di Leonardo Luchetti
C’è qualcosa di terribile che va avanti dal 24 febbraio in Ucraina, noi la chiamiamo guerra, tutti lo sappiamo e ci interroghiamo su quali sono i motivi scatenanti, ma i bambini e le bambine di oggi che non hanno mai sentito parlare di guerra, cosa hanno capito? e cosa stanno provando nel vedere immagini atroci al televisore e sul telefono? Lo abbiamo chiesto a quattro giovani ragazzi che ci hanno permesso di capire il loro punto di vista, che per ovvie ragioni deve essere diverso da quello di un adulto che dalla sua parte ha l’esperienza.
«Per me la guerra è una cosa sbagliata – dice Riccardo, 8 anni – anche solo perché è una questione di armi e sofferenza, naturalmente secondo me non si dovrebbe fare. Questa guerra purtroppo è stata scatenata perché la Russia o Putin non vuole che l’Ucraina entri a far parte dell’Europa e della Nato, al contrario vuole che ritorni a far parte della Russia usando le armi. Io penso che ogni popolo deve decidere cosa fare da solo e non gli può essere imposto con le armi».
«Ho sentito della guerra in Ucraina – dice Maria Chiara, 8 anni – Putin vuole riconquistare l’Ucraina, come era prima. Però l’Ucraina vuole entrare a far parte della comunità europea ed essere protetta dalla Nato come noi. La Russia però non vuole e Putin questa cosa non la risolve con le parole, ma con le bombe, con gli aerei e con i missili e questa cosa mi fa molto arrabbiare e stare triste, perché muoiono tante persone e tanti bambini e bambine. Tante famiglie hanno la casa distrutta. Speriamo che questo non accada mai da noi. Io farei di tutto per far sopravvivere tutti questi ucraini, infatti sono stata molto felice quando la mia scuola ha donato cibo e coperte. Spero che la guerra finisca presto e che tutti possano stare felici con le proprie famiglie».
«Per me la guerra è una cosa bruttissima – dice Tommaso, 10 anni – anzi la cosa più brutta del mondo, io mi pongo questa domanda: ma chi è che vuole far morire tutta quella povera gente innocua? Già a pensarci mi viene da piangere a pensare a quei poveri bambini. Io cerco di fare qualcosa ma non posso fare niente, posso solo dare un po’ di cibo, ma non basterebbe neanche per una famiglia. Io non so cosa fare».
«Penso che la guerra sia una grande stupidaggine – esordisce Rebecca, 8 anni – oltre che la cosa più brutta del mondo. È una cosa che fa soffrire tutti sia la Russia che l’Ucraina. È una cosa distruttiva dove arrivano le bombe non rimane più niente soltanto macerie spesso in fiamme, muoiono una miriade di persone soldati e abitanti. Magari se lo risolvessero con le parole invece che con le armi sarebbe molto meglio per tutti quanti».
Tutti questi pensieri fatti dai ragazzi e dalle ragazze sono stati analizzati dallo psicologo Andrea Giammaria, il quale ha descritto quello che accade nella mente dei bimbi e delle bimbe ed ha fornito delle possibili soluzioni.
«I bambini e le bambine che hanno scritto i temi , a caldo appena scoppiata l’invasione, non hanno una spiegazione razionale propria per spiegare l’aggressione di cui hanno sentito parlare: provano un forte senso di ingiustizia, frustrazione e senso di impotenza. Coloro che provano, nei testi, a dare delle spiegazioni lo fanno in maniera estremamente semplificata e hanno difficoltà a comprendere come non sia possibile risolvere contrasti e conflitto con il dialogo anziché con la violenza. La paura e l’incredulità sono i sentimenti dominanti, i bambini si mostrano molto solidali sia dal punto di vista pratico che emotivo (segno che dimostrano forte empatia) – continua Giammaria – Se si confrontano i temi dei bambini di quest’epoca rispetto ai bambini più vicini alle prime due guerre mondiali o alla guerra fredda, si nota subito un aspetto psicologico di probabile natura sociologica: i bambini e le bambine di oggi non hanno “la guerra” (intesa come possibilità di concreta di conflitto tra popolo) nel loro ordine di idee. È un concetto totalmente lontano da loro, quasi astratto e probabilmente anche chiedendo spiegazioni ai loro genitori non ricevono informazioni chiare a riguardo (dato che anche i loro genitori per la prima volta, fortunatamente, sono stati una generazione senza esperienza diretta di guerre). I tentativi di razionalizzazione a riguardo sono quindi a volte insufficienti e le emozioni negative, su alcuni di loro, rischiano di essere insufficienti con la conseguenza di non essere capaci di “digerire “ le informazioni negative e rischiare, a volte, anche una traumatizzazione vicaria. La soluzione per i bambini e le bambine è che genitori ed insegnanti parlino loro dei fenomeni del conflitto, in maniera chiara ed adatta ovviamente alla giusta età di ognuno, senza essere né eccessivamente semplicistici, né edulcorare troppo. I bambini e le bambine vanno informati e gli adulti responsabili della loro cura devono avere la funzione ci contenere le paure senza nasconderle».