domenica, Novembre 17, 2024

Simone Riccioni, la fortuna del cinque
ARTISTICO TG – puntata 4

MACERATA - Il noto attore maceratese si racconta alle telecamere del liceo "Cantalamessa" dove ha girato alcune scene del suo ultimo film. "La mia seconda volta" racconta la storia di Giorgia Benusiglio che ha incontrato studenti e studentesse per portare la sua testimonianza

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La Quarta puntata dell’Artistico Tg, il telegiornale del Liceo Artistico “Cantalamessa” di Macerata è stata curata dalla classe 3E (audiovisivo e multimediale) in alternanza scuola-lavoro.

Di seguito l’articolo scritto dalla professoressa Roserita Calistri con gli alunni e le alunne della classe III D indirizzo Audiovisivo e multimediale del liceo artistico “Cantalamessa”

Si è concluso nel migliore dei modi il progetto Cineducando all’artistico di Macerata con un toccante incontro tra Simone Riccioni, Giorgia Benusiglio e i ragazzi che frequentano liceo.
Il progetto, nato un anno fa dalla collaborazione tra la Linfa Crow 2.0 (un market place italiano rivolto alla promozione e alla valorizzazione di progetti legati al mondo della cultura) e il liceo artistico, ha un importante scopo educativo: quello di sensibilizzare i giovani, i genitori e gli educatori a una tematica particolarmente attuale: quella dell’assunzione occasionale di sostanze stupefacenti.

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Giorgia Benusiglio e Simone Riccioni

La vera storia di Giorgia Benusiglio, che per mezza pasticca di ecstasy ha rischiato la propria esistenza e che ora vive grazie ad un trapianto di fegato, ha colpito alcuni docenti che si sono prodigati affinchè la proposta, presentata da Simone Riccioni, venisse accolta dal dirigente, dal collegio docenti e dal consiglio d’istituto. E’ nata così la collaborazione per cui il film, “La mia seconda volta”, è stato girato, oltre che in altre location, nei laboratori e nei locali della scuola e gli alunni hanno fatto da comparsa.
All’uscita del film le classi sono andate al cinema e, dopo aver visto la proiezione, hanno riflettuto, con l’insegnante di religione ed altri docenti, sui valori trasmessi e sulle problematiche legate alla droga, per rendere consapevoli i ragazzi dei pericoli seri che possono correre e che basta un attimo per rovinarsi la vita o distruggere quella di qualcun altro.
Alcuni docenti ritengono opportuno parlare di tali argomenti perché, se si considera il quadro drammatico delle statistiche di morti per uso di droga anche occasionale, significa che non c’è abbastanza informazione e soprattutto non c’è trasmissione, da parte degli adulti, di valori, di rispetto per la propria vita e per quella degli altri e di speranze.

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Quindi a conclusione di tale progetto, particolarmente formativo, vi è stato l’incontro degli alunni e delle alunne con Simone e Giorgia, un momento toccante ed addirittura commovente. Giorgia ha esordito raccontando la sua storia, quella di una ragazzina per bene, come ce ne sono tante, educata da una famiglia attenta, che, per superficialità, prende mezza pasticca di ecstasy tagliata con veleno per topi. Dopo essersi ritrovata in ospedale, i medici le diagnosticano un’epatite tossica fulminante e le danno poche ore di vita. Il caso vuole che in quel medesimo momento a Civitanova muore, per incidente d’auto, Alessandra Malaisi, una ragazza di vent’anni, il cui fegato viene espiantato e trapiantato nel corpo di Giorgia. E’ grazie a lei che Giorgia ora vive:
«Vivo in modo intenso ogni giorno come se fosse l’ultimo e cerco di fare della mia vita un capolavoro, solo così do un senso alla mia vita. Ho paura di non portare a termine i miei sogni perchè per i trapiantati il tempo è importantissimo, la paura ti paralizza e non ho tempo di paralizzarmi. Ho dovuto rinunciare alla mia libertà, alle 8 in punto devo prendere un farmaco, se non lo prendo muoio, devo fare il medesimo gesto (di portare la pasticca alla bocca) che a 17 anni mi ha quasi portato alla morte. Ho dovuto rinunciare alla mia più grande passione: la danza, quando ho appeso le scarpette al chiodo è stato doloroso rendersi conto che non potrò mai stare sul palco e che potrò essere solamente una spettatrice. …

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All’inizio avevo timore di andare nelle scuole, principalmente perchè non volevo ricordare la mia esperienza, pensavo che la cicatrice fisica sarebbe stata la cosa più difficile da accettare ma sarei poi potuta tornare la Giorgia di un tempo, una volta accettata, ma quando capisci che la cicatrice fisica è la cosa più semplice da tollerare ti rendi conto che è la cicatrice dell’anima quella che continua a sanguinare e non si rimargina. Quando ho realizzato che la Giorgia di un tempo non c’era più e che avrei dovuto fare i conti con una nuova me, ho capito che l’unico modo che avevo, per imparare a convivere con questa mia nuova me, fosse quella di immergermi in ciò che mi era accaduto».

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E’ così che ha deciso di trasformare la sua esperienza in una lezione di vita, informando e parlando ai ragazzi e alle ragazze dei rischi legati all’assunzione di droghe. Inizialmente con il padre e ora da sola. Da più di undici anni, svolge un’attività di prevenzione, raccontandosi nelle scuole, perché il suo errore possa evitare quello di qualcun altro, per dare ai giovanissimi quella giusta informazione che lei non ha avuto, con uno sguardo attento, però, lasciando spazio alla speranza, scommettendo sulla capacità di cambiamento.
Molto toccante è stato quando Giorgia ha raccontato di come ancora senta il rimorso nei confronti dei genitori, in particolar modo nei riguardi del padre, un uomo molto responsabile e premuroso nell’educazione dei figli, orgoglioso della sua famiglia, che ha visto crollare tutte le sue sicurezze e piombare nello sconforto e nella domanda persistente: “dove ho sbagliato?” e nella risposta: “avrei dovuto vegliare di più su mia figlia”.

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«In un nanosecondo sono andata a distruggere così tutte le sue aspettative. Mi sono resa conto di quanto dolore gli ho arrecato quando ritrovai una lettera scritta da lui stesso, pubblicata sul “Corriere della sera” una settimana dopo il trapianto, è come se avesse voluto parlare con me un’ultima volta e l’averla trasformata in video, mi permette di averlo sempre accanto a me».
L’incontro è volato in un battibaleno tra ascolto, domande e riflessioni.
Claudia : «L’incontro con Giorgia è stato davvero emozionante, è riuscita a trasmetterci il dolore che ha subito. Ci ha fatto riflettere sulla vita e sui piccoli errori che sembrano insignificanti ma che ci possono cambiare la vita per sempre. Nella maggior parte degli incontri, gli esperti ci dicono che la droga fa male e che non dobbiamo farne uso. Giorgia ci ha raccontato la sua storia e ci ha detto: “se siete in grado di superare quello che ho passato io, allora siete liberi di farlo. Queste sono le conseguenze. …. Non serve a nulla dirvi di non fare qualcosa, perchè non dareste retta a nessuno».

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Rebecca: «La testimonianza di Giorgia è arrivata dritta al cuore. Giorgia ha dovuto passare le pene dell’Inferno solo per uno sbaglio commesso da ragazza. Questo mi ha fatto pensare a quanto quelle stupidaggini, che possono sembrare innocenti, possano realmente influire sul nostro futuro. Giorgia da parte sua sa relazionarsi davvero bene con noi ragazzi perchè ci tratta da pari e non come un genitore che rimprovera. Ascoltare la sua storia è un’esperienza che consiglio a tutti».
Gaia: Quest’incontro mi è piaciuto molto perché Giorgia ha saputo raccontare bene la sua storia e, grazie a lei, sono sicura che il messaggio che voleva mandare sia arrivato a tutti noi studenti e sicuramente la maggior parte di noi è uscita dall’incontro più informata di prima».

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Federica: “Quest’incontro con Giorgia è stato davvero toccante, ascoltare la sua triste storia, le sofferenze, la riabilitazione, per colpa di una mezza pasticca! Il momento in cui poi ci ha parlato della sofferenza dei genitori e soprattutto del padre, è stato un pugno nello stomaco. E’ stato un padre che si è preso la colpa per “l’incidente” della propria figlia, pur non avendone. Se avessi avuto modo di avvicinarmi a lei e parlarle le avrei detto: “quanto vorrei essere forte come te. In un’ora mi hai dato tantissimo. Grazie».

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Beatrice: “Il discorso che ha fatto Giorgia è stato molto profondo e toccante. Lei si è raccontata e non ha nascosto nulla a noi, poiché, dopo l’esperienza vissuta, sa che è proprio durante l’età adolescenziale che si commettono più errori e si fanno pessime scelte. Il suo scopo, però, non è dirci di non fare certe azioni, bensì di informarci su tutto ciò che esse comportano e quali sono le conseguenze. “Consapevolezza” è la parola chiave e credo che il messaggio sia arrivato e abbia penetrato i cuori di tutti».
Valentina: «L’incontro è stato davvero toccante; sentire Giorgia parlare di quello che le è successo, aprendosi a noi, mi ha fatto personalmente commuovere, si percepiva che parlava con sentimento e quando alla fine ci ha fatto ascoltare la lettera che suo padre aveva scritto sette giorni dopo il trapianto, mi ha fatto pensare molto a quello che i miei genitori proverebbero. Grazie a questo incontro ho dato un peso completamente superiore al mio pensiero sull’assunzione di droga e spero che anche gli altri abbiano compreso quello che Giorgia ci ha trasmesso».

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Simone: «Giorgia ci ha aperto gli occhi su delle cose che noi ragazzi non ci aspettiamo possano capitarci, perché per alcuni prendere una pasticca di ecstasy significa “sballarsi” per quell’oretta, divertirsi e sentirsi “liberi”. Giorgia con le sue parole è riuscita ad arrivare fino ai nostri cuori e ci ha fatto capire che possiamo divertirci in maniera sana».
Esther: «L’incontro è stato molto bello perché mi ha fatto riflettere. La cosa che mi ha più colpito è il fatto di come la sua vita ora dipenda da dei farmaci che la stanno portando progressivamente alla morte e di come ora praticamente lei si è bruciata tutti i suoi sogni con solo mezza pasticca! Ma ha avuto una seconda possibilità e non vuole sprecarla! Questo mi ha spinto a voler rendere la mia vita un capolavoro anche per tutte quelle persone che non ne hanno più la possibilità, senza gettare nemmeno un’occasione».
Caterina: «Ho visto in Giorgia una forza straordinaria come in pochissime persone. Grazie».
Valentina: «L’incontro con Simone e Giorgia è stato diverso dagli incontri precedenti, più tempo passava e più mi sentivo un tutt’uno con lei (non perché faccia uso di droga) ma perché grazie alla sua storia, non potevo smettere di ascoltare e condividere».
Umberto: «Giorgia è riuscita a trasmettere le sue emozioni e ci ha portato a riflettere su cosa potrebbe accadere dopo l’assunzione di certe sostanze».
Lorenzo: «L’incontro mi è piaciuto ed è stato utile anche perchè Giorgia e Simone hanno chiarito alcuni particolari del film che non avevo percepito».
Diego: «L’incontro mi è piaciuto non solo per ciò che Giorgia ci ha trasmesso, ma anche per la delicatezza con cui sono stati affrontati certi argomenti. E’ importante parlare di queste cose».
Emma: «Giorgia, ci ha trasmesso la sofferenza passata e quella presente. La sua vita, purtroppo, non è un film che si può riavvolgere».

 

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