di Alice Marabini
Cosa ci fa un clown in una serra che si sposta nei centri delle città delle Marche? A risolvere il mistero è Filippo Brunetti, in arte , 33 anni, clown musicale di Orciano di Pesaro, artista professionale da 10 anni e un po’ figlio d’arte.
«Ho iniziato da piccolissimo. Mio nonno mi faceva sempre guardare film muti. Mi è sempre piaciuto lo spettacolo e questa cosa si è poi evoluta quando ho iniziato a fare il giocoliere. Negli anni ho fatto tanti spettacoli, sia in strada che in teatro ma purtroppo la pandemia ha messo noi artisti in serie difficoltà. Io sono sceso in campo per cercare di fare il mio lavoro, con una mia personale resistenza»: è questo il racconto di Filippo Brunetti, clown, juggler e performer che ha deciso di rispondere allo stop dovuto al Covid girando il territorio con una struttura trasparente, una serra dentro la quale fare le sue esibizioni.
Il progetto è un messaggio di sopravvivenza e di voglia di portare avanti una passione accompagna Filippo da tutta la vita: «Lavoro come artista professionale da circa 10 anni ma questa passione risale a quando ero piccolissimo. Provengo da una famiglia di indole artistica e il contesto mi ha molto ispirato. Ho sempre avuto il desiderio di fare spettacoli».
E quindi nelle piazze semivuote dei paesi marchigiani, di tanto in tanto spuntava una piccola casetta trasparente e un clown all’interno che, come una sorta di juke box, intratteneva i pochi passanti con canzoni e musiche.
«Mi sono conservato come una pianta all’interno della mia serra», dice Filippo e in queste parole racchiude la sua resistenza artistica, di speranza e di voglia di sopravvivere alla pandemia che ha messo il mondo dello spettacolo all’angolo.
SAX-ÖH! è il clown musicale che vive all’interno della serra, schermato dalla realtà e dal virus. La musica che si sprigiona è libera e improvvisata: «È come un’orchestra che cade dalle scale: una musica aliena che parla con suoni comici navali, sirene d’allarme e di richiamo» dice Brunetti.
Il progetto è un po’ un ritorno alle origini per Filippo: «Ho ritrovato la naturalità di fare quest’arte. La strada l’ho sempre usata per sperimentare, l’ho sempre visto come il luogo più adatto: si può conoscere e affrontare il pubblico direttamente. Prima della pandemia ero abituato a interagire direttamente, abbracciavo le persone, c’era un contatto diretto. Durante gli spettacoli la cosa più bella era proprio la cerchia di gente che si formava intorno. La serra trasparente a forma di casa che ho trovato è un filtro importante ma mi sembrava anche il simbolo più significativo”.
Un documentario, realizzato in collaborazione con Marco e Adele Cini, è il risultato finale di questo tour top secret: «L’intento del corto è di documentare questo momento storico complicato per colpa della pandemia che ha stravolto le abitudini sociali, dove il mondo della cultura ha subito una crisi indimenticabile, ancora non risolta, tutto è raccontato attraverso la musica, l’esperienza e le testimonianze di un artista che sta tentando di sopravvivere con la sua arte e di dimostrare che la creatività non si ferma neanche nei periodi più bui, grazie al frutto dell’improvvisazione. La forte mancanza di “andare in scena” di cui ho sofferto in questo periodo, insieme al mio istinto di sopravvivenza artistica, hanno scatenato in me l’urgenza di trovare una soluzione, ridando vita al mio lavoro e alla curiosità delle persone».
Brunetti ha chiuso il Marche Palcoscenico Aperto. Festival del teatro senza teatri, promosso dalla Regione Marche / Assessorato alla Cultura con l’AMAT.
Il documentario è visibile gratuitamente su https://www.facebook.com/filippoclowngiocoliere e https://www.youtube.com/channel/UC6OonssJLKJNlUYGOARk-rQ.
Per informazioni www.filippobrunetti.org, 3332701858.