di Francesca Urbani

Non so se hai notato, andando o tornando da scuola o magari passeggiando vicino alla campagna, che ci sono già persone all’opera vicino agli ulivi. Che cosa fanno? Devi sapere che a fine autunno arrivano a maturazione le olive e in alcuni campi è già ora di raccoglierle. Per quello potrai incontrare tante persone intente a fare questo lavoro. Le hai mai raccolte? E sapevi che esistono addirittura delle leggende dell’antica Grecia che parlano dell’ulivo?

Com’è fatto un ulivo? Stiamo parlando di una pianta sempreverde, con delle radici abbastanza superficiali e lunghe, anzi lunghissime, che fiorisce tra maggio e giugno e di cui si raccolgono i frutti che si chiamano, appunto, olive. Ma si usa anche il legno dell’albero, dato che è molto pregiato. Questa pianta viene coltivata in tutta l’area mediterranea ed è sempre stata considerata sacra, come anche l’olio che viene dalla spremitura dei suoi frutti. Forse lo conosci e l’hai assaggiato, dato che è proprio l’olio di oliva che si aggiunge alla pasta, alla carne e ai sughi per renderli più buoni e saporiti.

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L’olio di oliva

Come si prendono le olive? Le olive ormai pronte hanno una colorazione viola e il picciolo si stacca facilmente dal ramo. Queste olive possono essere colte direttamente dal ramo e questo metodo è detto brucatura. Si dice invece raccattatura se i frutti sono colti da terra direttamente. In entrambi i casi vengono stese a terra delle reti che consentono di non perderne nemmeno una. Dalla rete le olive raccolte vengono versate direttamente nelle cassette. Oggi la raccolta avviene anche con mezzi meccanici. Ci sono mezzi che scuotono i rami o il tronco delle piante (certo, di quelle più piccole), oppure ci sono macchine che pettinano i rami, oppure li scuotono. Avviene, poi, la corsa verso il frantoio, detto in dialetto u friscolo, che va rigorosamente prenotato prima perché le olive vanno spremute entro 48 ore dalla raccolta. Chi lo fa ancora a mano dice che pettinare i rami degli alberi di olivo sia un’esperienza rilassante. Sicuramente dipende da quanti sono gli alberi, ma di sicuro è un’ esperienza corale, cioè da fare tutti insieme. Un po’ faticosa ma direttamente connessa con gli antichi rituali contadini.

Le leggende e le usanze legate all’ulivo sono molte. I nonni raccontano che i suoi rami benedetti bruciati o messi in croci fatti con le canne avevano, secondo i nostri contadini, il potere di proteggere dalle intemperie sia le case (se bruciati fuori) o i raccolti dei campi (se infilati in croci fatte di canne nel giorno di Santa Croce, cioè il 3 maggio). Una pianta giovane veniva piantata a terra alla nascita del primogenito e, anche se uno di questi alberi era poco fruttifero, mai e poi mai sarebbe stato tagliato. Saprai anche che il ramo di ulivo è simbolo di pace. Noè lo ricevette dalla colomba e fu il segno della fine del diluvio universale e che stavano riemergendo le terre. Il segno della rinascita, della pace e della prosperità. Veniva quindi considerato preziosissimo tanto che si narra che Atena l’abbia donato al popolo facendolo nascere dalla terra dopo averla colpita con la sua lancia. Così la dea greca fece nascere il primo ulivo dalle mille virtù: illuminare, curare e nutrire la gente. Vedendo una pianta così magnifica Zeus decise che Atena sarebbe stata la dea della città di Atene, preferendo la sua invenzione a quella di Poseidone, che aveva invece creato un cavallo da battaglia.

 

 

 

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