Un doppio incontro con Matteo Levantesi, campione marchigiano di ginnastica, e le esperte di Shiatsu Simona Magna Detto Calcaterra e Marzia Marone. I partecipanti del Convitto nazionale Leopardi di Macerata hanno raccontato l’iniziativa e intervistato Levantesi.
di Chiara D’Ercoli, Elia Morlacca, Davide Pettinari, Anita Recchi
Lo sport nelle scuole, le scuole nello sport. È in questo abbraccio che Overtime, il noto festival maceratese giunto quest’anno alla sua quattordicesima edizione, ha accolto nel mese scorso le classi seconde della scuola secondaria di primo grado del Convitto Nazionale Giacomo Leopardi. A ritmare l’uscita alla biblioteca Mozzi Borgetti di Macerata tre motivi conduttori: relazione, relax e sportività. Protagonisti noi alunni e alunne insieme ai super ospiti presenti: le esperte di Shiatsu Simona Magna Detto Calcaterra e Marzia Marone, e il grande campione italiano di ginnastica artistica Matteo Levantesi, fenomeno mondiale delle parallele e oro agli ultimi Europei di Antalya, che ci hanno parlato di sport e di come va vissuto al meglio, tra rispetto, legalità e amore.
Le prime, autrici del libro “L’unione fa la forza”, hanno introdotto i presenti alle tecniche Shiatsu, che non è uno sport né un semplice massaggio, ma una tecnica che fa “stare bene” corpo, mente e cuore, un modo per relazionarsi e condividere energia attraverso la pressione delle dita, di origine giapponese, come testimonia la sua etimologia (“shi” vuol dire dito e “atsu” significa pressione). Molti gli sportivi di altissimo livello che fanno Shiatsu per ritornare al “qui e ora”, “centrarsi” e riequilibrarsi. Due delle “parole d’ordine” che si usano molto spesso nello Shiatsu sono “Vale sbagliare” e “Prendi il tuo tempo”, a sottolineare che nello Shiatsu non ci sono sfide e che tatami e futon rappresentano un perimetro di rilassamento in grado di proteggerti come una bolla. Prima di salutarci le nostre due esperte hanno lasciato una perla di saggezza: “Solo sperimentando su di sé si riesce a percepire la vera essenza di ciò che si insegna”.
Dopo alcuni interessanti cortometraggi sui valori dello sport, con un grandissimo applauso abbiamo accolto Matteo Levantesi, il grande campione di origine marchigiana, che ha fatto parte della prima squadra italiana a vincere l’oro nel concorso a squadre ai Campionati Europei di Antalya 2023 e tra i più forti al mondo con le parallele pari, il suo attrezzo preferito, al quale abbiamo potuto rivolgere tantissime domande.
Come ha iniziato a praticare la ginnastica artistica e cosa la attrae di questa disciplina?
«A tre anni avevo iniziato con un altro sport, precisamente sci, e partecipavo anche a gare, ma poi, subito dopo, ho deciso di praticare la ginnastica artistica perché già la facevano i miei fratelli ed ero curioso. La ginnastica è una sfida alle leggi della fisica, alla forza di gravità: bisogna concentrarsi tantissimo su se stessi e conoscere alla perfezione il proprio corpo per riuscire al meglio, e questo mi elettrizza».
Ha mai deciso di lasciare la ginnastica?
«Sì, ci avevo pensato dopo il doppio infortunio al crociato ma ho tenuto duro, sono uno che non molla. E sono tornato ai massimi livelli».
A cosa ha dovuto rinunciare per la ginnastica?
«A molte cose. Ho dovuto rinunciare fin dalle medie ad esempio a partecipare a feste con gli amici, uscire la sera, ma in compenso i miei genitori mi hanno sempre supportato e aiutato. Il tempo è limitato per tutto, quando ti alleni per tante ore».
Quante ore si allena?
«Otto ore al giorno in media, tre al mattino e quattro/cinque al pomeriggio, senza contare la fisioterapia che è importantissima per un atleta. Nelle vicinanze di una gara, poi, il ritmo di allenamento diventa più intenso».
Quando non si allena, nel tempo libero, cosa le piace fare?
«Quando non sono in palestra mi piace leggere e quando ero piccolo mi divertivo molto a giocare a carte con il nonno».
Dove si allena e con chi?
«Prima mi allenavo alla Nardi Juventus a Fermo, la mia città di origine, poi mi sono trasferito a Macerata dove mi alleno con la Virtus Pasqualetti. Sono molto felice qui, davvero ho trovato il luogo ideale dove allenarmi, questa palestra è un vero toccasana per me. Come allenatore ho Sergiy Kaspersky, con lui ho un bellissimo rapporto, crede in me, c’è un’amicizia anche al di fuori della palestra».
Ci sono state persone che l’hanno ostacolata?
«Certamente, non dipende tutto solo da noi. A scuola ad esempio mi è capitato di non essere compreso da certi insegnanti e nella mia carriera di ginnasta non sempre ho incontrato persone “amiche” ma ho saputo comunque trarne degli insegnamenti: gli ostacoli hanno rafforzato il mio carattere».
Prima delle gare ha mai paura? Ha qualche rito scaramantico?
«Parlerei di ansia più che di paura. L’ansia di sbagliare c’è sempre ma è uno stato mentale gestibile: più sei preparato, meno ansia hai. Si riesce a superarla anche regolando il respiro. Nessun rito scaramantico, solo tanta concentrazione, visualizzazione del percorso a occhi chiusi e respirazione».
Durante il Covid come è andata?
«Sono riuscito comunque ad allenarmi sempre, siamo rimasti fermi solo un paio di settimane durante il picco».
Quali sono o sono stati i suoi idoli?
«Ci sono ovviamente atleti tedeschi e giapponesi che sono sempre stati dei miti per me ma posso dirvi che il miglior idolo di noi stessi siamo anche noi. All’inizio mi sono ispirato ai miei fratelli».
Quali sono i valori che la fanno andare avanti?
«La mia forza di volontà e la determinazione. Non si può programmare tutto nei dettagli ma occorre molta attenzione per essere sempre pronti ad ogni evenienza. Ho imparato che c’è chi preferisce dar fastidio alla felicità degli altri invece di pensare alla propria, ma chi lo fa poi inevitabilmente perde».
Quali sono i suoi obiettivi in questo momento?
Il mio sogno rimane comunque quello di partecipare alle prossime Olimpiadi, e se il fisico lo consentirà anche a quelle dopo ancora, per cui mi sto preparando al meglio per essere al massimo della forma in tutte le gare che avrò davanti a me».
Quale altro lavoro avrebbe fatto, se non fosse diventato un grande ginnasta?
«È una domanda difficile. Ho frequentato il Liceo Scientifico ma sono diplomato in Scienze Umane e ho fatto praticantato come Operatore Socio Sanitario, forse avrei continuato quel percorso. Penso che applicare ciò che si sa per aiutare la vita degli altri sia qualcosa di bellissimo».
Vediamo che indossa la maglia dell’Aeronautica Militare. Perché?
«Da alcuni mesi faccio parte del Centro Sportivo dell’Aeronautica Militare, dove si può entrare per meriti sportivi. Mi trovo bene, posso dire che ho incontrato persone genuine, mi sostengono»
Matteo è un atleta di livello internazionale e il fatto che si alleni nella nostra città ci riempie di tantissimo orgoglio. Ci siamo salutati con la promessa di rivederlo alle prossime Olimpiadi. Per dirla con parole Shiatsu, “Gassho”, Matteo!