Droga nelle scuole,
non facciamo finta di niente
Ecco come parlarne in famiglia

Droga nelle scuole,
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Ecco come parlarne in famiglia

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L’ANALISI – L’episodio del 13enne denunciato per spaccio ci invita a riflettere. Alcune cose da sapere su come parlare ai propri figli o ai propri studenti della dipendenza

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Paola Nicolini

di Paola Nicolini

Proprio mentre a Macerata ci apprestiamo a celebrare il 30° anniversario dalla proclamazione della Carta dei diritti dei bambini e degli adolescenti, con molte iniziative pensate per far crescere in tutta la comunità la consapevolezza del ruolo fondamentale dell’educazione nei primi anni di vita per la costruzione del benessere da adulti, ci arriva la notizia che un giovanissimo studente sia stato trovato in possesso di alcuni grammi di sostanze stupefacenti, pronte per essere passate a qualche compagno o campagna di scuola. Subito la notizia si è sparsa, creando giustamente preoccupazione e scompiglio tra le famiglie. Le forze dell’ordine si sono messe in movimento ed è stato coinvolto il tribunale dei minori di Ancona, perché fare consumo di sostanze stupefacenti e, soprattutto, farne mercato, è un reato anche quando l’autore o l’autrice del comportamento illegale è un minorenne.
L’appello accorato del Questore di Macerata, alla guida dell’operazione di sorveglianza, è di fare ognuno la propria parte perché fare finta di niente o sottovalutare l’accaduto significa porre le basi perché vicende come questa continuino ad accadere, con gravi conseguenze sulla crescita dei ragazzi e delle ragazze, sia dal punto di vista legale, che sulla salute fisica, ma anche sull’equilibrio psicologico.
È immensamente importante che si affronti l’argomento, per offrire una corretta conoscenza e una guida onesta ed esperta per preparare le basi per mantenere le sostanze fuori dal futuro dei più piccoli.

Ecco alcune cose da sapere su come parlare ai propri figli della dipendenza, che puoi condividere con gli adulti che conosci e che consideri persone fidate.

Inizia prima che lo facciano i coetanei
Prendere tempo per conversare apertamente con i propri figli e le proprie figlie è di per sé un fattore di protezione, perché la relazione di ascolto reciproco e il tempo che ci si dedica gli uni agli altri sono un prezioso strumento per la costruzione di un rapporto di fiducia. Meglio un regalo in meno, meglio evitare un giro nei centri commerciali dove non c’è modo di parlare, e prendersi invece il tempo per stare a casa, accoccolarsi sul divano, giocare insieme, abbracciarsi e intanto anche parlarsi: a volte saranno le emozioni del momento, a volte una situazione che suscita interessa, a volte argomenti su cui è bene che anche i più piccoli siano informati da una guida attenta e sicura come quella che un adulto familiare può fornire. In questo modo si passa il messaggio dell’essere a disposizione, del proporsi come una risorsa a cui poter venire con qualsiasi domanda o dubbio, di un’accoglienza incondizionata e dedita alla cura, qualsiasi sia la fase della vita o il problema da affrontare, anche se non si conosce la risposta. Perché il tema non è dare risposte immediate, quanto avere la disponibilità a scoprirle insieme.
Naturalmente, partire presto non significa entrare in tutti i dettagli dell’uso degli stupefacenti e della dipendenza.  Con i bambini piccoli o in età prescolare, ad esempio, si può indirizzare l’attenzione sul fatto che anche un medicinale che di norma ci cura, se assunto in modo sbagliato o eccessivo, se somministrato senza le dovute accortezze, può fare male.

Lascia che la conversazione si evolva
È importante per le famiglie capire che sempre più i figli e le figlie sono esposti alle notizie e alle storie connesse all’uso e abuso di sostanze stupefacenti, spesso a un’età molto più giovane di quanto i genitori immaginino. Il fatto accaduto in questi giorni a Macerata deve essere tematizzato a casa e anche a scuola, non può passare sotto silenzio. È un’opportunità per mettersi a disposizione innanzitutto per le domande che ragazze e ragazzi possono avere, e successivamente anche per chiedere cosa ne sanno di sostanze, come immaginano si arrivi a farne uso, come pensano che ce le si possa procurare, come stanno secondo loro i compagni e le compagne coinvolti.

Imposta la relazione all’onestà e alla franchezza
L’onestà è vitale nelle conversazioni tra genitori e figli, in special modo quelle sulla dipendenza. A volte ci si sente riluttanti a parlare ai propri figli se si pensa di non essere preparati o, ancor più, se si è fatto uso di sostanze in qualche fase della propria vita. Possono infatti arrivare domande molto dirette e bisogna essere onesti, per rispettare la fiducia dei più piccoli negli adulti, anche senza dover rivelare ogni piccola cosa accaduta. È importante essere sinceri quando è appropriato, anche dicendo che si sono fatte delle prove, e magari non è stata una bella esperienza, perché molte cose brutte potevano accadere. O, se qualcosa di brutto è successo, comunicare il desiderio che i propri figli non facciano le stesse scelte, soprattutto perché si conoscono meglio le conseguenze sull’uso di sostanze e su come funziona il cervello. È di immenso valore educativo una conversazione fiduciosa e costruttiva, senza nascondere la verità, in questi casi.

Co-costruire un identità che “regge”
Cadono più spesso preda dell’uso di sostanze stupefacenti ragazze e ragazzi con poca autostima, poco in grado perciò di darsi regole da soli, di poter fare a meno del consenso dei coetanei. Questo è il punto focale e su questo bisogna impiantare la costruzione di una relazione educativa, funzionale a porre le basi per una rappresentazione realistica di sé, dei propri limiti e delle proprie risorse. Se sto bene con me stesso o me stessa, se posso “ragionare con la mia testa”, se ho la possibilità di scegliere invece che dovermi adeguare semplicemente e superficialmente a quel che il gruppo propone, se non devo necessariamente fare cose sopra le righe per essere notato o notata, allora ho tutti gli strumenti utili per adottare i comportamenti – magari trasgressivi, ma comunque non autodistruttivi – che mi portino a crescere con idee autonome e a scegliere secondo criteri personali.
Questo significa modificare le modalità di relazione spesso adottate in questa fase storica, volte a “gratificare” bambine e bambini per qualsiasi cosa abbiano fatto (basta fare attenzione a quanti bravo! Brava! elargiamo loro giornalmente), impostate alla massima riduzione delle frustrazioni (faccio per te, offro la via d’uscita, semplifico la procedura, evito qualsiasi possibilità di errore, distolgo l’attenzione in caso di dolore o di fatica con un premio, con un regalo…), dettate dalla fretta di ritmi imposti dall’economia e del tutto inadatti alla crescita dei bambini e delle bambine (ora non ho tempo di discutere, staremo insieme domani, possibile che tu debba essere così lento/a?…)

Rendere chiaro che la dipendenza da sostanze è una malattia
La dipendenza è una malattia, e anche se può essere difficile recuperarla, le persone possono migliorare. Hanno solo bisogno di buoni medici e del supporto di cure adeguate per venirne fuori. La dipendenza non rende una persona cattiva, anche se a volte per procurarsi le sostanze di cui non possono più fare a meno i tossicodipendenti arrivano a commettere azioni che nuocciono a se stessi e agli altri.
Se il genitore di un bambino o un altro parente stretto, con cui si hanno contatti regolari, è affetto da dipendenza, è importante offrire consulenza e sostegno a quel bambino, così che possa sentirsi libero da responsabilità e capace di scegliere secondo la propria traiettoria di sviluppo.

Non usare tattiche intimidatorie
Spaventare i bambini e le bambine ricorrendo a messaggi intimidatori può funzionare all’inizio, quando sono veramente piccoli, ma una volta che siano adolescenti non sarà certo la paura delle conseguenze legali o sulla salute a fare da deterrente. Funziona invece far sapere fin da piccoli, ai propri figli, che si è sempre disponibili all’ascolto, perché non vadano a cercare soluzioni alternative presso fonti inadeguate o scorrette. Bisogna che sia chiaro che, come genitori, il nostro ruolo è di restare accanto anche se si sono commessi degli errori, che si può sempre venire da noi e parlare con noi, che saremo pronti ad ascoltare e a trovare le soluzioni insieme. Il che non va interpretato come un’assoluzione e un passar sopra qualsiasi cosa sia accaduta, ma prendersi la responsabilità di scelte anche dure e faticose, assicurando tuttavia il rilancio della fiducia che sola può portare a ricucire gli strappi procurati a se stessi e alla propria comunità.

Utilizzare le risorse del territorio
Si possono trovare su questi argomenti guide per genitori, video esplicativi e soprattutto supporto diretto presso i servizi socio-sanitari. È necessario e urgente diffondere una conoscenza e una formazione a tutti i livelli della società per capire, riflettere, confrontarsi e rendersi disponibili a costruire insieme una comunità capace di collaborare e di essere utilmente a disposizione per assicurare un sano futuro ai più piccoli del nostro presente.

*Psicologa e psicoterapeuta
Docente di psicologia dello sviluppo e dell’educazione – Università di Macerata

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