di Francesca Marchetti
Michele Gambini ha quasi 43 anni, vive a Recanati e fa il macchinista ferroviere, cioè guida i treni, e già questo farebbe sognare tanti bambini e bambine. Da sempre però ha una grandissima passione: i fumetti e il disegno. Dopo aver svolto in passato l’attività di disegnatore progettista per un’importante azienda, ha deciso di disegnare in totale libertà prendendo spunto dalle sue emozioni facendole diventare illustrazioni e fumetti di grande precisione.
Fan di Topolino a 5 anni, crescendo scopre Conan e l’ Uomo Ragno, poi i fumetti in bianco e nero e scatta la scintilla: decide di iniziare a disegnare. Dapprima i tratti per imitare i suoi personaggi preferiti sono esitanti ma si fanno man mano più dettagliati. Durante l’adolescenza passa a generi di comics dai temi più impegnativi, sia italiani che internazionali, e dedica intere ore a studiare sui manuali di anatomia e disegno. Negli ultimi 15 anni ha curato vari laboratori per le scuole e per giovani adulti, ha partecipato a diverse mostre, anche personali, ed ha organizzato festival con incontri e workshop di celebri autori di fumetti, da Castellini (Dylan Dog, Nathan Never, Silver Surfer) a Steiner (Corto Maltese), con l’emozione di un fan e la volontà degli appassionati.
Come si è approcciato al disegno e ai grandi autori?
«Da semplice interesse il disegno per me è diventato un bisogno. Come per tutte le arti, non basta il talento, bisogna studiare tantissimo e continuamente per migliorare il proprio segno e fare illustrazioni sempre più precise e dettagliate. Anche i grandi fumettisti che ho avuto l’onore di conoscere me l’hanno confermato. Claudio Castellini, Marcello Toninelli (Dante a fumetti) mi hanno confidato che, nonostante la popolarità e i riconoscimenti, non smettono mai di studiare e coltivare la curiosità. Anni fa ho avuto il piacere di conoscere a Lucca Comics il grande Sergio Bonelli, alias Guido Nolitta, padre di Zagor e Mister No, che come un supereroe nascose la sua identità finché non smise di scrivere, mi colpì molto».
Quali sono le tecniche di disegno che utilizza?
«La china è stata il mio primo amore, ma amo realizzare anche disegni grafici e a carboncino, come la Crocefissione che ora si trova nella pinacoteca di Monte San Giusto. Per diversi anni ho anche collaborato come vignettista alla versione cartacea di Emmaus, ispirandomi al grande caricaturista marchigiano Danilo Interlenghi, una figura molto importante per me, mi ha insegnato molto.
Da poco tempo mi sto dedicando allo studio dell’acquerello, utilizzato da Hugo Pratt per Corto Maltese e a un tipo di fumetto più letterario, più in linea con i temi dell’attualità ma anche storici: la guerra, i problemi delle metropoli, la corsa allo spazio.»
Come sono cambiati i fumetti e i lettori negli ultimi trent’anni?
«Il gusto di certo è cambiato così come il modo di comunicare. Negli anni ‘90 il disegno a fumetti era molto dettagliato, oggettivamente più bello. Oggi i tratti sono più semplici, si punta a una comunicazione più immediata. Zerocalcare e Gipì stanno avendo molto successo con disegni essenziali che catturano subito l’attenzione. Negli ultimi dieci anni tutto è più veloce, anche il consumo di libri e giornali, c’è il web, tantissimi videogiochi, perciò come autore devi centrare il bersaglio al primo colpo, il lettore medio si è abituato a non avere più tempo per analizzare quello che legge. Però è innegabile che le storie siano più curate; non c’è più pudore nel trattare temi delicati e purtroppo attuali come la violenza, soprattutto verso le donne, la droga, il bullismo, la malattia. Prima c’era più intrattenimento, adesso i problemi della società vengono a galla anche dai fumetti.»
Chi è il supereroe?
«Come papà, spiego ai miei figli che il vero supereroe non è tale perché è forte ma perché alla base delle sue azioni c’è il sacrificio, lui o lei mettono a repentaglio la loro vita privata per aiutare gli altri e non sentono il bisogno di farsi riconoscere per un vantaggio personale. Batman, che è il mio preferito, è l’eroe metropolitano al servizio dei cittadini in difficoltà. Non l’eroe classico che veniva celebrato ad ogni vittoria.
Ho avuto il piacere di tenere una conferenza sul personaggio del giustiziere Tex al Biumor di Popsophia, al Castello della Rancia nel 2018, e una dedicata a Batman al Reasonanz di Loreto, ripercorrendo le origini e lo sviluppo della loro popolarità. In una di queste occasioni un bambino mi ha chiesto: “Ma i supereroi non prendono niente? “E io gli risposi “No, per loro l’importante è aiutare gli altri e basta. Sono dei semplici piccoli eroi”. Rimase molto colpito, senza parole.»
I suoi figli hanno ereditato la passione per il disegno?
«Non subito. Da piccoli vedevano me disegnare e pensavano fosse un lavoro da grandi. Adesso mi chiedono tavolette grafiche, china, pennarelli. Giacomo ama il disegno grafico, ama le prospettive, mentre Bianca preferisce disegnare a mano ed è più creativa.»
Hai collaborato con diverse scuole, che tipo di progetto si trattava?
«Ho portato avanti due progetti che ho amato molto e che spero di poter riproporre. “Progetto Fumetto” è quello che ha coinvolto la scuola primaria Gigli di Recanati, “Non temete la notte!” quello con la scuola dell’infanzia M. Ventre.
Progetto Fumetto è stato il primo in Italia che vedeva la realizzazione di storie a fumetti a tema da parte di bambine e bambini. Con le classi terze, quarte e quinte ho portato avanti un ciclo di incontri sullo sviluppo di una storia a fumetti, su come si imposta un disegno, che sia di una figura umana o di un animale, realistici o di fantasia, sulle ombre e le luci. È stato scelto un tema (l’età della pietra, i sumeri, gli antichi romani) che ognuno doveva trasformare in una storia, con una trama e dei dialoghi oltre ai disegni. Ho cercato di farli arrivare all’emozione principale della storia, loro facevano un disegno, poi collaboravano insieme per creare i fumetti.
Alla fine dell’anno scolastico abbiamo realizzato una mostra con tutti i lavori realizzati, con una serata evento a cui hanno partecipato grandi e piccini. A distanza di anni ricevo ancora messaggi dai genitori che mi ringraziano perché è stata un’esperienza che ha lasciato un segno nella mente e nei cuori dei figli. I giovanissimi stanno perdendo la capacità di immaginare storie perché le trovano già pronte sul cellulare o nei videogiochi, di più facile accesso oggi rispetto a quando ero bambino io.»
Progetti per il futuro?
«Dopo l’avventura con Reasonanz e Acar farò parte di una nuova associazione culturale, Arcadia. Si occuperà della promozione di eventi e diffusione delle arti visive e la letteratura. Ci sono nuovi soci tra cui Alice Fabretti, soprano e insegnante di canto lirico e moderno, e l’art director Marco Bragaglia. Anche il Comune di Recanati ci ha dato il suo appoggio e vogliamo fare una fiera del fumetto proprio in città, è il nostro primo ambizioso obiettivo.»
Per ogni informazione potete scrivere a Michele all’indirizzo email: ass.cult.arcadia@gmail.com.