Una mattinata densa di emozioni quella che hanno trascorso gli studenti del liceo classico “Leopardi” di Cingoli venerdì. Lo scrittore Gholam Najafi ha condiviso con loro la toccante storia della sua fuga dalla guerra e del suo arrivo in Italia.
Nato in Afghanistan, ha trascorso l’infanzia lavorando come pastore e contadino. Dopo la morte del padre, a soli dieci anni, è fuggito dal suo paese d’origine verso il Pakistan, l’Iran, la Turchia, fino ad arrivare in Europa. Dal 2006 risiede in Italia, a Venezia, con la sua famiglia adottiva che lo ha accolto e fatto studiare. In soli due anni, ha ottenuto la laurea in Lingua, cultura e società dell’Asia e dell’Africa mediterranea, specializzandosi all’Università Ca’ Foscari. Attualmente collabora con il progetto “Hera” nel contesto della migrazione, nell’Università di Padova e parallelamente scrive racconti e poesie sulla realtà afghana. Tra i suoi progetti per il futuro, c’è quello di costruire una scuola in Afghanistan dove i bambini e le bambine possano imparare anche l’inglese e l’arte.
Il suo ultimo libro: “tra due famiglie”
Nel suo ultimo libro “Tra due famiglie” Gholam racconta delle sua fuga dalla guerra a soli dieci anni. Ha dovuto viaggiare nascosto dagli sguardi di tutti, fino in Italia. è arrivato a Venezia aggrappato al telaio di un camion, come “un verme solitario”. Per tre giorni ha sofferto la fame e la sete che placava bevendo acqua piovana.
Condivide inoltre la sua esperienza nei campi di detenzione per migranti, un inferno sulla terra da cui l’ha salvato la sua famiglia adottiva. «In me ci sono due Gholam – afferma lo scrittore, – uno che va alla ricerca della sua origine, della sua infanzia. Il secondo invece vive per la sua nuova mamma: la famiglia Rossetto-Fusaro è quella che costruisce gli scaffali per i miei libri, è quella che mi sostiene nel tentativo di raccontare il mio passato»
L’importanza dell’istruzione
Gli studenti e le studentesse si sono dimostrati interessati a come il giovane Gholam sia riuscito a superare la drammatica separazione dalla sua terra natia. Dalle parole dell’intervistato è emerso che è stata la scrittura a liberarlo dalla sofferenza e dalla solitudine, «Non abbiamo scelto di partire, abbiamo dovuto» ricorda. Cruciale per lui è stato l’incontro con una professoressa di lettere che ha fatto nascere in lui il desiderio di raccontare la sua storia. Ora la sua casa sono i libri, che lui stesso definisce le sole “sicurezze permanenti».
Gholam ha messo in luce l’importanza dell’istruzione: essere analfabeta è sinonimo di vivere isolato, ignorando la propria realtà. Per questo motivo, una volta in Italia, ha colto al volo l’opportunità di andare a scuola, per riprendere in mano le redini della sua vita.
Da questo momento di condivisione, sono emersi non solo ricordi e sofferenza ma anche speranza e ottimismo per il futuro. L’incontro è servito a rendere gli studenti e le studentesse consapevoli che la storia di Najafi accomuna migliaia di persone che ogni giorno fuggono dalla guerra.