Nei giorni scorsi, è andato in scena il secondo spettacolo della stagione teatrale del “Vaccaj” di Tolentino, dal titolo “Viktor und Viktoria”. La recensione è stata scritta nell’ambito del progetto “Voci dal teatro”, a cui partecipano Claudia Mochi, Marta Antognozzi, Francesca Falconi, Irene Leotta e Alex Guardati.
di Alex Guardati
Il riadattamento teatrale di “Viktor und Viktoria”, ripreso dall’omonimo film di Reinhold Schunzel, è andato in scena il 7 gennaio al teatro “Vaccaj” di Tolentino. Lo spettacolo è ben riuscito a trattare un tema delicato e attuale come l’amore senza genere nella Germania nazionalsocialista di un Hitler nascente, nella Repubblica di Weimar.
Susanne Weber, un’attrice di provincia, arriva a Berlino povera, affamata e con una valigia vuota, dopo essere stata abbandonata dal suo precedente amore e proprio per questo rifiuta l’amore in ogni sua forma. Durante una giornata innevata e gelida, avviene il fortuito incontro tra Susanne e Vito Esposito, un attore napoletano in cerca di fama, che segnerà una svolta per la vita della protagonista. I due squattrinati parleranno delle loro sventure e condivideranno situazioni e avventure, il tutto con una comicità non banale e facilmente comprensibile, che ci fa fin da subito affezionare ai due personaggi. Vito ospita a casa la donna e, promettendole fama e gloria, la induce a firmare frettolosamente un contratto. Il contenuto prevede che Susanne lavori al posto di Vito, dato il suo infortunio al piede. È costretta, quindi, a lavorare come trasformista e la sua datrice di lavoro sarà la Baronessa Von Punkertin. Susanne dovrà fingere di essere un uomo e diventarlo non solo in scena, ma anche nella quotidianità. Così, per seguire la fama, Susanne diventa un uomo e prende il nome di Viktor.
La compagnia è composta anche dalla ballerina Lilli Schulz, la donna amata da Vito, che si definisce “bionda
in tutto e per tutto” e dall’attrezzista Gerhartd, che attraverso i suoi monologhi incute un certo timore, narrando
le vicende storiche riguardanti il regime e Hitler. A Berlino la figura di Viktor stupisce e affascina, a rimanere incantato è soprattutto il Conte Friedrich von Stein che, percorso da un brivido di passione, cercherà di scaldare il cuore ancora gelido di Viktor, credendolo un uomo. La donna verrà posta davanti a una scelta: rivelare la propria identità e abbandonarsi all’amore o inseguire la fama e rimanere un uomo.
La scenografia è essenziale, priva di effetti che distoglierebbero l’attenzione: gli attori sono la vera anima dello spettacolo. Veronica Pivetti non incarna un ruolo, ma dà vita al personaggio in un’interpretazione intensa e coinvolgente. Vito, interpretato da Yari Gugliucci, e Lilly, di cui Roberta Cartocci veste i panni, sono, invece, personaggi più ironici e rendono la commedia ancora più godibile. Una menzione onorevole va a Sergio Mancinelli, nel ruolo della baronessa, che è riuscito nel difficile compito di farci dimenticare il suo sesso, immedesimandosi a tal punto da diventare una donna ai nostri occhi. Il conte, impersonato da Giorgio Borghetti, attraverso il proprio amore incondizionato, distrugge l’importanza dell’orientamento sessuale e mostra che l’amore vero sfonda qualsiasi barriera anche sotto un regime totalitario, anche contro il Füher stesso. L’attrezzista, interpretato da Nicola Sorrenti, è, invece, la marionetta generatrice di terrore, sottoposta all’ideologia di Hitler, l’interpretazione è accurata anche nelle sue esagerazioni, il personaggio sembra folle con le sue marce e le sue scenate. “Viktor und Viktoria” è uno spettacolo che, nonostante il suo tratto umoristico, riesce a generare forti riflessioni.