a cura di Claudia Brattini
In questo periodo i bambini e le bambine vivono molte costrizioni dettate dalla pandemia e, ora ancora di più, immaginazione e fantasia giocano un ruolo fondamentale. Tra tutti i loro sogni, il volo è certamente ricorrente e così partiamo sulle ali della loro fantasia in un viaggio virtuale sopra le nuvole e mettiamo a loro disposizione un pilota: Antonio Cavagna nato a Novara e vive a Roma, per trenta anni in Alitalia, 18.000 ore di volo su tutti gli aeroplani della flotta, ha concluso la carriera a bordo di Boeing 747.
La classe 2^A della scuola primaria San Giovanni Bosco di Civitanova , sotto la supervisione dell’insegnante Giorgia Monterubbiano, ha rivolto moltissime domande al pilota che ci racconta tutti i retroscena, curiosità e aspetti meno noti della cabina di pilotaggio.
Quanto tempo può rimanere in volo un aereo prima di doversi fermare?
«Un aereo non può rimanere senza carburante, altrimenti precipiterebbe quindi ne deve contenere abbastanza da dirottare l’aereo verso un altro aeroporto in caso di necessità come ad esempio maltempo. Comunque un aereo di linea potrebbe arrivare da Roma a Tokio – e perfino oltre – senza atterraggi intermedi, si può volare oltre le dodici ore atterrando con una rimanenza di carburante nei serbatoi».
Quanti continenti hai sorvolato?
«Tutti i cinque continenti, ma proprio tutti davvero!»
Come si fa a pilotare l’aereo quando c’è tanta nebbia?
«Quando devi atterrare in un aeroporto con nebbia non puoi neppure cominciare l’avvicinamento se la torre di controllo comunica un bollettino meteorologico con visibilità e nubi a terra inferiori a certi limiti consentiti dalla strumentazione dell’aeroplano; quando arrivi a questi valori e non vedi chiaramente la pista di atterraggio, devi assolutamente riprendere il volo, quello che in gergo si definisce ‘riattaccare’ e dirigerti verso un aeroporto con condizioni meteo migliori. Il volo di linea deve essere condotto nella massima sicurezza».
Chi c’è con te nella cabina di pilotaggio?
«Con gli apparecchi elettronici di oggi bastano due piloti nella cabina di pilotaggio, fino a quindici anni fa c’era anche il tecnico di volo che gestiva la parte degli impianti dell’aereo».
Hai mai fatto un atterraggio di emergenza?
«Certo, pochi, ma i piloti di linea sono ben addestrati anche sui simulatori di volo che riproducono fedelmente le situazioni anormali e di emergenza».
Hai mai avuto paura?
«Forse sì, ma in quelle occasioni si deve reagire dando il massimo e collaborare con i colleghi e gli enti di terra. In un aereo linea non si risolvono i problemi da soli ma lavorando insieme».
Come fai a sapere dove devi andare dato che in aereo non ci sono le strade?
«Non si chiamano strade ma aerovie che sono facilmente percorribili con precisione seguendo le indicazioni degli strumenti che ricevono informazioni da installazioni di terra o dai satelliti. Potete notare, infatti, che gli aerei di linea passano sempre sugli stessi percorsi».
Qual è la velocità massima che raggiunge l’aereo che pilotavi?
«In media 850 km/h ma con un forte vento in coda si possono superare anche 1000 km l’ora».
Nel giardino della scuola facciamo una gara di aeroplanini di carta, hai qualche consiglio da darci per costruire l’aereo vincente?
«Mi dispiace ma sono sempre stato negato con gli aerei di carta, mio fratello era molto più bravo di me, però, non è diventato pilota di aerei».
A che altezza vola un aereo?
«Gli aerei normalmente volano a un’altezza tra 10.000 e 15.000 metri di quota, quelli militari molto più in alto».
Quanti passeggeri contiene il tuo aereo?
«L’ultimo aereo di linea sul quale ho volato trasportava 400 passeggeri in cabina, parlo del boeing 747che non a caso è chiamato Jumbo».
Come ti senti quando ti trovi sopra le nuvole?
«Volare sopra le nuvole è parecchio noioso, è molto più bello attraversarle – quando non sono temporalesche – oppure essere appena sopra di esse, sembra di attraversare lo zucchero filato. Quando, invece, sei sotto le nuvole puoi goderti il paesaggio e la velocità».
Dato che sicuramente ti piace volare, qual è il tuo uccello preferito?
«Negli anni in cui ho volato come pilota militare mi piaceva identificarmi con un’aquila, veloce, forte, intrepida. Quando ho fatto il pilota civile mi sembrava più vicina la cicogna; negli ultimi anni quando avevo un deltaplano a motore e svolazzavo a pochi metri dal suolo ho pensato alle rondini agili e rapide».
Come hai deciso di diventare pilota?
«Sono cresciuto in una città che ha vicino un aeroporto militare. Quando questi jet sfrecciavano sopra di me, sentivo un brivido, non di paura ma di passione. In bicicletta andavo spesso a vederli in atterraggio, restavo per ore perfino di sera quando effettuavano i voli notturni».
Che cosa si deve studiare (che scuola si deve fare) per diventare un pilota di aerei?
«Ci sono scuole superiori specifiche per l’aeronautica ma io consiglio di frequentare le scuole superiori normali che lasciano aperte e imparare bene l’inglese. Io dopo il liceo sono andato in Accademia Aeronautica per diventare pilota militare e poi sono diventato pilota civile. Mio figlio dopo il liceo ha fatto corsi di volo in Italia e in America».
Qual è la cosa più bella che abbia visto dal tuo aereo?
«Sono tantissime le cose belle ma sorvolare le nostri Alpi è sempre stata un emozione fortissima».
Com’è la nostra regione vista dall’alto?
«Con un po’ di fantasia può sembrare un animale (un orso o un cinghiale) il cui dorso o schiena è la parte della costa adriatica con una piccola gobba all’altezza di Ancona. E’ verde con tanti bei colli e ci sono tantissimi quadratini che corrispondono ai terreni coltivati i cui colori variano con le stagioni. Le Marche sono una regione bellissima da scoprire attraversando le città e i paesi. Io l’ho scoperta nel periodo del Covid perché non potendo andare lontano, ho organizzato con la mia famiglia una settimana marchigiana vedendo tutte le bellezze della regione e conoscendo persone meravigliose. Perché, cari lettori, sorvolando velocemente paesi e continenti, a volte, si perde la meraviglia delle cose».