foto di Lucrezia Benfatto
«Piccoli ambasciatori di un popolo che non ha scelto il terrorismo ma la democrazia e la lotta pacifica per portare avanti la propria causa». Così Luciano Pantanetti ha salutato la delegazione di bambini sahrawi accolta oggi in municipio prima dell’inizio del Consiglio comunale di Macerata. «Ogni anno ci onorano della loro visita. Sono piccoli ambasciatori di pace di un popolo che da tani anni vive con dignità nella parte più aspra del deserto del Sahara a causa dell’occupazione della loro terra da parte del Marocco». Accolti a Macerata dall’associazione Rio de Oro, sostenuta dal Comune, i bambini – in tutto una ventina – soggiornano a Grottammare da giugno a fine agosto. Durante il soggiorno i piccoli ospiti, affetti da disabilità a causa delle condizioni di sopravvivenza cui i Sharawi devono far fronte vengono anche sottoposti a cure e terapie riabilitative. Nel corso degli anni ad esempio Guarda, una piccola veterana delle trasferte in Italia, ha potuto riacquisire in parte l’uso delle gambe grazie alle cure ricevute anche all’ospedale Salesi di Ancona.
«Il popolo sta vivendo un momento delicato della sua storia – ha continuato Pantanetti – dopo la morte del presidente Mohamed Abdelaziz che ha portato il popolo dalla guerra armata ad una lotta pacifica per l’indipendenza – è stato eletto il suo successore Brahim Gali. Anche in questa situazione i Sharawi hanno dimostrato di essere un popolo molto democratico, esempio anche per molti governi occidentali. Gali ha portato avanti molte relazioni diplomatiche internazionali per la determinazione della causa del suo popolo. Questo popolo non ha scelto il terrorismo ma il dialogo e la diplomazia per portare avanti la propria lotta. Sulla loro vicenda non si può tacere e non si può sottrarre il nostro pieno sostegno. A loro va il nostro grande abbraccio e l’augurio per un futuro insieme con il loro popolo». «Facciamo piccoli miracoli che facciamo con l’accoglienza anche grazie al vostro progetto -ha detto la presidente di Rio de Oro Rossana Berini – Grazie per questa possibilità perché per loro non esiste altra strada. Facciamo di più per far venire questi bambini in Italia anche prima dei 6 anni quando ormai può essere troppo tardi per recuperare determinate situazioni». La vice presidente Barbara Vittori commenta: «E’ passato un altro anno. Purtroppo non è così per questi bambini perché per loro è un altro anno di attesa nel deserto. Continuano ad aspettare».