Il lungo viaggio di Enaiat
dall’Afghanistan all’Italia
L’incontro online con Fabio Geda

Il lungo viaggio di Enaiat
dall’Afghanistan all’Italia
L’incontro online con Fabio Geda

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SCUOLA – L’esperienza degli alunni e delle alunne della Dante Alighieri di Macerata che si sono confrontati con l’autore del libro “Nel mare ci sono i coccodrilli”

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Sono gli alunni e le alunne della classe 3^E della secondaria di primo grado “Dante Alighieri” a Macerata a raccontare la loro partecipazione all’iniziativa “Libriamoci: giornate di letture nelle scuole”, in particolare all’incontro online con lo scrittore Fabio Geda. Lo scopo dell’iniziativa è quello di coinvolgere  le scuole di ogni ordine e grado in Italia e all’estero, mettendo in risalto la lettura ad alta voce.

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di Marco Sbaffoni, Ambra Zippilli ed Elena Montecchiari

Si è svolta dal 14 al 19 novembre la settimana di “Libriamoci : giornate di letture nelle scuole” e noi alunni ed alunne della classe 3^E della secondaria di primo grado “Dante Alighieri” abbiamo partecipato a questa iniziativa con tante attività, ma ciò che ci ha interessato maggiormente è stato l’incontro on line con lo scrittore Fabio Geda.
Ci siamo preparati a questo evento leggendo in classe il libro “Nel mare ci sono i coccodrilli” del quale Geda è autore. Così siamo stati molto contenti quando abbiamo potuto conoscerlo e rivolgergli delle domande nella diretta on line. Per la verità, essendo un evento nazionale, erano 600 le classi collegate e quindi le domande le abbiamo potuto scrivere solo in chat. Il libro racconta il viaggio di Enaiatollah Akbari dall’Afghanistan in Europa. Enaiat è partito a dieci anni da Nava, la sua città natale, insieme alla madre che poi lo ha lasciato a Quetta in Pakistan. Dal Pakistan in l’Iran, per ben due volte venne rimpatriato in Afghanistan, poi finalmente l’arrivo in Turchia, da lì lo sbarco in Grecia e poi in Italia, a Venezia poi a Roma ed infine a Torino, dove dopo varie vicissitudini venne accolto da una famiglia affidataria. Lui musulmano sciita dell’etnia hazara se fosse rimasto in Afghanistan sarebbe stato ucciso dai talebani. Il suo viaggio durò più di cinque anni: lavori pesanti per guadagnare il denaro per pagare i trafficanti di esseri umani che gli avrebbero permesso di fare piccole tappe verso l’Europa. Viaggio pericolosissimo in condizioni disumane, stretto stretto nei doppiofondo dei camion oppure nascosto in mezzo alla sporcizia. All’inizio aveva la sua “Nava tatuata sugli occhi” poi più nulla, nessun ricordo perché solo così poteva andare avanti e dare un senso al sacrificio che sua mamma e i suoi fratelli avevano fatto facendolo partire. Come non confrontare la nostra vita di ragazzi e ragazze protetti da adulti amorevoli con quella di questi bambini senza nessuno.
Fabio Geda ci ha detto di aver conosciuto Enaiatollah e la sua storia, per caso, alla presentazione del suo primo libro sull’immigrazione alla Fiera del Libro a Torino. Diventarono amici e Fabio si rese conto che Enaiat aveva voglia di narrare la sua storia e così lui, che sapeva ascoltare, decise di raccogliere la testimonianza del ragazzo. L’autore ci ha detto anche che fu colpito dalla leggerezza con cui Enaiat raccontava la sua esperienza, nonostante fosse molto triste, senza rabbia o rancore.
Un ragazzo in chat ha chiesto a Fabio Geda le ragioni del titolo del libro ed egli ha risposto che “Nel mare ci sono i coccodrilli” è un’espressione usata dai talebani per mettere paura a chi vuole emigrare, insomma per non farli partire.
Nel libro Enaiatollah racconta molti episodi legati alla scuola, alcuni terribili come quello dell’uccisione del suo maestro che si era rifiutato di chiudere l’istituto dove insegnava e si era cosi ribellato ai talebani. Per il ragazzo afghano la scuola è molto importante ed infatti si fermava sempre con un pizzico di invidia e nostalgia a guardare gli alunni nelle aule o a giocare in cortile.
Non è un caso quindi se in Italia, appena ha potuto, ha frequentato ben tre corsi di italiano contemporaneamente; poi ha superato l’esame di terza media, si è diplomato, si è laureato in scienze politiche ed ora frequenta un master in Canada.
Fabio Geda ci ha anche spiegato che il libro è rivolto a coloro che non sanno bene cosa significhi compiere una migrazione, che non comprendono la sofferenza ed il dolore di chi lascia il proprio Paese. Questa infatti è la storia di Enaiatollah, ma è anche la storia di tutti i migranti perché, anche se cambiano i luoghi e le dinamiche, le emozioni che accompagnano coloro che fuggono dalla morte sono sempre le stesse. Certo Enaiatollah è stato fortunato, perché è riuscito a compiere il suo viaggio e ad arrivare sano e salvo in Italia, mentre molti altri ragazzi sono morti e muoiono, tanti sono andati via davanti ai suoi occhi. Questo tema ci è apparso di estrema attualità. I migranti sono persone, esseri umani con una storia, portatori di un patrimonio culturale e non possono semplicemente esser visti come un problema da risolvere. Enaiatollah è fuggito dal regime dei talebani, altri fuggono dalle guerre, altri dalla misera e dalla carenza di risorse anche per colpa delle conseguenze della desertificazione e del surriscaldamento globale. Aver incontrato l’autore del libro è stato molto importante per noi, perché è come se avesse dato realtà al racconto. La storia di Enaiatollah è vera come reale ne è lo scrittore. Fabio Geda ci ha detto che ha scritto anche un altro libro su Enaiatollah “ Storia di un figlio”. Ora non vediamo l’ora di leggere anche questo.

 



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