Gli studenti e le studentesse del liceo artistico “Cantalamessa” di Macerata proseguono con i loro elaborati, nonostante la chiusura della scuola e l’impossibilità di usufruire dei laboratori, che per il loro percorso di studi è essenziale. Anche da casa continuano a creare, inventare e progettare, rispondendo con entusiasmo alle consegne date dai loro insegnanti. Sono proprio loro a raccontare le attività degli alunni e delle alunne. Oggi è la volta di Enrica Paduano, docente di Discipline geometriche e di Laboratorio Architettura.
«Nuove prospettive. Potrebbe intitolarsi così la cronaca di un’insegnante di Discipline geometriche al tempo del Covid-19. Ogni cosa, a partire dall’impartire temi, per finire col resoconto “scritto” degli studenti, è cambiata: in questi mesi tutto è confluito in “termini” come Google Classroom, Drive, videoconferenza, ecc. e guai a chi ne è fuori! Così, in un’atmosfera in cui è stata soprattutto l’insegnante a doversi mettere al passo coi tempi, con le classi quarta e quinta (dove rivesto il ruolo di docente di Laboratorio Architettura), si è portato avanti il tema intrapreso nella vita “reale”: la realizzazione (anche) prospettica della piazza principale del proprio paese di residenza, previa ricerca di materiale, partendo appunto dal “vivo” e arrivando a tavole che ne raccontassero la basilare essenza, sia attraverso calcoli precisi, sia a mano libera. I “confronti” sono stati straordinari, si è lavorato in un’atmosfera davvero perfetta dove l’essenza ha supplito egregiamente l’assenza. Con la classe seconda si sono affrontate le famigerate “Prospettiva accidentale” e “Teoria delle ombre”, anche qui con ottimi risultati nonostante l’”impalpabilità” di una lezione, supplita però, come per le suddette classi, con frequenti incontri virtuali audio, visivi, nonché “messaggistici”. La nuovissima scuola ha dato una nuovissima lezione di vita: l’adeguamento globale per ora ha funzionato, anche se purtroppo il virtuale ha subito il limite della seconda dimensione, non essendoci stata l’opportunità di frequentare il laboratorio né quindi di tramutare il disegno in plastico. In verità, confidiamo in un futuro in cui si possa tornare pienamente e serenamente a “riabbracciare” la terza dimensione».