Finisce il mese di marzo che porta via il freddo dell’inverno. Nelle campagne marchigiane è tempo per una tradizione molto antica e divertente, quella dello “Scacciamarzo”. Lo Scacciamarzo è un canto rituale che i bambini delle campagne usavano intonare, andando a bussare a tutte le porte del paese. Questa tradizione era andata perduta fin quando nel 1979, a Corridonia nel maceratese, è stato rispolverato il rituale del “caccià marzu”. L’ultimo giorno del terzo mese, gruppi di bambini accompagnati dal rumore assordante di barattoli, campanacci e di uno strumento tradizionale fatto di canne chiamato sgràciola andavano a cantare per i paesi portando l’allegria in tutte le case. In cambio ricevevano doni tra cui il tipico “ovo pe’ la ciambella”, ovvero l’uovo per il tipico dolce marchigiano a base di uova, farina e zucchero. Se però il dono non veniva o tardava a venire, i bambini intonavano verso i padroni di casa, chiamati vergara e vergaro, una serie di insulti e maledizioni.
Oggi la tradizione rivive a Monsano, nell’Anconetano, dove il 2 aprile la musica dello “Scacciamarzo” tornerà ad allietare le piazze e le strade. L’iniziativa si deve al Centro Tradizioni Popolari che come ogni anno invita tutti gli alunni della scuola Primaria di Monsano, praticamente più di cento bambini in festa. Nella mattinata il centro storico di Monsano sarà “travolto” da gruppi di bambini festosi, che chiederanno, in cambio dell’esecuzione dello “Scacciamarzo” piccole offerte di denaro, di dolciumi e soprattutto di uova, con le quali verranno fatte delle enormi frittate, che poi saranno offerte a tutti i bambini e i presenti, in una merenda comunitaria.
SCACCIAMARZO
Forra marzo dentro aprì’
fora ll’oi de’li contadì’
s’è ‘llamado lu camì’
me sse rrotta la pignola
fori vergara dacce ll’ova
si cce dai qualche cosetta
tutto lo lì te se rifresca
ssi ccolesetta non ce voli dà’
tutto lo lì te se pozza seccà’
fade presto e non tardate
che dal ciel’ cadè lla brina
fa venì’ lla tremarella
dacce l’oi pe’ la ciambella
scappa fori ‘na vecchierella
con tre oi su llà pannella
scappa fori ‘u vecchierello
con tre oi su lu cappellu
scappa fori la vergara
con tre oi su llà spara
scappa fori lu vergà
con tre oi su lle mà’
fade presto e non tardate
che dal ciel’ cadè lla brina
fa venì’ lla tremarella
dacce l’oi pe’ la ciambella
e se nun ce dade niente
che vve pija ‘n’accidente
tanti chioi su ppe’ la porta
tanti cegoli lla la groppa
tante bollette sotto le scarpe
tanti cegoli llà le chiappe
tanti chioi su ppè llu muru
tanti cegoli lla llu culu.
LEGENDA:
fuori, uova, franato, piccola giara di terracotta, padrona di casa, le gemme di lino, qualche piccola cosa, grembiule, salvietta da cucina, capo di casa, chiodi, foruncoli, dorso, chiodini
Gastone PIETRUCCI, Cultura Popolare Marchigiana, Jesi, 1985, p. 308, n. 373;
LA MACINA, C’era una volta Caterina nerina baffina de’la pimpirimpina…, Madau Dischi MD019, 1986, lato B,