Il talk show di oggi al Lauro Rossi con gli studenti e studentesse del liceo Classico di Macerata per parlare della rete digitale è diventato un bell’esempio di come fare educazione in leggerezza. Professori interrogati da studenti e studentesse per approfondire il tema e capire pericoli ed opportunità di questo mondo che occupa in modo totalizzante i millenials. «Non siate surfisti ma minatori» ha sintetizzato Lorenzo Lattanzi responsabile regionale dell’Aiart, associazione culturale orientata alla formazione e tutela del cittadino mediale. «Siete la generazione più calunniata, spesso senza speranza: ma abbiamo fiducia in voi, non vi giudichiamo e non vi condanniamo», sempre rivolto alla platea dei liceali, Marcello La Matina dell’università di Macerata. Sul palco con loro anche la dirigente del compartimento Polizia Postale e Comunicazioni per le Marche Cinzia Grucci (l’evento faceva parte delle celebrazioni per il ventennale dell’istituzione del servizio) e i giovani Matteo Polimanti e Angelica Nicole Ricca in rappresentanza degli studenti. Moderatore il giornalista Vincenzo Varagona.
Tanti spunti per capire meglio come mantenere lo stupore che si deve avere di fronte alle cose senza perdere la coscienza che ci può essere un trucco. Spesso dietro a quelli che sembrano improvvisati youtubers c’è un sistema di marketing che non lascia nulla al caso anche quando sembra il contrario. L’esortazione che arriva dai relatori è dividere la realtà percepita da quella vera e trasformarsi da spettatori ad attori. «Spesso consideriamo la rete solo uno strumento – dice La Matina – ma ciò è parzialmente vero. Quando entriamo nel sistema veniamo inglobati. E’ come avere un estraneo in casa. Bisogna capire che lo strumento può essere dismesso ma il sistema no. Un esempio di questo è che i produttori di smartphone depotenziano i loro apparecchi perché non è quella la merce, siamo noi la merce vivente. Noi che trasportiamo il sistema. Gli algoritmi danno immagini stereotipate e quindi da persone diventiamo profili. La soluzione è attraversare lo schermo, non rifletterlo. Viviamo sempre sotto lo sguardo di qualcuno, ma non è vincolante. Anche gli alberi crescono sotto la forza di gravità ma è proprio quella che permette loro di svettare».
Emerge anche il tema delle regole e il meccanismo della trasgressione da parte dei giovani e non solo: «Con le regole siamo più liberi, – spiega Lattanzi – senza segnali stradali andremmo a sbattere. La prima regola è lasciarlo sempre acceso… il cervello. Bisogna conoscere alcune dinamiche prima di usare lo smartphone, superare il pregiudizio di conferma e stupirsi del diverso. Se non cercate conferme ma smentite potete realizzare una comunità universale attraverso il confronto dialettico». Venti anni di attività della polizia postale sul fronte del crimine informatico e oggi le cose sono molto cambiate: «Non c’è più il singolo hacker che metteva alla prova se stesso, – ha detto Cinzia Grucci – sono tutte organizzazioni criminali votate al lucro con mezzi potentissimi. Fortunatamente le leggi recepiscono il pericolo e noi ci stiamo attrezzando per contrastare questo fenomeno».