I ragazzi e le ragazze della redazione giornalistica dell’istituto comprensivo “Sanzio” di Potenza Picena raccontano la cerimonia in memoria delle vittime delle mafie che si è svolta nella loro scuola.
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Il 21 marzo non è soltanto il primo giorno di primavera, ma è anche la giornata in cui si svolge un momento di riflessione nei confronti di chi ha perso la vita da innocente, è la “Giornata Nazionale della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie”. Quest’anno la manifestazione principale, a livello nazionale, si è tenuta a Napoli ma in tutta Italia, simultaneamente, sono stati letti i nomi delle vittime.
Anche noi ragazzi e ragazze della redazione giornalistica dell’istituto comprensivo Sanzio abbiamo deciso di prendere parte a questa importante iniziativa, ci siamo informati e abbiamo scelto di approfondire le storie di alcuni nostri coetanei che hanno perso la vita a causa delle mafie.
Alle 11 del mattino noi ragazzi e ragazze delle classi seconde siamo usciti in giardino, ci siamo posizionati in semicerchio attorno ad un albero a ricordo dell’“albero di Falcone” e, dopo un breve ma intenso discorso della dirigente Nicoletta D’Ambrosio, abbiamo letto l’elenco dei nomi delle vittime e abbiamo raccontato alcune delle loro storie, accompagnati da una bella musica di sottofondo. Ci siamo scattati poi delle foto mentre alcuni di noi tenevano in mano dei cartelloni con frasi riguardanti la lotta alla mafia.
Le vittime innocenti di mafia sono veramente tantissime, nel sito dell’associazione Libera, che organizza questa giornata di commemorazione da 27 anni, ne abbiamo contate più di 1500. Noi abbiamo deciso di selezionare i nomi di tutte le vittime che avevano dagli 11 ai 14 anni, nostri coetanei che frequentavano la scuola media come noi: un elenco di oltre 50 ragazzi. In particolare abbiamo poi ricordato alcune storie come quelle di Annalisa Durante, Simonetta Lamberti, Domenico Gabriele detto Dodò, Fabio De Pandi, Stella Costa e Vittorio Maglione. Quella che ci ha colpito più di tutte è stata l’orribile storia di Giuseppe Di Matteo.
Santino Di Matteo, il padre di Giuseppe, aveva deciso di abbandonare la mafia. A causa della sua scelta, il mafioso Giovanni Brusca fece rapire suo figlio Giuseppe di 12 anni. Il 23 novembre 1993, Giuseppe venne rapito da dei mafiosi travestiti da poliziotti che lo convinsero a seguirli con la promessa di portarlo a vedere il padre. Dopo oltre due anni di reclusione, quando i mafiosi capirono che il padre non avrebbe cambiato la sua decisione di collaborare con la giustizia, uccisero il ragazzino l’11 gennaio 1996 e poi lo sciolsero nell’acido. L’orribile omicidio e la fine di Giuseppe è uno dei crimini più orrendi della storia di Cosa Nostra, ed è ancora nella memoria di tutti.
La mafia diceva che non avrebbe ucciso i bambini, ma con i nomi che abbiamo letto e con le storie che abbiamo approfondito abbiamo dimostrato che la malavita non ha nessun codice morale, segue solo i suoi interessi. In questo giorno importante, anche noi ragazzi abbiamo cercato di fare qualcosa per onorare il ricordo di tanti giovani come noi che, senza aver commesso niente di male, sono stati uccisi in modo brutale diventando piccole vittime innocenti delle mafie. A loro che hanno perso la vita ingiustamente e crudelmente mentre erano nel fiore della loro giovinezza va tutta la nostra più affettuosa memoria.