domenica, Novembre 17, 2024

L’arte del copiare
ai tempi della didattica a distanza

MUSEO DELLA SCUOLA - L'apprendimento cambia ma i bigliettini restano: foglietti, appunti e post-it “sopravvivono” al coronavirus

 

a cura di Logo_MDS_Unimc

Se c’è una cosa che accomuna tutti gli studenti di ieri e di oggi, o almeno quasi tutti, è l’arte del copiare. Dai classici bigliettini nascosti negli astucci o all’interno delle penne Bic alle scritte sulle gomme per cancellare fino alla classica e intramontabile cartucciera. E ancora, le formule di matematica scritte sul palmo della mano, i bigliettini attaccati sotto le suole delle scarpe e gli appunti scritti a matita sul banco, da coprire rigorosamente con il braccio al passaggio dell’insegnante.
Questi sono solo alcuni dei metodi adottati negli anni all’interno delle aule scolastiche, i quali, da un anno scolastico all’altro, si sono evoluti diventando sempre più ingegnosi e al passo con i tempi. Infatti, smartphone e auricolari hanno spesso preso il posto della carta, grazie alla possibilità di cercare risposte su qualche motore di ricerca o di chiedere l’aiuto da casa.

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Nel 2009 l’arte del copiare è diventata anche una mostra allestita allo Schulmuseum (Museo della Scuola) di Norimberga, in occasione della quale sono stati esposti oltre mille tipi di bigliettini utilizzati negli ultimi cento anni da studenti di ogni provenienza geografica, tra cui anche l’Italia. Infatti, era presente un’invenzione del 1947 di una studentessa italiana di Farmacia, oggi conservata al Museo dell’educazione dell’Università di Padova. Si tratta di una serie di 32 rotolini che si sviluppano per una lunghezza complessiva di cinque metri, arrotolati da entrambi i lati e minuziosamente scritti. Con il tempo le invenzioni sono diventate sempre più ingegnose: per esempio, nel 1956, uno studente ha ideato e realizzato un orologio da polso, sul cui quadrante, invece delle lancette, scorrevano rotolini di carta su cui erano state trascritte formule chimiche, che si muovevano grazie a una specie di spoletta che era stata sostituita ai meccanismi interni.

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L’orologio con i bigliettini a posto del quadrante inventato da un ragazzo nel 1956

Al Museo della scuola «Paolo e Ornella Ricca» di Macerata, in occasione del festival Macerata Racconta 2016, si è anche tenuto l’evento «Inganni scolastici. Storia semiseria della funambolica arte del copiare in classe nel secolo scorso», in occasione del quale esponenti dell’amministrazione comunale, professori, studenti universitari e altri, moderati dal professor Juri Meda, sono stati invitati a vuotare il sacco per raccontare il loro passato da copioni a scuola. Tra i racconti che sono rimasti più impressi, sicuramente quello legato alla studentessa con una calzamaglia molto particolare: aveva trascritto tutto il necessario al di sopra del ginocchio ed era sufficiente alzare un po’ la gonna per copiare.
Se tra i banchi di scuola, generazioni e generazioni di studenti e studentesse, si sono inventati svariati modi per copiare, sicuramente non sono stati meno ingegnosi collegati dalla propria camera ai tempi del coronavirus.
Alcuni insegnanti delle scuole secondarie di secondo grado della provincia di Macerata hanno svelato i trucchi più utilizzati da alcuni ragazzi e ragazze nei mesi di didattica a distanza. Al momento dell’interrogazione, sembra ci siano stati, in alcuni casi, improvvisi problemi di connessione o malfunzionamento della webcam, a volte anche contatori andati a fuoco. Durante le prove orali spesso gli insegnanti hanno percepito altre presenze nella stanza, di solito un genitore pronto a suggerire. Un insegnante di un istituto professionale dell’entroterra maceratese ha raccontato che spesso gli studenti dimenticano che non sono gli unici ad avere il libro a portata di mano ed è molto facile, in pochi secondi, scoprire che stanno leggendo dal testo. A volte la copiatura è talmente evidente che tutto finisce con una risata come quando «uno studente mi ha inviato la foto del compito, dicendo che fosse il suo. Peccato che io avessi ricevuto solo pochi minuti prima la stessa identica foto dal suo compagno. Avrebbe potuto almeno ricopiare le risposte del compagno su un foglio e me ne sarei accorto più tardi! Il tutto è finito con le scuse dello studente e un nuovo compito da consegnare» ha raccontato il professore. C’è anche chi ha letto le risposte alle domande da un file di word, ma è stato tradito dal riflesso sugli occhiali o da uno specchio alle sue spalle, oppure chi ha attaccato un foglio di carta o vari post-it all’altezza della webcam per cercare di non far scoprire dove fosse rivolto lo sguardo. Insomma, la didattica cambia, ma l’arte del copiare si evolve, muta e assume altre forme e gli insegnanti sono costretti a mettere in campo nuovi metodi per scoprire gli irriducibili copioni.
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