di Francesca Marchetti
Riccardo Amicuzi, 14 anni, è da poco uno dei nuovi 28 “Alfieri della Repubblica”. L’attestato d’ onore conferito dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella premia i ragazzi e le ragazze minorenni che, per comportamento o attitudini, rappresentano “un modello di buon cittadino”.
Studente del primo anno del liceo scientifico “Da Vinci” di Civitanova, Riccardo ha ricevuto la notizia dalla madre mentre era in Dad con i suoi compagni. La mamma, Eleonora Forti, ammette una certa incredulità e commozione al tempo stesso: «Ricevere una chiamata dalla segreteria del Presidente della Repubblica non è cosa di tutti i giorni, mi sono chiesta “sarà vero?”. Li ho ascoltati con attenzione ma sono riuscita a capacitarmi dell’onorificenza solo dopo aver letto la notizia sul sito del Quirinale e da altre testate nazionali. Siamo davvero fieri di Riccardo».
Riccardo, come hai reagito alla notizia dell’attestato d’onore come Alfiere?
«Mia mamma era molto emozionata, io non ci potevo credere, e i miei compagni hanno iniziato a farmi tanti complimenti sinceri, è stato un momento irripetibile. Non sapevo se fossi in un sogno o se questo fosse diventato realtà. Ho provato una contentezza incommensurabile, e ho capito che ho un ruolo di grande responsabilità nel portare alta la nostra bandiera e i nostri valori».
Da quando componi versi e scrivi racconti?
«Scrivo da quando avevo circa 5-6 anni, mi piaceva comporre poesie e filastrocche. Poi crescendo ho iniziato a scrivere veri e propri articoli e recensioni per il giornalino della scuola, ho partecipato a concorsi e ho ricevuto anche dei premi, oltre alla pubblicazione delle mie opere».
Hai già qualche progetto per il futuro?
«Mi piacerebbe molto aprire un blog tutto mio dove pubblicare le mie poesie e parlare anche dei miei poeti preferiti, Guido Gozzano e Giacomo Zanella, e di Luigi Pirandello, secondo me il più grande autore teatrale. Mi piacerebbe continuare gli studi alla facoltà di Economia e poter un giorno lavorare per un museo o per una casa editrice».
Se sarà possibile una cerimonia di premiazione, cosa diresti al presidente Mattarella?
«Penso sia il sogno di ogni cittadino poter incontrare il presidente della Repubblica, mi sentirei onorato. Visto che è quasi a termine del suo mandato, lo ringrazierei, oltre che per l’attestato d’onore, anche per il suo operato negli ultimi anni e soprattutto in questo delicato momento, è stato una forte figura di riferimento».
Cosa diresti invece ai tuoi coetanei?
«Vorrei sottolineare che la poesia non va relegata nei libri: ognuno di noi può esprimersi in versi, creare componimenti per dare voce ai pensieri più profondi. Chi è capace di sentire emozioni forti e si sente ispirato a scrivere, è già un poeta».
Ecco due poesie scritte da Riccardo Amicuzi.
“Venuto all’altro mondo” (2016)
Mi chiamo 141 737, cresco nella baracca 56
in questo gelido inverno polacco;
madre mia, non so chi tu sia,
giaci qui, al mio fianco, con distacco.
Stamane, il sole timido, si è affacciato,
che bellezza, così non l’avevo mai veduto.
Ha coperto di speranza la piazza d’appello,
che stranezza, par tutto più bello.
Io piango e nessuno si degna…
lo scheletro qui sopra par si spenga.
“Kinder, bald. Heute duschen!” (1)
Che tristezza, il sole era così caldo,
ma tanto, dopo la doccia, correrò subito a vederlo.
(1) “Bambini, presto. Oggi doccia!”
“Finis Terrae” (2019)
Calliope mi porge l’aratro
per seminar di stelle il campo albino
Ascolto Poseidone che sussurra
ove Ionio ed Adriatico si abbracciano
in tale mare liminale
la terra si accascia
nel cielo Venere si cinge dell’orizzonte
cancella i confini dell’acqua.
Questo è il nulla
opprimente etereo horror vacui
e nelle braccia di Zefiro e Calliope
termino l’infinito ed assaporo l’eternità.
“Al gelsomino (2020)”
Eccoti, gelsomino!
Il tuo profumo nuovo
Bisbiglia, scalpiccia
si impiglia e bisticcia
nell’aria.
La fragranza dei tuoi petali
è albina di verginità
e purpurea di passione.
Sei Danae e al contempo
la pioggia d’oro.
Mi inebrio col nettare
crudele e dolcissimo
e con le tue foglie ubertose
e coi fiori d’odore elegante
sopraffino
che sa di zucchero, di linfa e di pioggia.
Una ruvida rumorosa vistosa fragranza
d’un acre sapore.
Prorompe la tua siepe,
maestosa e selvaggia come un fauno.
vedo zoppicare
i primi passi nel mondo
in questa mortale rinascita.
Anche il cielo lacrima
sulle piaghe del globo.
Io, da sotto la mascherina, rapisco, strapianto
strappo e recido spasmodicamente
una goccia di quella fragranza
e mi si spettina l’anima.
Colgo, uccido un rametto
e lo stringo come un morente
la vita, un memento vivere
per ricordarmi che esisto
e che il mondo danza
sul declivio di un’alba
già tramontata
intorno a me.
Sussurra la speranza.
Ruggisce la morte.
Riccardo Amicuzi scelto da Mattarella, è tra i 28 Alfieri della Repubblica