Che succede quando si mettono da parte i jeans e la felpa e si indossano i panni del delegato alle Nazioni Unite? È quanto è accaduto agli studenti e alle studentesse della 4 E del liceo scientifico Galilei di Macerata che martedì 9 febbraio hanno partecipato alla simulazione dei lavori della commissione Sochum su un tema di scottante attualità: l’uso della forza nelle manifestazioni da parte della polizia.
Il dibattito si è svolto seguendo le regole di procedura dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite, procedendo per mozioni e alzando la ‘placard’ per chiedere la parola. Il direttore del comitato, la professoressa Chiaretta Capodaglio, si è avvalsa della collaborazione di tre studenti della classe, per l’occasione nominati ‘chaperones’ che hanno seguito i lavori e supportato i delegati nelle varie fasi della simulazione.
I paesi rappresentati? Decisamente di due schieramenti molto diversi tra loro e talora in conflitto, ma le regole della diplomazia e del consenso non hanno permesso al dibattito di accendersi in modo non democratico.
I delegati e le delegate hanno stretto alleanze e si sono formati due blocchi contrapposti: da una parte Turchia, Russia, Cina e Nigeria, a favore di misure più stringenti per contenere la violenza nelle manifestazioni in presenza e on line; dall’altra Francia, Inghilterra, Stati Uniti e Italia, con una visione più tollerante verso le varie forme di protesta .
Quale risoluzione ha ottenuto la maggioranza? Nessuna, avendo ottenuto entrambe lo stesso numero di voti. Anche questo può succedere nella realtà. Un premio come ‘Best delegate’ è andato a Chiara Ranzuglia che si è distinta per la partecipazione attiva.