di Paola Nicolini*
Ti sarà capitato di sicuro di sentire nominare la notte di Halloween, che cade tra il 31 ottobre e l’1 di novembre. È una festa legata alla tradizione celtica; così come avviene nella tradizione cristiana per la festa di Ognissanti il 1° di novembre e dei morti il 2 novembre, essa è associata al tema della morte. Eh sì, anche se sembra brutto parlarne, è proprio così. Dato che la morte in generale ci fa un po’ paura, ché non sappiamo mai quando e come succederà, noi esseri umani proviamo ad affrontarla mettendola un po’ in ridicolo e cercando di scherzarci su, con i travestimenti e i “dolcetti o scherzetti” che fanno i bambini e le bambine.
Il significato di questa tradizione affonda quindi le radici nel tentativo dell’essere umano di affrontare le paure connesse a un mondo misterioso e ignoto, al limite tra realtà e fantasia, tra sorpresa e orrore.
Ecco che i supermercati si popolano di pipistrelli appesi ai soffitti, le sagome dei fantasmi spuntano agli angoli delle strade, le maschere insanguinate dei vampiri si propongono sulle vetrine, i travestimenti degli zombi saltano fuori dalle cantine, le ragnatele di plastica si impigliano nei capelli, le zucche tagliate a forma di faccia illuminate da tremule candele fanno capolino sulle finestre e nei giardini. Vista così, questa notte e tutti i rituali un po’ stravaganti e un po’ paurosi che la popolano, si capisce che hanno la funzione di aiutare a trasformare quel che appare orribile e mostruoso in qualcosa di fronteggiabile, talmente appaiono finti e ridicoli le maschere, gli oggetti, i rituali. Se poi si vive questa serata insieme ad altri, in luoghi di incontro condivisi e per le strade, anche i timori sembrano svanire per lasciare posto al lato più divertente, con un effetto di alleggerimento di un tema invece solitamente sentito come pesante. Questo è proprio il significato di Halloween, o meglio di All Hallows’ Eve, che in inglese antico significa “Notte di tutti gli spiriti sacri”: rendere ridicolo e spiritoso qualcosa che invece incute timore e soggezione, come la morte e gli interrogativi a essa connessi, enigmi che da sempre gli umani provano a spiegare.
A ogni modo ognuno di noi reagisce a modo proprio e ha le sue paure. È legittimo averle e del tutto normale, sia tra i grandi che tra i piccini. Non è forse vero che una volta la mamma ha urlato perché ha visto passare un topolino per la strada? E tuo fratello, non è spiritato tutte le volte che sente transitare un treno velocemente? La nonna poi ha paura delle altezze. La compagna di banco è terrorizzata dal buio. E c’era un bimbo quest’estate al mare che non avrebbe messo piede nell’acqua neanche se lo pagavano! Eppure tu con quel topolino giocheresti volentieri a nascondino. Senti il rumore e pensi che il treno sta passando come al solito ed è in orario. Saliresti su qualsiasi albero, se solo potessi. Al buio ti piace giocare con le ombre che gli oggetti proiettano sulle pareti. E al mare ti pesava uscire dall’acqua, tanto ci stavi bene dentro! Ecco, il fatto è che sulle paure non si scherza e c’è poco da dire o da fare: vanno prese sul serio e non sono segno di debolezza.
Perciò se la notte di Halloween o anche prima, avrai un po’ paura di fronte alle maschere, agli oggetti, alle istallazioni per strada, non preoccuparti. Può darsi che ti venga da piangere, che tu voglia evitare di vederli e che non ti vada di partecipare a qualche evento che avrà luogo in questi giorni. Può darsi che non ti piaccia indossare i travestimenti o fare i disegni di streghe e fantasmi. Può darsi che tu non voglia mangiare cibi a forma di pipistrello o di zucca. Parola di psicologa: è tuo diritto! A te non serve che dicano “Dai, su, non vedi che è tutto finto?” o “Solo i bambini piccoli hanno paura di una cosa così” o ancora “Smettila, guarda gli altri bambini, lo vedi che loro si divertono?” o anche “Perché non vuoi vestirti come tutti gli altri?” e pure “Non c’è niente di cui aver paura: toccalo e vedrai che non ti fa niente” e così via. A te, come a ognuno di noi, grandi e piccini, quando siamo spaventati, servono invece parole di accoglienza e di riconoscimento: “Hai avuto paura? Vieni qua che ti coccolo un po’”, “Lo sai che avevo paura anche io come te, quando ero bambino/a? Poi da grande ho capito che…”, “È naturale che tu ti sia spaventato/a, queste cose sono fatte apposta per fare paura!”, “Se non ti piace, puoi non metterti la maschera. Anche senza andrà bene lo stesso”, “Non dobbiamo passare per forza lungo quel corridoio del supermercato, finché ci sono le cose che ti spaventano faremo un altro giro”. Insomma, sia che tu ti diverta, sia che tu senta paura, Halloween è un’occasione per riflettere su ciò che ti spaventa e, magari, per parlarne in famiglia o a scuola o con gli amici.
Buone paure a tutti!
*Dipartimento di studi umanistici, Università di Macerata
Filastrocca di Halloween di Jolanda Restano
Dolcetto o scherzetto?
Mi viene un sospetto:
se un dolce non do
che fine farò?
Scherzetto o dolcetto?
Mi fanno un dispetto!
Che fine farò
se un dolce non ho?
Dolcetto o scherzetto?
Con tutto rispetto
vi dono un dolcino:
mi date un bacino?
Scherzetto o dolcetto?
Non voglio il dispetto!
Vi porgo un dolcino
mi fate l’inchino?