Giornata della memoria in ricordo delle vittime delle mafie, il liceo classico Filelfo di Tolentino ospita Giuseppe Costanza, autista e uomo di fiducia del magistrato ed eroe Giovanni Falcone. Sopravvissuto alla strage di Capaci, l’ormai 71enne Costanza ha raccontato la sua storia con passione al teatro Spirito Santo: la nascita del suo desiderio di combattere la mafia in seguito all’assassinio del magistrato Rocco Chinnici, il rapporto con Falcone, quel drammatico 23 maggio 1992, in cui morirono, oltre al magistrato antimafia, anche la moglie Francesca Morvillo e tre uomini della scorta. Costanza si salvò per una fatalità, perché quel giorno seduto al posto di guida, accanto alla moglie, c’era il giudice, che per un gesto inavvertito aveva sfilato la chiave dall’auto, rallentandone il movimento. Ma la condizione di sopravvissuto viene sentita quasi come una colpa, visto che poi seguirono gli anni dell’abbandono da parte delle istituzioni, delle fondazioni, di tutti i riti celebrativi. Ventitré anni di oblio da parte dello Stato, di cui Costanza parla con grande e ancora incredula amarezza e che racconta nel libro denuncia In stato di abbandono, edito da Minerva e scritto in collaborazione con il giornalista Riccardo Tessarini.
«Che società può essere questa, in cui devi morire per forza per essere ricordato?». «Eppure – chiarisce – non è un attacco contro lo Stato, perché io lo rappresento, lo Stato». Dunque un uomo che non demorde, non si pone allo stesso, infimo, livello dei carnefici, ma che ama vivere qui, in Italia, che pensa al futuro da lasciare alla sua famiglia e ai giovani che da qualche anno incontra numerosi nelle scuole, ai quali insegna che bisogna opporsi con coraggio al puzzo dell’indifferenza e al silenzio complice: «Siate vigili ragazzi, fate terra bruciata intorno alla mafia», questo l’appello finale di Costanza, dopo aver risposto ad un fiume di domande. «Abbiamo avuto una testimonianza forte – dice Michele Polisano della quarta Liceo Classico, la classe organizzatrice dell’assemblea – su un tema di grande valore civile e su un evento tra i più drammatici della recente storia nazionale, che ci ha aperto gli occhi su un fenomeno come la mafia, “invisibile” alla nostra esperienza quotidiana e mediato solo da notizie o fiction televisive che ci scorrono addosso approssimative, frammentarie e ambigue». All’incontro, oltre ai docenti e alla dirigente Santa Zenobi, hanno partecipato anche molte autorità, tra cui il sindaco Giuseppe Pezzanesi, il questore di Macerata Antonio Pignataro, la dirigente della Digos di Macerata Maria Nicoletta Pascucci e l’avvocato Paolo Guerra, che ha gentilmente fornito il contatto del signor Costanza, suo assistito da anni. Una giornata, insomma, all’insegna di quelle parole di Falcone che fecero la storia: «Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini».