di Paola Nicolini*
Viviamo tempi in cui l’informazione rappresenta un bene prezioso, forse il più prezioso, perché essere informati può garantire scelte consapevoli, è sinonimo di democrazia, supporta la trasparenza delle istituzioni e dei processi, aumenta la conoscenza del mondo e delle sue complesse dinamiche. Va da sé che la qualità dell’informazione si presenta molto variabile tanto che, attualmente, una delle competenze più importanti da sviluppare è la ricerca delle fonti che danno attendibilità o no all’informazione stessa, soprattutto quella che circola in internet, per sua stessa natura veloce e spinta dal basso. Le ampie opportunità di essere autori dell’informazione, che le nuove tecnologie hanno messo a disposizione a una vasta gamma di persone, ha infatti certamente democratizzato il processo di pubblicazione delle notizie, da un lato. Dall’altro lato, però, dando in mano anche ai non esperti la possibilità di diffondere le informazioni, si è accentuato il rischio della loro falsificazione (basti pensare al fenomeno delle cosiddette “bufale” talvolta presenti nei social network) o della contraffazione (come può accadere nell’affidarsi a siti non accreditati).
In questa complessità e labilità del mondo dell’informazione, qualsiasi notizia arriva nelle nostre case in tempo reale, perché le connessioni tramite tablet, smartphone, pc accesi nelle stanze fano apparire parole, foto, video, file audio. A differenza di altri momenti, in cui le notizie arrivavano in orari e momenti precisi della giornata, ad esempio con il giornale radio o tv, dando l’opportunità di condividerle o no con i più piccoli, attualmente le barriere temporali si sono di molto modificate e teoricamente i bambini e le bambine possono essere continuamente investiti da comunicazioni di ogni genere, non sempre elaborate in modo da essere sostenibili emotivamente e comprensibili cognitivamente anche da un pubblico non adulto. Bambini e bambine hanno un proprio modo di comprendere le cose e di elaborare la conoscenza, per cui la presenza e la mediazione del mondo degli adulti svolge un ruolo fondamentale, sia nella selezione delle notizie sia nella loro presentazione.
Per questi motivi una sezione di un giornale che voglia occuparsi specificamente di fornire informazione al mondo dei più piccoli, come è nelle intenzioni di Cronache Maceratesi, mi sembra una buona iniziativa, tanto più se supportata dalla volontà di coinvolgere esperti nel settore dello sviluppo infantile, come al momento è stato richiesto a un gruppo di ricerca attivo all’Università di Macerata.
La sezione dedicata ai più piccoli – e qualche giorno fa inaugurata online – sembra avere le caratteristiche per porsi come un agile punto di riferimento a loro disposizione nella ricerca di eventi che via via caratterizzeranno il nostro territorio, alla scoperta di curiosità e tradizioni che lo contraddistinguono. Al tempo stesso è intenzione della testata che le informazioni più delicate e di difficile comprensione siano trattate con i linguaggi e l’attenzione che sempre sono necessari quando ci si propone di essere accanto e di supportare la crescita nella conoscenza delle bambine e dei bambini.
Per le sue premesse, CM junior potrà fornire uno strumento di riferimento nel reperimento dell’informazione locale legata al mondo dei bambini e delle bambine, con un’attenzione al dialogo sempre necessaria da parte dei genitori e, in generale, degli adulti impegnati nel mondo dell’educazione.
Alla redazione vanno i nostri auguri di buon lavoro: non faremo mancare il nostro contributo e anche il nostro pensiero critico, laddove fosse necessario, come d’altro canto ci è stato espressamente richiesto.
*Paola Nicolini, docente di Psicologia dello sviluppo e dell’educazione. Università di Macerata