L’articolo è frutto di un lavoro di un gruppo di studenti e studentesse del corso Metodi e tecniche di analisi dello sviluppo umano, condotto dalla professoressa Paola Nicolini, che si sta occupando di temi connessi alla Giustizia Riparativa all’interno del percorso magistrale in Scienze filosofiche all’Università di Macerata.
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di Alessandro Maranesi in collaborazione con Maia Barilari, Alessia Ciarrocchi, Valeria De Paola, Ilaria Medei
Care bambine e cari bambini, vi siete accorti che nell’ultimo anno non è stato possibile andare a teatro e al cinema, assistere ad uno spettacolo musicale? Immaginiamo proprio di sì e non so a voi, ma a noi manca moltissimo, ma così tanto che ce li sogniamo la notte.
Infatti è dal 20 febbraio 2020 che i teatri e i cinema sono chiusi ed è stato dato lo stop a tutti gli spettacoli. Certo nei mesi estivi qualcosa è stato fatto, e meno male, ma l’estate è sempre così breve che vola via senza accorgersene.
L’aver fermato gli spettacoli dal vivo non ha solo reso il mondo molto più triste, ma ha messo letteralmente in ginocchio una intera categoria di lavoratori e lavoratrici, coloro che, anche in situazioni normali, vivono nell’assoluta precarietà, avendo per lo più a che fare con contratti di breve durata e lavori estemporanei. Infatti, tolta una piccolissima percentuale di artisti e artiste che hanno raggiunto il successo e una certa stabilità economica, la stragrande maggioranza degli attori e delle attrici, dei cantanti e delle cantanti, dei ballerini e delle ballerine, è costretta a fare una miriade di lavori per arrotondare e raggiungere uno stipendio mensile dignitoso. E loro non sono gli unici e le uniche che stanno soffrendo a causa di questo fermo lavorativo, infatti, nonostante le apparenze, in uno spettacolo non lavorano solo artisti e artiste.
Avete idea di quante e quali persone servono per mettere in scena uno spettacolo? Registi e registe,
tecnici e tecniche audio e luce, scenografi e scenografe, coreografi e coreografe, sceneggiatori e sceneggiatrici, costumisti e costumiste, promoter, insegnanti, gestori e gestrici dei teatri, organizzatori e organizzatrici di eventi, le persone addette alle biglietterie, e molte altre ancora, senza contare tutte la varie collaborazioni che si possono instaurare con altre figure lavorative che più o meno direttamente guadagnano e vivono grazie a ciò che muove uno spettacolo, un concerto, un festival.
L’importanza del teatro non si limita solo alla sua capacità di produrre lavoro, ma il teatro è importante perché fa star bene, fa ridere, fa riflettere, rilassa, commuove, smuove, diffonde cultura, idee, pensieri, combatte, ispira rivoluzioni e nuove visioni. Insomma è essenziale per la crescita di una società ed è terapeutico. Quindi pensiamo che sia importante rimettere in moto questo settore, e dare dignità a tutti suoi i professionisti e professioniste, che mai come quest’anno si sono sentiti invisibili.
Ed è per questo che abbiamo deciso di presentarvene qualcuno, di dar voce alle loro storie, per farvi raccontare del loro lavoro, di come hanno vissuto quest’ultimo anno e per sapere se hanno qualcosa da dire al governo e a voi, bambini e bambine. Queste sono le domande a cui abbiamo chiesto di dare una risposta:
1. chi siete e in che cosa consiste il vostro lavoro, come vi guadagnate da vivere (se fate spettacoli, insegnate, siete tecnici, organizzatori di eventi, agenti, ecc.)
2. come è stato lavorativamente l’anno di pandemia
3. cosa vorreste dire al governo riguardo principalmente al futuro (quel che fatto è fatto)
4. cosa vorreste dire ai bambini e alle bambine
Per non tenervi sulle spine, oggi vi presentiamo il primo di loro, Yuri Cecarini di Civitanova.
«Salve, mi chiamo Yuri Cecarini e sono amministratore della Redgeco srls, una società che si occupa prevalentemente di audio luci video per il settore dello spettacolo, oltre ad assistenza tecnica e installazione. La nostra azienda non si occupa solo di noleggiare attrezzature, ma offre anche tecnici qualificati da quasi trent’anni di esperienza.
I tecnici sono coloro che durante gli spettacoli fanno sì che si senta tutto bene, facendo attenzione all’equilibrio dei volumi e della qualità di suoni e voci, e che gestiscono i movimenti e i colori delle luci sul palco. Sono loro a rendere l’atmosfera magica.
Con la pandemia non abbiamo più fatto spettacoli, solo piccoli lavori di assistenza e qualche vendita, e rispetto all’anno precedente abbiamo ricavato appena il 30%. I pochi soldi guadagnati a malapena sono stati sufficienti per coprire le spese dell’azienda. Spesso non ci si pensa, ma dietro alle persone che lavorano in un’azienda ci sono mamme, papà e bambini e bambine (e non solo) che con lo stipendio hanno bisogno di vivere una vita sana e felice.
Al governo vorrei far notare che non ha trattato tutte le categorie lavoratrici alla stessa maniera, infatti al settore a cui appartengo non sono stati dati lo stesso sostegno ed attenzioni che sono state date ad altre: ci siamo sentiti come l’ultima ruota del carro.
Il nostro lavoro permette la realizzazione di eventi che rendono le persone felici, e quando la gente è felice e sorride, tutto il mondo è migliore.
A voi bambini che siete il nostro futuro, vorrei dire: siate felici, amate il prossimo, aiutate gli altri, ma soprattutto rispettate voi stessi e madre natura. Vi saranno riconoscenti in tanti e tante. Buona vita».
Questa è solo un’anteprima, negli articoli che usciranno nei prossimi giorni “parleranno” Maria Teresa Virgili, Mirco Abbruzzetti, Marta Porrà, Melissa Galosi, Davide di Luca, Giuseppe Rizzo, Manuela Recchi, Simona Ripari. Perciò occhio al giornale, lo spettacolo deve continuare.