di Paola Nicolini*
So che ti sarai sentito spingere per le spalle dalla mamma o dal babbo verso i bambini che vanno su e giù sullo scivolo al parco giochi, mentre a te sarebbe piaciuto restare a fare castelli di sabbia (o magari castelli in aria!), solo con i tuoi pensieri, a sentire il sole e l’aria nei capelli.
So che hai sentito il commento della tua insegnante, che dice ai tuoi genitori, con il viso un po’ preoccupato, che ha notato che spesso non ti piace unirti al gruppo degli altri tuoi coetanei, che invece sembrano essere felici di stare tutti insieme. L’insegnante teme che tu sia un bambino o una bambina privo di abilità sociali, che tu ne soffra, perché ti senti incapace. O peggio ancora, perché non vuoi stare con i compagni e le compagne di scuola per cui loro, alla fine, non vogliono più stare con te e non ti chiamano spesso a giocare con loro, durante l’intervallo.
Tu vorresti dire ai grandi di non preoccuparsi, perché in realtà è che tu ogni tanto stai proprio bene per conto tuo. E non è perché non sai come fare a entrare nel giro dei turni del salire e scendere dallo scivolo o perché rifiuti la compagnia degli altri. Il fatto è che ci sono momenti in cui senti proprio il bisogno di stare per conto tuo con i tuoi pensieri, con le tue fantasie, con le tue immagini nella mente, così vivide che il pescecane diventa concreto e il coniglio parlante potrebbe da un momento all’altro saltare dalla tua fantasia al mondo reale, sorprendendo tutti. Di tanto in tanto hai bisogno di pensare a quel che ti piace o ti preoccupa o ti dà pensiero, perché anche i bambini e le bambine hanno gusti, preoccupazioni e pensieri. Ogni tanto hai bisogno di una pausa dall’impegno a interagire con gli altri, che comunque significa ascoltarli invece che ascoltarsi, comprenderli invece che comprendersi, sintonizzarsi verso l’esterno invece di restare centrati su di sé, cosa altrettanto importante.
E per ascoltare se stessi, per comprendersi, per restare centrati su di sé lo sai che è necessaria una grande competenza emotiva? Lo hanno affermato due docenti di psicologia dell’Università di Parma, che sono venute a raccontarci le loro ricerche qualche giorno fa a Macerata. I loro nomi sono Ada Cigala e Paola Corsano**. Queste due esperte nel campo dello sviluppo dei bambini e delle bambine si sono soffermate proprio su quelli che amano stare da soli, cercando di comprendere se siano persone a cui manca qualche caratteristica importante per poter socializzare o, viceversa, siano persone così altamente competenti da avere una particolare capacità di sostare nella propria solitudine senza avvertirne il peso, ma solo gli aspetti migliori.
Quindi se sei uno di quei bambini o una di quelle bambine, sappi che stare da soli costituisce un bisogno fondamentale per l’essere umano tanto quanto stare in compagnia degli altri. Darsi un tempo per sé è importantissimo per la crescita equilibrata, richiede capacità di autoregolazione e di comprensione dei propri stati d’animo. Infatti i bambini e le bambine che amano stare da soli hanno la capacità di capire quando è il momento di distaccarsi dalle attività e dai giochi che si fanno in gruppo, per prendersi cura di sé in uno spazio privato. Sanno anche comprendere quando sono tristi o arrabbiati, per cui in quei momenti si appartano alla ricerca del silenzio o per evitare di sfogarsi sugli altri senza motivo. Insomma, tutt’altro che manchevoli di capacità , piuttosto sono molto competenti.
Sono sicura che qualcuno o qualcuna di voi si riconoscerà in questa descrizione. Allora, se finora non vi siete sentiti capiti, avete ragione. Raccontate quel che ho condiviso ai genitori, agli insegnanti, agli educatori e ad altri bambini e bambine che vi sembra amino stare da soli. È importante diffondere una cultura che ci permetta di essere riconosciuti nelle nostre caratteristiche e dimensioni.
*Università di Macerata
** P. Corsano, A. Cigala, So-stare in solitudine, McGraw-Hill 2004