Alla ricerca dell’acqua perduta: gli studenti e le studentesse del liceo scientifico G.Galilei di Macerata esplorano le condotte carsiche ipogee dell’Appennino. È iniziato il nuovo progetto di Scienze della Terra per le sezioni A e B delle classi quinte e quarte del Liceo Scientifico maceratese,con una escursione ed esplorazione della Grotta di Monte Cucco (Appennino Umbro Marchigiano).
“Laboratorio Terra” , questo il nome del progetto didattico avviato nel presente anno scolastico,si pone come obiettivi quelli di conoscere dal vivo, con esplorazioni dirette dell’ambiente naturale, le caratteristiche più significative del nostro ambiente: la genesi e la conservazione dell’acqua da cui dipende la nostra vita; le variazioni climatiche viste attraverso il processo di ritiro dei ghiacciai alpini, ma anche come l’uomo, ad iniziare dalla preistoria, ha intessuto con la natura un rapporto di profonda spiritualità includendola nel suo orizzonte del sacro.
Ideato dal professor Andrea Antinori, docente di scienze, con la collaborazione dei professori Stefano della Ceca, docente di religione, e Lucia Tancredi docente di lettere, si avvale della collaborazione tecnica ( per la conduzione delle escursioni) di guide professioniste operanti nei parchi naturali e degli istruttori della locale sezione del Cai Macerata.
La prima attività è consistita nella esplorazione del tratto più antico della Grotta di Monte Cucco, che ha permesso di attraversare l’omonima montagna attraverso i grandi e maestosi ambienti carsici ipogei, di questo complesso che si sviluppa nel cuore calcareo del massiccio per 35 Km di sviluppo fino ad una profondità di 935 metri. Tali dimensioni ne fanno una delle grotte più estese e complesse in Italia, direttamente in comunicazione con una delle più importanti falde idriche che alimentano città come Perugia. Dopo aver risalito il precipite versante orientale del monte gli studenti, indossati i caschi di protezione, sono scesi per il pozzo d’ingresso (27 metri di altezza) nei meandri sotterranei, e dopo aver attraversato i maestosi ambienti sotterranei come le sale della Cattedrale, la Sala Margherita e il Giardino di Pietra tra gli altri, sono giunti fino al cunicolo di uscita sul versante opposto del monte.
Da lì per un aereo sentiero tra le faggete e i prati sommitali, nel tornare verso l’autobus, si è osservata la complessa struttura dell’Appennino, dal Monte Nerone fino ai Sibillini a sud e fino al Conero ad oriente, verificando in diretta le nozioni precedentemente apprese sulle strutture tettoniche e sulla morfologia che lo caratterizza. Hanno potuto così toccare con mano l’incredibile lavoro di corrosione e modellamento operato nei millenni dalle acque che penetrando nel sottosuolo, si accumulano infine nelle profonde falde freatiche, da cui dipende la maggior parte dell’alimentazione delle sorgenti a cui attingono i nostri acquedotti e che impediscono ai nostri fiumi di seccare. I ragazzi e le ragazze hanno così constatato che le nostre montagne sono le vere custodi dell’acqua, ma anche la facilità con la quale gli inquinanti possono raggiungere tale preziosa risorsa idrica, infiltrandosi nel sottosuolo e rendendola indisponibile per la maggior parte degli usi civili e produttivi.
La prossima uscita è prevista in primavera e si svolgerà in ambiente alpino, in Valcamonica per studiare l’interessante sito delle incisioni rupestri e poi sui ghiacciai dell’Adamello per constatare le conseguenze del drastico ritiro dei ghiacciai di alta quota.
Con queste attività si vuole dare applicazione allo spirito della riforma dei licei che enfatizza l’uso dei laboratori nelle discipline scientifiche e l’attività laboratoriale delle Scienze della Terra può effettuarsi solo in natura. Inoltre solo la diretta frequentazione della natura può produrre quella conoscenza che fa la differenza tra una generica volontà di difesa della stessa e una consapevole e operativa attività di conservazione delle risorse naturali da parte dei giovani.